Già il titolo promette bene. Sulla
morte, senza esagerare preso da quello di una poesia di Wislawa Szymborska, la
poetessa polacca a cui è dedicato il lavoro. Rivela subito l’idea di affrontare
un tema non leggero, con quel tanto d’ ironia, per sfuggire al drammatico ma
anche alla ritrita comicità. Non a caso lo spettacolo del Teatro dei Gordi ha
vinto all’unanimità il premio alla produzione Scintille 2015. Ieri e oggi è al
Teatro Menotti di Milano e sarà portato in una tournée ancora da definire. In
scena cinque attori che non parlano mai, comunicano a gesti o con movimenti
della testa, ma mantenendo nei dialoghi i tempi delle parole. I loro visi sono
coperti da inquietanti maschere di cartapesta, realizzate dalla scenografa
Ilaria Ariemme e ispirate ai ritratti di Otto Dix. Sulla scena una panchina e
un lampione da parco qualunque. E’ lì che la morte, vestita con i panni di un
signore in maglione a V e cravatta, attende i clienti. Ognuno ha una storia da raccontare, lo si capisce
dall’abbigliamento, da come si muove. C’è chi ha tentato il suicidio
impiccandosi, ancora con la corda legata al collo, c’è il ragazzotto spavaldo
che ha avuto un incidente, c’è il neonato appena partorito. Qualcuno beffa la
morte e torna indietro. Il vecchio solo si addormenta sulle sue ginocchia e
tolta la maschera rivela il volto bello e senza segni del tempo. Arriva anche un
angelo con ali di pelliccia, irriverente, scanzonato e più convincente dell’impiegato-morte. Questo è rottamato e
sostituito con un altro, più aggiornato e intraprendente, che accoglie con samba e musiche pop invece di
lugubri inni.
Molto giusta la recensione e molto bello lo spettacolo. Un'ora intera senza mai parlare, senza poter utilizzare la mimica facciale a causa delle maschere... ci vuole del talento.
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