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Anne-Karin Furunes nel suo studio |
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" Dietro lo specchio" di Giusy Calia |
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" Ritratto di mano" di Dora Maar |
Molto di quello che si vede l’8
marzo è fastidioso. Tavoli di sole donne
vocianti al ristorante, agguati con mimose in ogni angolo di strada, insulsi eventi
“parafemministi” che nulla hanno da invidiare alle forme più deteriori del
più bieco machismo. Anche le ottime iniziative legate ai gravissimi problemi della donna infastidiscono. Per un altro motivo. Perché
l’8 marzo ci dobbiamo occupare dei problemi delle donne? Possibile che nel 2014
siano ancora “una categoria” da proteggere? Comunque
fa piacere che la Fondazione Musei Civici Venezia abbia scelto l’8 marzo per inaugurare
varie mostre fotografiche di donne a Palazzo Fortuny. Un’occasione, fino al 14
luglio, per rivedere il palazzo con le
sue incuriosenti collezioni. Al piano terra “Le Amazzoni della fotografia” ci
conferma come sia variegato il panorama delle artiste-fotografe, e come tutte le foto, dalle prime di Julia Cameron,
Margaret Bourke White, Leni Riefenstahl, per quanto inserite in contesti storici precisi,
risultino di una vitalità contemporanea. Quelle di Cindy Sherman, Nan Goldin, Francesca Woodman,
Shirin Neshat, Vanessa Beecroft, Giusy
Calia, assolutamente innovative nel loro racconto della realtà, qui si guardano
con un occhio che prescinde dal tempo.
Ma è la mostra di Dora Maar, al primo piano, quella che più colpisce e fa pensare
all’8 marzo. Anche il titolo lo anticipa “Dora Maar nonostante Picasso”. Le
foto vanno dal reportage alla foto
surreale, dalla foto costruita al
ritratto sensuale, dal fotomontaggio
alla foto pubblicitaria. Impossibile non vedere la storia d’amore di Maar con Picasso,
durata poco più di dieci anni ma che la fece piombare nella pazzia per il resto
della sua lunga vita, come un caso emblematico di talento femminile soffocato
dal maschio, eccezionale artista ma uomo orribile. Conviene quindi, per rilassarsi, salire al piano superiore, in un salone
dalle enormi vetrate affacciate sulla più oleografica Venezia, e gustarsi “Shadows” di Anne-Karin Furunes, norvegese,
classe 1961. Ritratti di donne sono
stampati su enormi tele bucherellate con un effetto di ombre e luci per cui i
volti prendono espressioni diverse e
nello stesso tempo diventano più lontani
nel tempo e nello spazio.
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