Il disagio che può creare uno spettacolo molto divertente è non riuscire a ricordare, appena usciti dal teatro, più di un quinto delle battute che ci hanno fatto ridere. Così è stato per il monologo Storie Sconcertanti di e con Dario Vergassola, solo ieri sera, al Teatro della Cooperativa di Milano. L’attore, che quest’anno festeggia i vent’anni di carriera, parte dalla sua attività di intervistatore per cui tra Zelig, il salotto di Serena Dandini e varie presenze in tv si è confrontato con moltissimi personaggi, dalle veline e i calciatori ad attori, scrittori, scienziati, politici, manager.
Con flash di queste interviste, una serie di ricordi personali, incontri con gente comune, ne ha ricavato una serie di storie "sconcertanti" che racconta con una parlata molto veloce, alle volte anche troppo. Dove l’aggettivo "sconcertante" è indicativo di quel gusto di Vergassola per l’esasperare, con sapiente vis comica, e rendere irresistibili situazioni banali. Chiunque può trasformarsi in macchietta, ma non c’è cattiveria nel suo modo di raccontare, anche perché è lui il primo a disegnarsi pagliaccio. Tra i momenti più divertenti quello quando parla del suo rapporto con le donne, dell’incapacità di conquistarle o meglio del farsela dare. Mai patetico, sempre brillante. Su questo tema ben due canzoni che intona suonando la chitarra e dialogando con il tecnico delle luci. Interessante e piena di spunti comici anche la presentazione del suo libro con piccole storie–fiabe che parlano di amori strani, di animali, di incontri. O anche una serie di freddure-giochi di parole, riflessioni, mini barzellette dette con un ritmo incalzante che provocano risate e applausi incontenibili. Perfino il nome della produzione dello spettacolo è dettato da sense of humour: Remi in barca.
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