martedì 4 aprile 2023

EQUESTRI EMOZIONI

In Italia non è l’unico, anche se i Musei del cavallo sono pochi e, curiosamente, meno noti di quelli del cavallo giocattolo. Ma quello della Collezione Moyersoen è il solo dedicato al cavallo militare durante il secondo conflitto mondiale 1939-1945.  Dietro non certo uno spirito guerrafondaio, ma la passione per i cavalli. Anzi un ringraziamento per l’enorme aiuto che gli oltre 10 milioni di cavalli diedero durante la seconda guerra mondiale. 




Si trova a Carpiano, nella bassa milanese al centro del parco agricolo sud. All’interno della cascina Longora, dove il barone Albert Moyersoen, qualche anno dopo la fine della guerra crea uno dei primi centri ippici di Milano, forte dell’esperienza maturata in Belgio, dove era nato nel 1926, in Inghilterra e in Francia nella famosa scuola dell’Harras National du Pin. L’idea della collezione nasce, oltre che dall’amore per i cavalli, sbocciato con il cavallo a dondolo regalatogli a un anno, con l’abolizione degli ultimi reparti di cavalleria in diversi paesi. Quando era facile trovare nei mercati selle e bardature militari . All’inizio li acquista per il centro ippico, poi decide di metterli in mostra.  Ora la collezione è diventata un museo e la seguono i figli Filippo, campione equestre,  ma soprattutto il fratello Jean Marie Moyersoen ex colonnello di cavalleria (foto al centro). In un ex stalla da vedere 15 cavalli e due muli in vetroresina con code e in alcuni anche criniere vere, completamente bardati. Alle loro spalle le bandiere del Paese del cui esercito facevano parte. Saltano all’occhio subito i modi diversi di attrezzare e utilizzare i cavalli, che per alcuni come i tedeschi erano il più affidabile mezzo di trasporto. Lo spiega Jean Marie Moyersoen, e lo ribadiscono le pagine di libri e le foto raccolte in 50 anni da Albert Moyersoen. Tra le molte curiosità l’attrezzatura dei cosacchi e un calesse sistemato in modo da essere trainato da cavalli di diverse dimensioni; la storia di Albino, il cavallo eroe della Campagna di Russia finito a trainare il carretto di un verduraio e poi recuperato in una caserma prima a Milano, poi a Merano, unico cavallo, sempre affiancato dall’asino Mariolino per non soffrire di solitudine. E poi, documentato da ritagli di giornali, soprattutto di Sorrisi e Canzoni Tv, il viaggio a cavallo di Lucio Battisti e Mogol, nel 1970, da Milano a Roma, durante il quale pare nacque l’ispirazione di Emozioni (foto in basso).  A organizzare il tutto, su insistenti richieste dei due artisti, Moyersoen  che accettò a condizione di scegliere i cavalli, dare lezioni di equitazione specie all’inesperto Battisti e che Battisti si tagliasse i capelli. “Perché i cavalli non vanno d’accordo con i leoni”, in realtà perché la paglia durante le strigliate può entrare tra i capelli e dà molto fastidio. L’ingresso al museo, aperto fino al 30 novembre, agosto escluso,  è solo su prenotazione per gruppi di massimo 15 persone. Tel. 3386362244, dalle 16 alle 18, dal lunedì al venerdì.


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