venerdì 24 marzo 2023

FATTI DI GENTE DI TEATRO

Il teatro con testi nuovi dalla trama precisa, con le caratteristiche del teatro tradizionale,  senza effetti speciali, con le scene che cercano di riprodurre più fedelmente possibile l’ambiente,  ha ancora senso? Sì, se ci sono certi requisiti. Che sono un’unità di tempo che corrisponda press’a poco a quella dello spettacolo. Un plot che non richieda troppa azione, ma dove i personaggi si muovono abbastanza per vivacizzare. Una scenografia il più realistica possibile.  E, ovviamente, un testo forte e coinvolgente e un’ottima recitazione. 


Ecco tutto questo c’è in Mettici la mano la nuova commedia di Maurizio De Giovanni, con la regia di Alessandro D'Alatri, fino al 2 aprile al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano. L’ambientazione è quella della serie TV Il commissario Ricciardi, la Napoli del fascismo con l’arrivo degli alleati e i bombardamenti. Anche due dei tre personaggi sono protagonisti fissi della fiction televisiva: il brigadiere Raffaele Maione, interpretato da Antonio Milo, e il femminiello Bambinella, alias Adriano Falivene.  A questi si aggiunge la giovane Isabella Mirra nel ruolo di Melina, che arriva in scena al guinzaglio del brigadiere, perché ha ucciso il Marchese di Roccafusca, di cui era la cameriera. Tutto si svolge in una cantina, usato come rifugio, a cui si accede da scale perfettamente ricostruite. Tra vecchi mobili e bauli, la statua di una Madonna, probabilmente salvata dalla distruzione di una chiesa. Davanti, quando entrano il brigadiere con la ragazza, c’è una suora che subito si rivela essere Bambinella. Inizia il dialogo, in gran parte in napoletano sostenuto, divertente, che tratteggia ulteriormente le due  figure già perfette e credibili del poliziotto e del femminiello, persone all’opposto, ma accomunate da una forte umanità. La commedia procede con piccole interruzioni date dai rumori delle bombe, dagli interventi della ragazza, dalle mini esibizioni di Bambinella, fino al colpo di scena finale. Quasi un happy end per una situazione, sempre solo accennata, di orribile sopraffazione e arroganza del potere.  Molti e meritatissimi gli applausi alla prima milanese, dove sul palcoscenico è salito anche Maurizio De Giovanni. 
    

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