Non è certo la capacità di sintesi da ammirare in Le opere complete di William Shakespeare in 9O minuti. Comunque non è l’obiettivo che si sono prefissi i tre autori per la commedia che, dopo il debutto al Fringe Festival di Edinburgo nel 1987 e la replica al Criterion Theatre di Londra per ben nove anni, è diventata uno degli spettacoli più noti. Ieri e oggi è in scena al Teatro Menotti di Milano la versione italiana, interpretata e diretta da La Macchina del Suono, ovvero i bravissimi Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci, Lorenzo degli Innocenti.
Le trentasette opere del forse più prolifico dei drammaturghi rivivono sulla scena. Qualcuna è solo nominata, perché giudicata dagli attori troppo sanguinaria da rappresentare, come Macbeth, altre sono raccontate. La maggior parte è recitata in un’emblematica sintesi che punta sui momenti chiave. Ma solo sfiorando la gogliardia o comunque non cadendo mai nella parodia, scontata e molto già vista per le opere del Bardo. Un esempio per tutti, il famoso monologo di Amleto è accennato, ma senza un’insistenza sulla facile comicità. Amleto resta la tragedia più citata, oltre a una versione con le scene più importanti, viene proposta addirittura in una sintesi di neanche tre minuti e in una versione sempre di pochissimi minuti, ma all’indietro, dalla fine all’inizio. Inutile dire che i tre attori di distribuiscono tutti i ruoli, con solo in qualche caso l’aiuto di un pupazzo, trasformandosi con un cappello, una parrucca, un rapidissimo cambiamento d’abito .Tra le sintesi forse più godibili Otello, dove i tre diventano un gruppo rap, con ogni tanto l’intervento di una Desdemona, come tutte le figure femminili, affidata a Lorenzo Degli Innocenti. Insuperabile nella timida Giulietta, che si sporge sopra le spalle di Fabrizio Checcacci, diventato balcone. Svariate le interazioni con il pubblico, fino addirittura a trascinare una spettatrice sul palco e affidarle il difficile compito dell’urlo di Ofelia che non vuole andare in convento. Numerosi anche i riferimenti di attualità. Uno spettacolo quanto mai divertente, senza cedimenti o facili volgarità, che potrebbe piacere anche ai più integralisti fans shakespeariani. Un’altra ottima scelta del programma estivo del Teatro Menotti che si conclude il 1° agosto a Palazzo Sormani.
Nessun commento:
Posta un commento