sabato 7 ottobre 2017

DI LA' QUALCOSA SI MUOVE


Pare che il teatro costi allo Stato italiano una cifra  spropositata. Poco seguito e minacciato, più che dal cinema, dai canali Tv a pagamento. Eppure le compagnie sono numerose e le programmazioni stimolanti. Ma quello che è più significativo, e sembra in controtendenza, sono sempre di più le scuole di teatro e sempre più numerosi i giovani che scelgono di lavorare nello spettacolo. C’è quindi da sperare in un cambiamento di scenario. Il teatro Dilà, nel suo piccolo, potrebbe rientrare in questa mini rivoluzione. Anche perché dietro, oltre a entusiasmo e creatività, certo necessari ma non sufficienti, c’è un lavoro serio e organizzato. Nato qualche anno fa in un semi-scantinato milanese di una zona in crescita, data la presenza piuttosto vicina della Fondazione Prada, non ha mai avuto una stagione, ma spettacoli sporadici in scena al massimo per tre giorni. Ora ha un suo cartellone con un calendario dal 13 ottobre al 26 maggio. Anche se non in tutti i periodi sono previsti spettacoli,è ben articolato e con una certa varietà di proposte. Da La Bisbetica domata, un quasi teatro nel teatro, preso dal capolavoro di Shakespeare da Delia Rimoldi , direttore artistico di Dilà, che qui è  regista e interprete. Ai Racconti di Hoffmann,  da un’opera di Jacques Offenbach, a sua volta tratto da una pièce di Michel Carré e Jules Barbier, ispirata ai racconti dello scrittore del Romanticismo tedesco E.T.A. Hoffmann. Con un adattamento di Delia Rimoldi e Claudio Gaj, che è anche in scena (v.foto). Di Rimoldi il testo e la regia di La Rosetta di Piazza Vetra, dalla storia vera di una cantante la cui strana morte fu un caso nella Milano dei primi Novecento. In Raucherinnen im strapse (due fumatrici in calze a rete), Gaj rielabora un testo di Brecht. In Grandi Speranze Rimoldi adatta al palcoscenico il romanzo di Charles Dickens. In Nictalopia Jacopo Veronese, che nello spettacolo è anche regista e attore, s’ispira a I ciechi del drammaturgo belga Maurice Maeterlinck, un racconto-metafora sulla perdita della fede. A movimentare il cartellone Dilàpason, quattro serate di musica da camera, di cui l’ultima chiude la stagione. Claudio Gaj è al pianoforte con l’ottima soprano Albertina del Bo, in un trio e in copia con il clarinettista Daniele Primucci. Sabato 3 marzo è, invece, ospite il Quartetto Indaco, con un programma ancora da definire.            

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