giovedì 30 marzo 2017

BOTTA E RISPOSTA




L’architettura trasforma la natura in cultura. E’ una frase  che può sembrare pretenziosa e priva di significato. Ma detta da Mario Botta a proposito del Fiore di Pietra è illuminante. Spiega il contatto-contrasto con la natura, difficile ma stimolante, che sta dietro il suo ultimo progetto, una struttura turistica che aprirà al pubblico l’8 aprile  (foto in alto). Si trova sulla vetta del Monte Generoso, nel Canton Ticino, dove sorgeva l’hotel Kulm, demolito dopo uno scoscendimento della montagna nel 2010. Il luogo, raggiungibile con una delle prime cremagliere  costruita nel 1890, ha una  vista a 360 gradi che va dall’arco alpino alle vallate svizzere fino alla pianura padana, grattacieli di Milano compresi, nei giorni più tersi. Il Fiore di Pietra, con pianta ottagonale, è costituito da un insieme di torri che come i petali di un fiore racchiudono uno spazio centrale. Nei quattro piani, sale per convegni, un ristorante con lo chef stellato Luca Bassan,  un self service con  terrazza da 120 posti, e un’altra terrazza sul tetto aperta solo eccezionalmente.  Il rivestimento è in granito levigato e non, a formare delle strisce. Il granito è anche nei pavimenti degli interni in alternanza al legno di rovere. Un’opera che non solo s’inserisce nel paesaggio, ma lo valorizza,  data la forma che sottolinea la centralità del luogo. Risponde a quell’affermazione di Le Corbusier, che ha ricordato Botta nel suo discorso, per cui la prima fase di un progetto è la lettura del contesto. E questo si vede in tanti lavori dell’architetto ticinese, anche limitandosi a quelli nel Cantone svizzero in cui è nato. Per quanto con funzioni diverse, tutti sono studiati per inserirsi nella situazione. A cominciare dalla chiesa di S.Giovanni Battista a Mogno in Val  Lavizzara,  costruita al posto della seicentesca chiesa distrutta da una valanga nel 1986. Qui l’esterno sembra proseguire le linee del paesaggio intorno con una vetrata sulla sommità aperta al cielo . Mentre l’interno ha l’essenzialità e la spiritualità delle chiese romaniche (foto al centro). O la Fattoria Moncucchetto, celeberrima cantina, su tre piani per seguire la disposizione dei vigneti . Piuttosto che il Museo dei Fossili con quei pannelli di metallo bruciato che evocano le sedimentazioni nel tempo. A Lugano le pensiline della stazione degli autobus sono leggere come delle vele, nella perfetta funzionalità. Senso di protezione e sicurezza danno i muri della Banca del Gottardo, con le righe di granito rosa e grigio e la forma che richiama una chiave. E’ austera, ma studiata per farsi vedere senza incombere, casa Ransilia, all’incrocio tra le centralissime Via Pretorio e Corso Pestalozzi. Con la nota poetica del tiglio  sul tetto, che ricorda la tradizione dei cantieri svizzeri di  festeggiare la fine lavori ponendo un albero, appunto, sul tetto(foto in basso).          

2 commenti:

  1. Dimantichi quello che Botta ha fatto in Italia, come la mappazza di mattoni rossi degli Uffici Campari a Sesto San Giovanni...

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  2. Ma io ho parlato, come ho scritto, solo di alcune costruzioni che ho visto nel Canton Ticino, non ho nemmeno accennato al Museo Tinguely a Basilea....

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