sabato 14 gennaio 2017

UN UOMO IN INVERNO




Sì,le stagioni esistono ancora. Almeno l’inverno e non solo per le temperature di questi giorni, ma per quello che si è visto sulle passerelle milanesi. Da Marni, disegnata per la prima volta da Francesco Risso, compaiono colbacchi in pelliccia anche bicolori. Per accessoriare cappottoni doppiopetto con controspalline o  giacconi e paltò a quadri di pelliccia o in pelliccia arruffata(in alto a destra). I pantaloni sono larghi con pinces, spesso trapuntati. Da Diesel Black Gold il direttore creativo Andreas Melbostad guarda alle uniformi dei ninja giapponesi e le rielabora in chiave urbana per tagli e proporzioni(in alto a sinistra). Anche qui le giacche, piuttosto corte in pelle anche trapuntata o in materiali caldi hanno spesso il cappuccio, e colli e interni di pelliccia. I pantaloni sono sopra alla caviglia, comodi sui fianchi e più stretti al fondo. Per le ragazze gonnelline di pelle a pieghe. Pelliccia anche da Emporio Armani, per giacconi e per il doppio zaino con tasca sia davanti che dietro(in basso a destra): uno di quei dettagli sufficienti per rinnovare una collezione maschile. “Non si deve stravolgere tutto ogni stagione per l’uomo” sostiene Giorgio Armani. Un ragazzo con pesante mantella tinta cammello dalle applicazioni di cani in tessuto a quadri, e cappello da Napoleone. Un altro con una giacca militare dalle maniche stampa maculato. Uno con collo di astrakan  su giacca con frange da pellerossa(foto a destra, al centro). Ancora pelliccia per profilare il giaccone coordinato ai pantaloni con stampa tappezzeria di campagna inglese. Un lungo paltò nero con inaspettati ricami sul fondo. Sono solo alcuni dei capi patchwork di stili e dettagli della presentazione di Antonio Marras tenutasi alla Triennale, nella galleria che ospita la sua mostra. Una serie di tableaux vivants che sembrano usciti da un delirio visionario, da ricordi mescolati, da sogni senza fine. L’ispirazione è una mostra, vista nel 2007, del regista armeno Sergej Paradzanov.  Un percorso con spunti ora ironici  ora inquietanti, come le ragazze vestite di seta, imbandite alla giapponese su un tavolo di vetro, tra coppe di fiori e dentiere. O ancora la foresta di lunghissime bambole di pezza tra cui si aggirano  modelli in giubbotto. Meta finale  una ragazza  con i ferri da lana in cima a una piramide di maglia che altro non è che la gonna a cui sta lavorando. Di grande impatto, difficile da descrivere. Il piacere del mischiare è anche la chiave di lettura della collezione di Christian Pellizzari che parte dal rigore del capo sartoriale e dell’uniforme militare e lo reinterpreta con broccati, satin a stampe  di paesaggi hawaiani, ma anche principe di Galles di cotone o tessuti a quadri.  Pioggia di paillettes e animalier per gli abiti delle molte ragazze in passerella.    

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