Il turismo fa male all’arte? A giudicare da quanto
deciso dal sindaco di Barcellona, sembra
proprio di sì. La signora Ada Colau,
infatti, ha messo il veto sulla costruzione di nuovi alberghi per frenare gli
afflussi e per essere più convincente ha detto: “Non diventeremo come Venezia".
L’Italia non sembra avere una buona reputazione. Nell’immaginario collettivo è
considerato il primo Paese da visitare, ma è solo il quinto come presenze
turistiche effettive. La maggior parte degli stranieri arrivano in Italia per
blitz veloci, con toccata e fuga delle tre città d’arte Roma, Firenze, Venezia.
La decisione spagnola è sicuramente drastica e secondo quanto ha affermato in
un’intervista su Repubblica Dario Franceschini, Ministro per i Beni Culturali,
non è né una soluzione né una strada da seguire. Porre fine ai bivacchi nelle città d’arte
spetta ai sindaci, certo, ma con sistemi diversi. Roma, Firenze, Venezia non devono essere luoghi
dove il turista passa frettolosamente per mettere la bandierina, ma devono di
nuovo diventare le mete di un viaggiatore colto. Un’operazione non da poco,
dato che il Ministero per i Beni Culturali
non dispone di un portafoglio, nonostante gestisca un patrimonio che rappresenta il 17% della
ricchezza italiana. Genera il 6% del Pil nazionale ma gli vengono destinati
fondi che sono un ottavo di quello che la Francia stanzia per la cultura. C’è
davvero molto da fare, come molto da fare c’è nelle normative sull’arte. Ed è per questo che è nata la collana il Diritto dell’arte, a
cura degli avvocati Gianfranco Negri-Clementi e Silvia Stabile, edita da Skira.
Dopo “L’arte, Il diritto e il mercato” sul rapporto fra opera d’arte e diritti
degli artisti, e “La circolazione delle opere d’arte” sull’opera d’arte come
bene comune che deve circolare, il terzo
volume, appena uscito, “La protezione del patrimonio artistico” tratta
dell’importanza di trovare normative di tutela per le opere d’arte perché
possano essere viste dal maggior numero
di persone. Tra le difficoltà la
mancanza di precisi riferimenti in termini di valore economico e la necessità
di reperire persone super partes, né
galleristi, né responsabili di case d’aste, né collezionisti quindi, che possano individuare questi riferimenti.
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