mercoledì 23 dicembre 2020

NATALE TRANSGENDER

Per quanto in chiave più sommessa, questo Natale rivela interessanti e inediti aspetti. Il lockdown continua a scatenare la creatività. Le tradizioni si rispettano, ma c’è qualcosa di nuovo e non necessariamente alternativo.  Al borgo minerario dismesso dell’Argentiera di Sassari continua, come ogni anno, Luci in miniera.







Ma in questa edizione il museo a cielo aperto, progettato per dare vita a uno dei più interessanti esempi di archeologia industriale, propone cinque nuove installazioni. C’è Albero del buio, un albero di Natale sì, ma architettonico, fatto di lanterne realizzate con materiali di recupero e decorate dai bambini. Terra è l’allestimento all’esterno degli oggetti della memoria normalmente esposti nell’Antica Laveria. Aria è un’installazione luminosa, sonora e interattiva che illumina i luoghi più interessanti del borgo. Acqua è uno spettacolo con giochi di luci sull’Antica Laveria, l’edificio più emblematico dell’Argentiera. E infine c’è Fuoco, un’installazione che dà luce alle dieci opere degli otto artisti vincitori di una call internazionale. Da vedere in realtà aumentata con il semplice uso dello smartphone. Luci in miniera prosegue per tutto il periodo natalizio. 
Resterà invece fino a marzo Shy la scultura di Antony Gormley collocata nella Piazza del Duomo di Prato il 19 dicembre. Non è un’opera prettamente natalizia ma è legata al Natale, perché vuole creare empatia, "generare sentimenti soggettivi, teneri, intimi, interiori".  “Voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento…si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide (da qui il titolo) e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità” è il commento dell’artista inglese. Alta quasi 4 metri, la scultura, realizzata con 3600 kg di ghisa, crea un dialogo tra i materiali e le lavorazioni della rivoluzione industriale e l’arte della settecentesca Piazza del Duomo con il rinascimentale pulpito di Michelozzo e Donatello, che decora un angolo della facciata. Un modo per ribadire l’impegno del Comune di Prato e del Centro Pecci per l'Arte Contemporanea a tenere viva la collaborazione tra realtà industriale, ambiente e artisti internazionali.


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