martedì 24 novembre 2015

ALTRO CHE PAROLE


 Sandalo Spike di Max Kibardin
 Abito Nudress di Gentucca Bini
 Abito Bruco di Moi Multiple

Niente A come Armani, B come balza, o S come spolverino.  Nel Nuovo Vocabolario della Moda italiana non si trovano le spiegazioni e i sinonimi di parole o le biografie di personaggi. Perché è una mostra. Inaugurata ieri alla Triennale di Milano prosegue fino al 6 marzo. Racconta  in tutti i suoi aspetti, con   personaggi e interpreti, la moda italiana dal 1998 a oggi. Dalla diffusione di Google che segna l’inizio dell’era digitale all’anno in corso, passando per la crisi mondiale del 2008 che ha coinvolto tutti e ha spinto al rinnovamento. L’esposizione, curata da Paola Bertola e Vittorio Linfante, si articola in tre sezioni. Narrazioni è dedicata a ciò che ruota intorno alla moda, dall’illustrazione e la fotografia ai nuovi media, dall’editoria specializzata alla video arte. Biografie, com’è intuibile, traccia la storia di stilisti e marchi che in questi vent’anni hanno recuperato le tradizioni, riscrivendole con la tecnologia e i linguaggi contemporanei. E poi il vero e proprio Vocabolario, cioè un percorso attraverso varie sale, ognuna con un tema chiave. Da Archetipo da cui derivano le attuali proposte, essenziali ed esemplari, a Costruzione con capi o accessori frutto di combinazioni. Da Dettaglio, che va da un tocco di asimmetria a un volant inaspettato, a Laboratorio dove il legame con il sartoriale e l’artigianato è molto forte. Da Materia, dominata dalla ricerca dei materiali, a Ornamento con l’applicazione di elementi a sorpresa, come espressione del rinnovamento. Da Superficie,  in cui le geometrie sono viste in tutte le accezioni fino all’etnico, a Uniforme che ribadisce l’appartenenza a una categoria, si rifà al mondo del lavoro o guarda allo street style. Da vedere quindi in un allestimento-installazione  capi da uomo e da donna, scarpe, borse, zainetti, gioielli, occhiali. Tutti disegnati e  prodotti da brand e stilisti, dal 1998 in poi. E non da giovani o da emergenti, termini  che i curatori non hanno giustamente voluto utilizzare. La mostra  è dedicata a Elio Fiorucci. Non un omaggio alla memoria, come ha spiegato Eleonora Fiorani, curatore del settore moda della Triennale, ma  un tributo di riconoscenza a uno dei più grandi innovatori a livello internazionale.       

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