La Milano Fashion Week è sempre più internazionale, non solo per pubblico e buyers ma, soprattutto, per la provenienza dei brand. Ad aprire la giornata oggi Hui, da diverse stagioni presenza fissa sulle passerelle. Questa volta Hui Zhou Zhao, direttore creativo, s’ispira a un tessuto ricamato della dinastia Qing, visto al Museo della moda del Centenario di Shenzen, di cui è fondatrice e curatrice. Ecco sete con stampe che ricordano la casa "regno della donna cinese", con sovrapposto un pizzo di paillette, decisamente occidentale. O la stampa con magnolia per i nuovi pigiami genderless, ispirati alla leggenda di Hua Mulan, che si travestì da soldato per andare in guerra al posto del padre, ripresa in un noto film d’animazione. Altro simbolo il drago: sulle scarpe, le calze o in un disegno pixelato sulla finta pelliccia. Emblematico del mix di culture il grande mantello, patchwork di maculato, finestrati e sete orientali.
i
La cinese Anna Yang per Annakiki pensa a un mondo post-apocalittico e punta sul cyberpunk. I tessuti sono metallici, le spalle di giacche, cappotti ma anche di abiti sono oversize, sovente formano delle alette, le maniche sono ondulate o a palloncino. In contrapposizione alla vita segnata. L’ampia gonna lunga fino ai piedi di piumino è accostata, in contrasto-accordo, con un bustier dipinto addosso. Sia per lei che per lui c’è un pied-de-poule rinnovato. Come rivisitato è il camouflage sul bianco e nero per cappotti e giacche. Il giapponese Atsushi Nakashima gioca con i materiali e le geometrie. Niente è scontato o prevedibile, l’asimmetria è un filo conduttore. Abiti con una sola manica, lunghezze diverse nello stesso capo, drappeggi a sorpresa. Tagli e spacchi. Per lei e anche per lui. All’internazionalità contribuiscono varie iniziative rivolte a coinvolgere brand e stilisti di altri Paesi, tra cui svariate quelle di Camera della Moda, come la Budapest Select alla nona edizione. Con tre neonati brand nel Fashion Hub e quattro (Abodi, Cukovy, Kata Szegedi, Thefour) che hanno sfilato nella Caserma di Corso Italia. Modes, il flagship store di Piazza Risorgimento con l’Afro Fashion Association ha dedicato le sue dodici vetrine ad altrettanti designer di varie parti del mondo selezionati da Vogue Italia(foto in basso). Completamente made in Italy, ma di certo internazionale per la diffusione, Eleventy. Come spiega Paolo Zuntini, direttore artistico oltre che fondatore insieme a Marco Baldassari, la collezione nasce dal desiderio di riconnettersi con la natura, quindi capi confortevoli in cui sentirsi bene in colori caldi, beige, cammello, grigio, azzurro e molto bianco. Volumi fluidi e di provata vestibilità. Tra i pezziforti il bomber e il gilet lungo e corto in shearling, gli ultimi due reversibili, e il tailleur pantalone in nappa. Con fili di lurex, inserti in pelliccia, frange, la maglieria (foto in alto).
i
La cinese Anna Yang per Annakiki pensa a un mondo post-apocalittico e punta sul cyberpunk. I tessuti sono metallici, le spalle di giacche, cappotti ma anche di abiti sono oversize, sovente formano delle alette, le maniche sono ondulate o a palloncino. In contrapposizione alla vita segnata. L’ampia gonna lunga fino ai piedi di piumino è accostata, in contrasto-accordo, con un bustier dipinto addosso. Sia per lei che per lui c’è un pied-de-poule rinnovato. Come rivisitato è il camouflage sul bianco e nero per cappotti e giacche. Il giapponese Atsushi Nakashima gioca con i materiali e le geometrie. Niente è scontato o prevedibile, l’asimmetria è un filo conduttore. Abiti con una sola manica, lunghezze diverse nello stesso capo, drappeggi a sorpresa. Tagli e spacchi. Per lei e anche per lui. All’internazionalità contribuiscono varie iniziative rivolte a coinvolgere brand e stilisti di altri Paesi, tra cui svariate quelle di Camera della Moda, come la Budapest Select alla nona edizione. Con tre neonati brand nel Fashion Hub e quattro (Abodi, Cukovy, Kata Szegedi, Thefour) che hanno sfilato nella Caserma di Corso Italia. Modes, il flagship store di Piazza Risorgimento con l’Afro Fashion Association ha dedicato le sue dodici vetrine ad altrettanti designer di varie parti del mondo selezionati da Vogue Italia(foto in basso). Completamente made in Italy, ma di certo internazionale per la diffusione, Eleventy. Come spiega Paolo Zuntini, direttore artistico oltre che fondatore insieme a Marco Baldassari, la collezione nasce dal desiderio di riconnettersi con la natura, quindi capi confortevoli in cui sentirsi bene in colori caldi, beige, cammello, grigio, azzurro e molto bianco. Volumi fluidi e di provata vestibilità. Tra i pezziforti il bomber e il gilet lungo e corto in shearling, gli ultimi due reversibili, e il tailleur pantalone in nappa. Con fili di lurex, inserti in pelliccia, frange, la maglieria (foto in alto).
Nessun commento:
Posta un commento