Che il suo libro potesse dare, attraverso il racconto della sua vita, un’esauriente e dettagliata visione del "periodo storico", non se ne dubitava. La scrittura chiara e ben articolata, senza concessioni a frasi fatte e retorica descrittiva si immaginava. Ma che Gisella. Volevo essere felice di Gisella Borioli Lucchini, "prendesse" come un romanzo, addirittura un thriller dalla trama ben congegnata, è stata una sorpresa. La trama non c’è, almeno nel senso tradizionale, ma c’è qualcosa che funziona in modo altrettanto efficace ed è il sentimento che gioca da filo conduttore. Sentimento che va dalla timidezza, e al saperla vincere, all’affetto incondizionato per la famiglia, dal grande amore fatto di attese, insegnamenti e batticuori per il marito Flavio Lucchini alla passione per il lavoro, tale da far superare la paura di mettersi in gioco.
Ne viene fuori una Gisella personaggio. Senza mai percepire autoreferenzialità, nemmeno nelle descrizioni delle più avventurose imprese editoriali e del loro successo. Questo poteva già apparire alla presentazione del libro, un piacevole incontro, con un "Amarcord" di persone che hanno condiviso parte della vita, ma soprattutto del lavoro di Borioli, nel grande salone del FLA (FlavioLucchiniArtMuseum) al Superstudio Più. Ma un conto è la parola, che può essere smorzata, mitigata, addirittura ironizzata con un sorriso in più, un’esitazione, una pausa al punto giusto, un conto è la scrittura, ferma, immobile che non permette, né promette interpretazioni diverse. L’intenzione di Borioli di non cadere nella trappola dell’autocelebrazione e nella retorica, perfettamente mantenuta, forse è già espressa in quelle sei righe sotto il titolo: "Gioie e dolori, amori e tradimenti, successi e sconfitte, sogni e bisogni (titolo di una rubrica di Donna, mensile fondato e diretto dai Lucchini).Il turbolento mondo della moda nel sottofondo. Ogni vita è un romanzo. Questa è la mia". A completare il tutto la prefazione di Andrée Ruth Shammah, (regista e direttrice di teatro a cui Borioli è legata da molte iniziative comuni) e svariate foto dei fotografi che hanno ruotato intorno alla coppia, tra cui quella in copertina del matrimonio, firmata Oliviero Toscani. Dal libro si riesce anche a capire, non a condividere certo, come qualcuno per "invidiosa debolezza" abbia tentato di sfumare o anche di cancellare, i personaggi Lucchini e Borioli, dalla storia dell’editoria di moda e non solo.
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