Risposta immediata: molte. Più pensata: si deve stabilire cosa s’intende per moda. Il discorso potrebbe proseguire all’infinito. Restringendo il campo, c'è una faccia comprensiva di svariate altre, che emergono sempre più di questi tempi. La moda come cultura, perfetta per comunicare messaggi importanti, si è vista in modo chiaro in un incontro a Brindisi, sul tema L’evoluzione della moda tra inclusione e sostenibilità. Poche parole dei relatori sono bastate a evidenziare la capacità della moda di raccontare la storia e le mutazioni negli stili di vita. Confermati dall’intervento di Carol Cordella e visivamente da alcuni abiti provenienti dall’Istituto Cordella di cui è direttore.
E’ una scuola di moda, post diploma, di tre anni con una storia di sartoria e confezione iniziata nel 1783 con “diramazioni” fino a Los Angeles e Hollywood. Cinque abiti su manichini tra cui uno usato come costume da bagno per signore primi '900. Per quanto rappresentativi e capaci di raccontare il modo di vivere di epoche diverse, sono solo un’infinitesima parte degli abiti conservati nel piano sottostante dell’Istituto. Da capi settecenteschi in seta e velluto con mantelline, bustier, gonne ampissime, strascichi, a lunghi di Christian Dior anni '50, a un geniale tubino di Elsa Schiaparelli indossabile in uguale modo davanti e dietro, dal tailleur Chanel a virtuosismi di Paco Rabanne ed Emilio Pucci. Capi non certo valorizzati dove sono ora, ma che potrebbero costituire materiale per una grande mostra nei saloni di importanti musei. Ma la forza della moda è anche quella di riuscire con la sua bellezza "impattante" a comunicare messaggi sociali come l’inclusività, la lotta alla violenza sulle donne, il rispetto dell’ambiente. E questa caratteristica è stata messa a fuoco da Annalaura Giannelli, avvocato e consulente per importanti aziende pugliesi, nonché tra gli organizzatori dell’evento. Lei stessa ha creato un marchio Voiceat che con le sue borse, qualche gioiello e deliziose mantelline vuole far riflettere sulle donne vittime di violenza, ma anche sul maltrattamento degli animali. Attraverso la shopper con manici di bambù e ritratto di Maria Maddalena di un pittore andaluso, racconta di una donna considerata una meretrice nei più attestati vangeli e invece nobile e coraggiosa figura femminile secondo un vangelo apocrifo. O la tracolla nera con la pantera, felino in estinzione, dal dipinto di una pittrice francese del secolo scorso. O ancora, stampato sulla sacca in tela e pelle rosa, il cavalluccio marino, unico essere vivente maschio che porta avanti la gravidanza e partorisce. E su tutti i pezzi della collezione, mantelline comprese, il logo con un profilo di donna che urla, per far sentire la sua voce. Per ammirevole coerenza, una parte dei ricavi di Voiceat è destinata ad associazioni che operano per le categorie indifese.
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