Un applauso con standing ovation
di una decina di minuti e un coro di El pueblo unido jamàs serà vencido è
seguito alla proiezione di La noche de 12
anos, dell’uruguayano Alvaro Brechner (classe 1976). Racconta, supportata da documenti e
testimonianze, la detenzione, iniziata nel 1972 e durata dodici anni, di tre tupamaros, fra cui l’ex presidente dell’Uruguay
José Mujica. Una ricostruzione fedele, con il filtro di una grande sensibilità,
per cui le scene di violenza efferata non sono compiaciute. Ma finalizzate a
evidenziare l’orribile disegno della dittatura di portare i prigionieri alla
pazzia. Cosa non riuscita (nella foto al centro il momento della liberazione e
dell’abbraccio con i parenti). Trasmettere delle speranze per il futuro
perché un fatto così non si ripeta più è
stato il punto su cui ha voluto insistere il regista. Ed è proprio questo che
ha suscitato la reazione entusiasta del pubblico, in un momento in cui certi
valori di libertà e dignità che non sembravano più messi in discussione, lo
sono di nuovo.
Niente standing ovation ma
applausi, sentiti e meritati, per l’atteso primo episodio di L’Amica Geniale, tratto dai libri di
Elena Ferrante con la regia di Saverio Costanzo (nella foto in basso con Alba
Rochwacher, entrambi in abiti Giorgio Armani), a novembre sulla Rai. Ottimo il
casting, specie per quel che riguarda le protagoniste bambine, Elena detta
Lenù e Lila. Ma anche la maestra, i genitori, Don Achille e tutti i ragazzini
che popolano quel rione della periferia di Napoli, così ben ricreato.
Fotografia impeccabile, dialogo per la maggior parte in napoletano che tiene
fede ai romanzi. Ben ricostruiti gli ambienti, a cominciare dall’arredo delle abitazioni
modeste agli abiti dei bambini, con quei tessuti spessi e ruvidi.
Cast al femminile (foto in alto) per il
film clou della giornata, Suspiria di
Luca Guadagnino. Il remake dell’horror di Dario Argento è ambientato nella
Berlino degli anni ’70 e di Baader Meinhof. Ma di quella Berlino si vede ben
poco, tranne il palazzone austero della scuola di danza, dove si svolge quasi tutta
la vicenda. La trama è volutamente intricata e la ridondanza di effetti facili è al limite del pacchiano. Con il risultato che scene che
dovrebbero essere horror diventano comiche e ridicole. Nonostante le
interpretazioni di brave attrici come Tilda Swinton e Dakota Johnson. Più
plausibile, anche se un po’ caricaturale la figura dello psicanalista,
interpretata da un vero psicanalista il Dottor Lutz Ebersdorf, fondatore di una
compagnia di teatro sperimentale. Notevoli le coreografie e le musiche di Thom
Yorke.
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