venerdì 31 agosto 2018

SORPRESA! L'HUMOUR E' FRANCESE




C’è un donna che tiene sull’ occhio la lente di un obiettivo  nel manifesto della 75° Mostra del Cinema di Venezia. Quasi a rispondere e smentire le ridicole accuse al direttore Alberto Barbera di non aver considerato le quote rosa nella regia dei film in concorso. Uno dei pochi diretto da una donna è stato presentato il primo giorno. E’ L’Enkas (The Truck) dell’esordiente francese Sarah Marx per la sezione Orizzonti. Con una convincente Sandrine Bonnaire nel ruolo della mamma depressa di un giovane malavitoso appena uscito di prigione (il bravo Sandor Funtek visto in Nico). Una storia, come ha detto  l’attrice, che parla di politica e di sociale, ispirato alla regista dalla sua esperienza di teatro tra i detenuti. Forte, mai violento, senza pietismo e retorica. Francese anche Doubles Vies di Olivier Assayas. Se qualcuno era fermo all’idea del cinema francese anni ’80 espressione e garanzia di noia e staticità, con questo film si ricrederà totalmente. Ironico, pungente, avvincente come un film d’azione, sebbene completamente impostato sul dialogo. Si svolge a Parigi, nel mondo dell’editoria tra bistrot e salotti alternativi-colti. I personaggi per quanto emblematici del tipo intellettuale, non sono mai caricaturali, ma reali e con notevoli sfumature. Molto humour con battute a raffica e a sorpresa. Come l’idea di chiamare per l'audio-book un personaggio come Juliette Binoche, già nel film con il ruolo di un’attrice di fiction.  Per chi della Mostra del Cinema apprezza atmosfera e cornice la novità di quest’anno è l’apertura dell’ Hotel Des Bains, quello di Morte a Venezia, splendido nella sua fatiscenza.  Nei grandi saloni con muri delabré una mostra di foto sui 75 anni del festival, con premiazioni, attori, registi, scatti di film che hanno fatto epoca.


mercoledì 22 agosto 2018

QUELLI CHE IL MARE


Per quelli che alla brezza marina preferiscono l’aria condizionata. Per chi la sera sceglie la gimkana  tra boutique grandi firme e disdegna la passeggiata silenziosa alla luce della luna e di pochi lampioni. Per chi il mare è sabbia-lettino-ombrellone. Per chi in estate non può rinunciare all’apericena con r & b a manetta. Per chi al muro un po’ scrostato e consumato dal mare preferisce la parete perfetta, finita ieri, uguale da Caronno Pertusella a Toronto. Per chi il relax è solo il massaggio in una superpublicizzata Spa. Per loro il Resort La Francesca  di Bonassola  non è il posto adatto. Ed è forse anche per questo che piace a molti altri che ci ritornano estate dopo estate. La posizione in sé è spettacolare, in quell'immenso parco naturale ai confini con le Cinque Terre. Con quella strada per raggiungerlo,  non troppo impervia, ma sufficientemente a curve per darti l’ebbrezza di entrare in un mondo diverso. Una vegetazione folta che, finalmente, un piano regolatore ha impedito di massacrare,  in 15 ettari che dall’alto scendono a una spiaggia di rocce e sassolini. Ben distanziati l’uno dall’altro cottage e villette  di diverse dimensioni, tutti con un terrazzo affacciato sul mare. E poi una serie di servizi comuni. Dal ristorante con terrazza vista costa, dove i piatti liguri hanno la meglio sui postumi patetici della nouvelle cuisine. Ai due campi da tennis, alle due piscine una per i grandi una per i bambini, giudiziosamente distanziate. E a sorpresa nei vialetti (sempre in salita o in discesa) sculture e installazioni di artisti giovani e non, informazioni su percorsi e training, eccetera. Altro punto di ritrovo il bar, piccolo ma con ampia terrazza nel fitto del bosco. Qui i proprietari, Marco De Poli ex regista e la moglie Giovanna con un passato di costumista per cinema e pubblicità, oltre che viaggiatori instancabili per lavoro e passione, organizzano incontri. L’ultimo ieri sera, con la presentazione del libro Neos. Un viaggio lungo vent’anni, pubblicato dall’Associazione di giornalisti di viaggio Neos.

lunedì 20 agosto 2018

I BEATLES SON TORNATI...



…e sono sloveni. Non si fanno chiamare Scarafaggi ma Help come uno dei tanti album di successo dei Fab Four. Indossano completi scuri, cravatta nera, camicia bianca, Chelsea boots e in testa  portano parrucche nere, proprio come le capigliature dei quattro ragazzi di Liverpool agli esordi. Si sono esibiti ieri sera in Piazza Colombo a Camogli.  Con Love me do, Please please me,  Ticket to ride, Yellow Submarine, eccetera, hanno fatto ballare mezzo paese sparso fra il porto e la scalinata della chiesa. Dai bambini stesi in gruppi compatti davanti al palco, alle signore con mises intello-etniche.   Per gli Help è stato il primo concerto nella cittadina ligure ma per Camogli non è la prima serata dedicata ai Beatles. Infatti, in agosto si svolge ogni anno il  Beatles day Camogli,  organizzato  da un gruppo di nostalgici e appassionati riuniti  dal 2017 nell’associazione E20 Iniziative Culturali, decisi a tenere vivo il mito dei quattro. A precedere l’esibizione la premiazione dei primi tre racconti del concorso  Note raccontate. Vincitore, su una quarantina di concorrenti, Lodovico Ferrari con Libertà. La motivazione “Originale e ironico, pur trattando un tema serio  quale la vecchiaia e la solitudine di tanti anziani…". Con un finale “davvero spiazzante e indimenticabile” letto sul palco, con passione e humour, dall'attore Vittorio Rostagno. Un tema, come ha detto la giuria, quello della vecchiaia affrontato da molti degli aspiranti scrittori, in linea quindi con il testo scelto per questo Beatles day, e cioè  Help!Nel pomeriggio il Beatles Day si era aperto con una panoramica di brani di musica anni ‘60-’70, eseguiti da band locali. Con l’esplicito titolo Non solo Beatles. Per accontentare tutti…


domenica 12 agosto 2018

C' E' UN FONTANA NEL PARCO




Le sculture nel verde incuriosiscono e attraggono anche chi di arte non si intende. Se poi si tratta di opere d’autore e il contesto è un giardino che scende sul molo Umberto I° a Portofino, l’effetto piacevole si moltiplica.  E’ il Museo del Parco, nato trentun anni fa dall’idea di Daniele Crippa, attuale direttore, che raccoglie su tre ettari circa 200 sculture. L’ultima è stata accolta e festeggiata ieri.  Si  tratta di Bladelight Concert di Gioni David Parra, scultore e scenografo toscano. Realizzata con piccoli blocchi di marmo dai tagli asimmetrici per interessanti giochi di luci e ombre, racconta l’uomo e il contatto con la natura. L’ambiente e il suo rispetto è anche il fil rouge che lega molte opere. A cominciare dai suricati rosa shocking di Cracking Art Group  che svettano sul muro di recinzione quasi a guardia del museo. O sempre degli stessi artisti le chiocciole arancioni o il nugolo di tartarughe rane e gamberi di ogni colore arrampicati su una casetta all’ingresso. Per continuare con il manifesto di Joseph Beuys. Anche l’enorme rinoceronte di Stefano Bombardieri, imbragato per il trasporto, sembra  mettere in luce il pessimo trattamento che l’uomo fa subire agli 
animali. E poi ancora elefanti sovrapposti, enormi fiori di metallo. Non tutte le opere hanno un riferimento con la natura  o l’ambiente, almeno così spiccato, ma la loro collocazione tra pini marittimi, cipressi, oleandri, palme, magnolie, camelie, compensa . Alcune sculture o installazioni sono esposte ben in vista con un grande spazio davanti, come la donna di Lucio Fontana del 1942, piuttosto che la torre di Babele in acciaio di Man Ray o il mosaico di Renato Guttuso. Altre sono un po’ da scoprire , in angoli nascosti. Come la strana figura  di Daniel Spoerri o la scritta di Ben Vautier che nega l’esistenza dell’arte. O il grande mostro alato in bronzo che si protende sulla scalinata, il pergolato di campanelle o i pali metallici da cui escono inquietanti braccia umane. Un percorso fra arte e natura che riserva davvero molte sorprese, per cui  è giusto programmare anche tre ore di visita. Il museo è aperto fino a settembre dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19. Escluso il martedì. www.museodiportofino.it