giovedì 29 settembre 2022

KEITH IN VILLA

Nella sua breve vita e un’attività artistica durata soltanto dieci anni, Keith Haring non solo ha realizzato uno straordinario numero di opere, ma ha inventato l’arte del segno, e in un’ottica di pop art è riuscito a toccare temi sociali fondamentali, con messaggi tuttora attuali. La mostra che la Villa Reale di Monza gli dedica, a 32 anni dalla morte, è una dimostrazione  di quello che è stato. Prodotta da General Service and Security, GCR e Saga MDS in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, si tiene nella splendida Orangerie, affacciata su un roseto con 400 varietà di rose. Solo quello vale una visita.  




Le cento opere esposte, tutte provenienti da una collezione privata, non sono collocate in senso cronologico, ma sono suddivise in nove sezioni per tematiche. Raccontano la passione di Haring per i simboli e come questa si sia evoluta in modi diversi. Si va dai pezzi più riconoscibili, come gli iconici Radiant Baby, alle opere che affrontano problematiche sociali. Profondissime pure nella voluta elementarità dei segni. Dall’Apartheid rappresentato da una figura nera che cerca di togliersi un cappio dal collo. All’omosessualità con i francobolli da lui creati, all’Aids in cui ribadisce l’importanza di informarsi e della comunicazione, in vari modi, tra cui le famose tre scimmiette che non vogliono vedere, sentire, parlare. Sull’Aids, ma da un altro punto di vista, Medusa Head opera in bianco e nero di due metri per un metro e mezzo.  Rivisitazione contemporanea della figura mitologica greca, raffigura Medusa che stritola con i suoi capelli-serpenti degli uomini, ricordo degli amici morti di Aids, di cui morirà anche lui a 32 anni. Diversi gli autoritratti. Deliziosi i disegni realizzati a quattro mani con un bambino. O ancora la storia del rosso e del blu che alla fine si fondono in un uovo viola, simbolo della vita. E poi tutta la parte di pubblicità e di gadget, tra cui una T-shirt con il suo ritratto firmato dall’amico e maestro Andy Warhol (foto al centro) e una piccolissima sezione dedicata ai lavori degli amici artisti che Haring ha sempre aiutato. Per quanto i temi trattati siano drammatici e molte opere siano state realizzate quando l’artista sapeva di essere condannato, lanciano un messaggio di speranza. Un invito, uno sprone a superare il male. Notevole l’allestimento, chiaro senza essere troppo didascalico. Capace di dare emozioni lasciando spazio però alle interpretazioni. Colto, ma tale da poter essere inteso da tutti. Con qualche flash ironico, che sicuramente Haring avrebbe gradito, come i disegni dell’uomo e della donna, nel suo tratto tipico, sulla porta delle toilette. La mostra, che apre domani e chiude il 29 gennaio, è visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 19.

mercoledì 28 settembre 2022

LA STORIA INFINITA

Più che uno spettacolo teatrale Exodus della compagnia No Gravity è una performance, un’installazione artistica che si ripete ogni sera. Da ieri fino al 9 ottobre al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano. E proprio come un’opera d’arte è difficile, se non impossibile raccontarla e trasmettere le sensazioni e l’emozione che dà. Una storia da raccontare c’è, ma è solo una sintesi per narrare una storia del mondo che dura da secoli. Cioè quella dell’emigrazione, di chi è costretto a lasciare la sua terra, attraverso lunghi viaggi nella paura, nel pericolo, nel rischio continuo di morire



Lo spunto, come dice il titolo, è il nome della nave che riportò nel 1947 gli ebrei in Palestina. Ma è solo il simbolo di un esodo che dura da duemila anni. A rappresentarlo sono sei straordinari ballerini acrobati: Mariana Porceddu (in arte Mariana) che è anche music designer e coreografa con Emiliano Pellisari, che a sua volta cura con Marco Visone le scenografie e il disegno luci. Importantissime in questo spettacolo dove tutto si basa sugli effetti di uno specchio inclinato. Gli altri artisti in scena sono i bravissimi Arianna Balestrieri, Francesco Saverio Cifaldi, Luca Forgone, Leila Ghiabbi, Giada Inserra. Con i loro movimenti incredibili e lo studiato riflesso sullo specchio non solo mimano situazioni, ma riescano a costruire il mare con le sue onde, i paesaggi, gli ambienti. Strisciando sul palcoscenico creano nel riflesso addirittura un’arca su cui cammina uno di loro (foto in basso).Volano nell'aria. Allestiscono totem e montagne su cui si arrampicano, riproducono una nascita ravvicinata. Per concludere con  l’immagine di un grande angelo, fatto con i loro corpi avvolti in un immenso tulle (foto in alto).  A fare da colonna sonora struggente, malinconica, dolce, inquietante la musica ebraica, romana, greca, aramaica di Walter Maioli e quella araba di Jordi Savall. Interrotta, ogni tanto, o accompagnata dalla voce di Moni Ovadia. Uno spettacolo assolutamente da non mancare, per il modo coinvolgente e inedito di affrontare una tematica purtroppo così attuale. 

lunedì 26 settembre 2022

FINE SETTIMANA

Ultimo giorno di Fashion Week, solo in streaming. Immagini simbolo di Londra, guardie di Sua Maestà comprese, aprono il video di Husky. Il pezzoforte sono due special edition di una versione della giacca trapuntata da equitazione, appunto l’husky, amatissima dai reali inglesi. Queste all’interno hanno i volti della ancora Regina Elisabetta, e del non ancora re Carlo III (essendo entrambe state realizzate prima del lutto) rielaborati come nei murales con la tecnica a spruzzo dell’aerografia. Oltre ad altre varianti dell’husky, pull a rombi, giacche, trench e il nuovo giubbotto camouflage. 



Nei corridoi di un enorme garage camminano, saltano, si scontrano le modelle di Byblos. Per loro capi all’insegna del sexy più sfrenato. Trasparenze, scollature e spacchi a sorpresa, abiti così aderenti da sembrare dipinti addosso. Il pantalone da tuta è accostato a un provocante micro top, sotto il blazer rigoroso c’è un mini abito nude look. Immagini di Roma danno il via alla passerella di Laura Biagiotti in Piazza del Campidoglio, con la fontana di cui la maison sostiene il restauro. Abiti da gran sera con ricami preziosi si alternano a trench quadrettati, a tailleur pantaloni in tessuti finestrati, a completi abito e cardigan in maglia a grosse trecce, allo spolverino con cappuccio. Molto bianco e stampati con immagini di Roma nelle uscite finali. Grande successo di White, proiettato come sempre nel futuro, come racconta il titolo di questa edizione An eye on the future.  Più del 23% di visitatori rispetto al settembre 2021. 400 marchi, di cui una grande percentuale stranieri e nuovi spazi. Uno è il Magna Pars che accoglie il progetto Saudi100Brands con collezioni di abiti, accessori, gioielli di una selezione di designer dell’Arabia Saudita, di cui l’85% donne. In ogni settore della fiera creatività e ricerca sono le caratteristiche dominanti. Tra gli obiettivi più perseguiti la sostenibilità di cui si è parlato negli incontri del Circular Stage e la tendenza alla semplicità e all’eliminazione delle sovrastrutture per tornare alla bellezza degli animali, come è ribadito nel manifesto e nella campagna. Numerosi gli espositori di scarpe e di borse con proposte per ogni tipo di fruitore. La borsa conferma il suo protagonismo nella moda. Sempre più presente sulle passerelle in mano o sulle spalle delle modelle tende a essere multitasking. Così alcuni modelli della collezione di De Marquet, ispirata alla designer icona di stile Iris Apfel, sono reversibili con la possibilità di cambiare le cover in soli due click (al centro). Borse di ogni dimensione e in una straordinaria varietà di colori sono state proposte da De Wan nella animata Fin d’été jamais, appunto il 21 settembre. Insieme al foulard in seta e modal (fibra ottenuta dalla filatura della cellulosa estratta da alberi di faggio) che riproduce il dipinto La guerra dei mondi dello stesso Roberto De Wan(in basso). Per ribadire le contaminazioni fra moda e arte.


 

domenica 25 settembre 2022

IL PIACERE DI EVOCARE

E’ un viaggio nel pensiero che parte dall’infanzia quello di Arthur Arbesser, raffinato designer austriaco, basato a Milano. Sono le stampe dei tessuti nei colori dei mattoncini Lego, ma anche i coprisedili da auto anni 80 in perline, che diventano corpetti da sovrapporre agli abiti. Sono pezzi di tende da sole che si trasformano in berretti e in spolverini. Sono i disegni da bambino ripresi per le camicie o le pennellate a contrasto sui gilé. E’ l’aggiunta del graffite da matita che dà lucentezza alla gonna di viscosa (qui sotto). Sono gli orecchini con frammenti di legno, forse delle reti, che galleggiavano in mare, con l’aggiunta di cristalli. A far da sfondo oggetti abbandonati per strada: una vecchia sedia colorata e con uno specchio inserito sul sedile, bottiglie di plastica fasciate di tessuto, ammonticchiate a formare un’installazione in technicolor. 





Rhuigi Villasenor, direttore creativo di Bally, fondatore del brand streetwear Rhude, tiene fede ai codici della maison svizzera e propone un escursionista chic, versione maschile e femminile. Ecco sahariane attillate in pelle lucida per lei, trench per entrambi sul beige, marrone, nero.  Ma pure abiti con drappeggi e audaci scollature sul dietro e per lui blazer stampa pitone. Hyun Min Han, coreano fondatore e stilista di Munn, si ispira alla MZ generation e agli amati gruppi K-pop. Così lo streetwear si fonde con il sartoriale. Blazer dai tagli ineccepibili, giubbotti di pelle, completi di denim strappati ingentiliti da cristalli Swarovski, perle, borchie ma sostenibili, perché realizzati con la resina dei pini. Molti spunti, anche troppi, nella collezione di Annakiki, disegnata da Anna Yang che guarda all’arte frattale, capace di trasformare risultati di calcoli in immagini, musica e moda. Qualche esempio? La manica a onda 3D, l’abito ricamato al computer con effetto psichedelico. Molto nero, anche accostato al bianco o illuminato da ricami e spolverate di Swarovski. Una nuvola grigia chiude la passerella(foto in basso). Sfila al Museo della Scienza e della Tecnica Hui, brand della cinese Hui Zhou Zhao, che produce in parte in Italia con tessuti italiani e aprirà presto una boutique a Milano con spazio per eventi d’arte. Tutto parte dalla Farfalla Madre, simbolo della trasformazione e della rinascita, secondo una leggenda del popolo Miao, antico gruppo etnico cinese. Così la farfalla con luci effetto ricamo compare sulla parete da cui escono le modelle. Si ritrova nei ricami degli abiti e negli stampati.  Per capi dalle forme semplici e dalla straordinaria leggerezza, data dalla trasparenza, dai trafori, dai colori attenuati. Si apre con il bianco e si continua  con l’azzurro  e il giallo anche abbinati. Righe marinare azzurre sono sotto il trench di seta gialla con stampe a piccoli fiori (foto al centro). Presente anche il denim, impreziosito da ricami. La donna di Elisabetta Franchi è una tanguera sensuale e determinata. Per lei ci sono abiti, tailleur, completi in tessuti sui toni del burro con flash di nero vagamente etnici, che evocano la Pampa argentina, il Messico, il Perù. Come ribadisce la colonna sonora in spagnolo. Il punto vita è sempre segnato, molti i drappeggi e le frange. Tra le uscite due con mamma e bambina vestite simili.

 



 

sabato 24 settembre 2022

UN MONDO DI MODA

E’ sempre più internazionale la settimana della moda a Milano. Non  solo per buyers e stampa straniera, tornata numerosa come in pre-pandemia. In aumento anche brand e collettive di stilisti da altri Paesi, queste ultime supportate da Camera della Moda. 



Ormai presenza fissa la Budapest Select. Protagonisti cinque marchi molti diversi. Abodi mette il nero in primo piano per tailleur-pantaloni e chemisier caratterizzati da smerli, ricami, lavorazioni all’uncinetto. Cukovy ripropone il piumino di primavera, leggero e donante come una camicia(foto in alto). I tagli sono il motivo conduttore da Kata Szegedi. Sono dappertutto eccetto sull’impermeabile che, trasparente, lascia intravvedere quelli dell’abito. Solo capi maschili, in prevalenza neri da Zsigmond. Thefour gioca con gli stampati futuribili dai forti contrasti di colore per gilé, giubbotti, abiti. Applausi sentiti ed entusiasmo, con qualche lacrima ben nascosta, per il fine sfilata della Community Stella Jean–WAMI, acronimo di We are made in Italy (seconda foto dall'alto). E’ il progetto nato nel 2020 su proposta della stilista Stella Jean, unico membro black di Camera della Moda, per rafforzare la presenza di giovani creativi afro nel calendario della Fashion Week milanese. Colori forti e varietà di temi per una moda per tutti. Viene dall’India e sfila per la prima volta a Milano in Piazza dei Mercanti, Waishali S, brand firmato da Waishali  Shandagule, prima stilista indiana ad aver presentato la collezione alla Paris Couture Week. Molto vicino all’Alta moda, infatti, il suo prêt-à-porter con straordinari effetti tridimensionali che rivelano materiali ben studiati e lavorazioni molto accurate. In passerella abiti sculture, capaci davvero di creare un’aurea speciale intorno alla donna, ma portabili. Magici i colori, dal giallo senape al rosa antico, dal viola al nero, incredibili gli stampati come quello con radici di alberi. Gli accessori continuano a essere oggetto di attenzione e spazi di creatività. Così da Zanotti i sabot coperti di cristallo, gli stivaletti in vernice con tripla fibbia.  O ancora il sandalo con cavigliera di cristalli. Accanto al ritorno del tacco a stiletto la zeppa triangolare per i sandali da red carpet o i flat, alti 10 cm, in pelle laminata con fascia tempestata di cristalli. 

Borsalino s’ispira a Monet e agli Impressionisti e divide in tre temi la collezione. Arts and Crafts con virtuosismi cromatici e sfrangiature, Contemporary con nastri in una grande varietà di toni, Street con cappelli a tesa larga in cotone, lino e dettagli in pelle. Si aggiungono Soft Accessories con scialli, foulard, bandane e la Pelletteria con borse, zaini, cartelle in materiali pregiati. Per i gioielli molto interessante la collezione Aurea di Andrea Ciarello che elabora e dà nuova vita a vecchi gioielli in un’ottica di sostenibilità, ma anche di rispetto per le tradizioni. Le spille diventano degli scheletri su cui lavorare con gli smalti, le catene si trasformano in parure con orecchini e bracciali. Dando risalto a pietre e metalli preziosi con un mood assolutamente contemporaneo.


venerdì 23 settembre 2022

GENIUS LOCI

Dalla frivolezza della paillette all’attenzione all’ambiente. Dai colori soft e pastello al nero più nero. Dal recupero dei pezzi classici al futuribile. Delle lavorazioni più tradizionali alle invenzioni tecnologiche. Dal fluido all’aderente. Tutto coesiste in questa moda sempre più aperta a tutte/tutti. Le presentazioni  diventano installazioni, lanciano messaggi. Si passa da passerelle scenografiche ad atmosfere cosy. Dalla piscina o la piazza alla casa con libri e ricordi. 




Così il sofisticato appartamento di un vecchio palazzo nel cuore di Milano per i blazer, con derivazioni, di Blazé Milano. O quello zeppo di citazioni per accogliere la maglieria jacquard, i gilé, i kimono di Pierre-Louis Mascia, con il dialogo tra passato, presente, futuro. In uno storico giardino del Quadrilatero, con elementi di architettura neoclassica, spicca la collezione di Fabiana Filippi, all’insegna del donante e della femminilità. Risultato di una ricerca nei volumi e nei materiali. Brunello Cucinelli sceglie il cortile del suo showroom, accogliente e animato. Tra le novità assolute gli accessori in rafia, dalla borsa allo zaino, la gonna risultato di un assemblaggio di riquadri all’uncinetto con un lavoro di 34 ore e la new entry del nero. Serapian presenta a Villa Mozart, capolavoro di art déco e primo esempio di giardino verticale. Cornice perfetta per una collezione-omaggio alla designer-architetto Gabriella Crespi. Con borse di varie dimensioni che riprendono il disegno del rising sun dei suoi pezzi d’arredamento. Dai modelli iconici come la Secret in diversi pellami ai cestini in rafia e nappa. S’inseriscono perfettamente nell’appartamento di Via Spiga, location d’effetto, i bikini, i pareo, le tute, i costumi interi di Cristina Ferrari, ispirati a una principessa delle favole con la forza di una regina.  Nuovi i colori delle pietre preziose: verde smeraldo, rosso rubino, viola ametista. Con l’aggiunta di strass. Non solo per la spiaggia (al centro). Gilberto Calzolari in un allestimento onirico nell’ADI Design Museum, Hub di Camera della moda, racconta in dieci capi il suo percorso quinquennale di moda sostenibile. Dalla gonna in rete da imballaggio per arance, accostata a una camicia in satin di poliestere con fiori di plastica recuperati dal mare (in alto), al trench fatto con un airbag e stretto da una cintura di sicurezza. Dal cappotto di sughero impreziosito da Swarovski alla gonna recuperata da uno zaino porta-paracadute, all’abito ricavato da un ombrello, fino al capo di questa stagione realizzato con una tenda da doccia macchiata di nero a simboleggiare i disastri del petrolio. Nell’ottica della sostenibilità hanno sfilato i brand Act N1 e Cormio  con le scarpe in materiali ecosostenibili forniti dal Consorzio Cuoio di Toscana, che con il Cuoio di Toscana Prize supporta i giovani creativi e i progetti di ecosostenibilità (in basso).


giovedì 22 settembre 2022

FANTASIA AL POTERE?

A metà della fashion week milanese non si può avere certezze su come vestiranno le donne, secondo gli stilisti, nella prossima primavera estate. Probabilmente non si avranno neanche alla fine della settimana. S’intuiscono però trend comuni. La propensione alle stampe floreali, i colori vivaci con qualche new entry come il giallo o il verde alga, ritorni come il rosa in varie declinazioni o il lilla. Continuano le sperimentazioni nei tessuti con un occhio speciale alla sostenibilità. Piace la fluidità, ma la vita è sovente segnata con un recupero dello chemisier, ovviamente rivisto. 




Così da Maryling dove le stampe di fiori si accostano al tartan anche con spruzzate di paillettes per uno stile college-glamour. Guarda alla fine degli anni Sessanta Gianluca Capannolo con le stampe flower power, ma si proietta nel futuro con gli abiti scultura in tessuto crinolina o le tute in preziose sete plissé soleil (in alto). Tra i protagonisti il blazer. E’ in tessuti non stropicciabili e iperleggeri da Tombolini, anche bianco davanti e nero dietro (in basso). Da accostare a pantaloni con pinces o a quelli da running arricchiti, magari, da dettagli preziosi.  Simonetta Ravizza parte dalla storia della maison per una collezione fresca e pronta al futuro, come raccontano gli occhiali delle modelle. Ed ecco il maculato ingigantito che diventa stampa per abiti e bluse dal taglio a trapezio. Effetto optical con rosso acceso, blu elettrico e nero in accostamento con il bianco. Bianco e nero, ma anche giallo e bianco, rosso e nero, bluette e nero da Anteprima che ha festeggiato il 30° anniversario con una sfilata al Parco Sempione, “democratica” perché oltre agli invitati seduti, a tutti era possibile assistere. Le modelle sono arrivate in bus ATM per ridurre l’impatto ambientale e i sedili di design sono stati realizzati in carta, per essere portati via dagli ospiti a show finito e non produrre scarti. Non solo, oltre ad aver utilizzato filati con poliestere ecologico e quindi riciclabili, Anteprima ha avviato un progetto con il comune e le scuole milanesi a cui ha donato dei tessuti.  All’aperto anche la sfilata di Genny, che ha scelto come passerella i Bagni Misteriosi, scenografica piscina accanto al Teatro Franco Parenti. Una luce perfetta per esaltare i colori e i tessuti degli abiti, con giochi di drappeggi, scintillii di paillettes,  spacchi sensuali, impunture reggiseno. Tutto pronto per il red carpet. Da red carpet anche i sandali di Santoni. Da quelli con un gioiello tridimensionale che sostituisce l’iconica doppia fibbia a quelli con doppio cinturino studiati per le celebrities ma ora disponibili per le "comuni mortali". A completare la collezione le sneakers in pelle specchiata, i sabot mule in lucertola, o quelli stampa maculato. AGL dimostra ancora una volta come creatività e anticonvenzionale possano convivere con il rigore del saper fare e dell’alta artigianalità. Esempi? I sabot in paglia rasata che di profilo richiamano le dune del deserto o gli stivali e le scarpe alla bebé in tessuto di paillettes nere e fluorescenti che di giorno si caricano di luce per illuminarsi al buio(al centro).


mercoledì 21 settembre 2022

MODA: PRONTI, PARTENZA, VIA!

Al secondo giorno di sfilate milanesi, per la donna primavera-estate 2023, tutto sembra tornato al pre-pandemia. Traffico impazzito, Mercedes nere dappertutto. Folle di esaltati alla ricerca di vip, selfie a più non posso. Premi, anzi awards a gogò. A cominciare da Chi è chi della moda che a Palazzo Marino ha premiato personaggi del settore o meglio della Community. Dal Premio Elio Fiorucci assegnato ad Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, per la capacità di osare, al nuovo premio Fashion & the City  a Piattaforma Sistema Formativo Moda Ets nella persona del presidente del consiglio direttivo Matteo Secoli, per i progetti che rafforzano il legame della moda con Milano. 




Premia i talenti dell’illustrazione di moda, invece, il Rodisegno Prize, promosso da Rodo con il patrocinio del Comune di Milano, in collaborazione con Fida Worldwide. Tema: libera reinterpretazione delle borse iconiche del marchio fiorentino. I disegni dei sei vincitori sono stati esposti nel cortile della casa del Manzoni insieme alla nuova collezione di borse e sandali. Un altro premio è stato quello di Camera della moda ai Young Designer. Tra i vincitori Endelea, marchio di moda etica che mette insieme il made in Italy con la cultura tessile africana, della Tanzania(in alto). Vengono dal Marocco le due collezioni che hanno sfilato come Oriental Fashion Show nel cortile di Palazzo Turati. Sono Maison Calamain con una mini-collezione di blazer e spolverini in prevalenza di velluto con ricami e giochi di intarsi e un’altra di caftani, più fedele alle tradizioni. E Le Monde de Nun che ha proposto gonne lunghe, ampi pantaloni, e ancora caftani in un mix di tessuti tra il marocchino e l’andaluso.  Il cortile di Palazzo Turati è stato scelto anche da Martino Midali per festeggiare i quarant’anni del brand con una capsule collection rappresentativa della sua filosofia “Non è l’abito a vestire le donne, sono le donne a vestire il mio abito”. Capi quindi adatti a donne di corporature diverse che possono interpretarli ognuna al proprio modo. Notevole la regia della sfilata aperta con un balletto sulle note e le parole di Le tourbillon de la vie, mitica canzone cantata da Jeanne Moreau in Jules et Jim. Per le modelle spolverini, abiti, pantaloni tutto a righe bianche e nere, orecchini compresi (in basso). Con flash finale di rosso. S’ispira ai fiori, anzi alla camelia, la collezione di Sarawong, brand cinese disegnato da Sara Wong, che quest’anno sarà commercializzata in Italia. Pezzi classici come lo chemisier o il blazer sono riveduti con dettagli e tagli a sorpresa. Tessuto protagonista, anche per il giorno, il tulle. All’insegna del glamour con variazioni sul pop i sandali e le décolleté di Luciano Padovan. Dalla linea Flake per la sera con pellami a effetti cangianti alla Geometric in cui, appunto, le forme geometriche sono il filo conduttore. Alla linea Ruches in colori forti con vere ruches di seta per formare, a scarpe ravvicinate, un cuore(al centro). Anche in bianco per la sposa.


martedì 20 settembre 2022

AVEDON E' TORNATO


Quale momento migliore per una mostra di Richard Avedon a Milano della settimana della moda? Ma è un pensiero riduttivo nei confronti delle immagini del grande fotografo statunitense, scomparso nel 2004. E non solo perché ritraggono anche personaggi e gente comune, non legati alla moda. Il sottotitolo Relationships in qualche modo lo dice o comunque anticipa quello che esprimono le 106 foto provenienti dal Center for Creative Photography di Tucson (Usa) e dalla Richard Avedon Foundation. Come ha spiegato la curatrice della mostra Rebecca Senf le foto riflettono il rapporto di Avedon con i suoi soggetti. Raccontano l’empatia che sapeva creare con loro, così come il rispetto nei loro confronti. Che fossero la modella agli inizi o la top, il grande artista o la donna della strada con la sua bambina, l’attivista per i diritti civili o il capo di stato. 




Certo le foto di moda prevalgono e sono quelle con cui ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle. Primo, infatti, a farle muovere, a renderle soggetti e non più oggetti. Protagoniste e non pedine, grazie anche a quel grande spazio bianco lasciato intorno alle figure. E poi quella capacità di evidenziare i dettagli, senza essere didascalico. Ecco la foto della modella in abito da sera ritratta tra due elefanti o ancora quel primo piano di una scarpa e solo la caviglia che esce da una gonna con lo sfondo della Tour Eiffel. Molto interessante la sezione dedicata alle campagne di Versace, main partner della mostra, che raccontano il percorso  della maison dalle collezioni degli esordi del 1980 fino alla prima firmata da Donatella Versace del 1998.  "E’ una mostra, ha detto Senf, da vedere al rallentatore per apprezzarla fino in fondo, proprio come un buon pranzo o un tramonto".  Indimenticabili i ritratti di personaggi famosi, più che mai vivi. Da Andy Warhol ai quattro Beatles ritratti separatamente, da Ezra Pound a Truman Capote, a Marilyn. Straordinaria Nastasha Kinski, nuda con un pitone. Un’immagine con tutti i presupposti per essere volgare o per lo meno kitsch, nel suo scatto diventa un prodigio di eleganza e sensualità. Ma Avedon non ha solo rivoluzionato il modo di fotografare. Come ha detto di lui Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, con la sua mostra a Milano nel 1994 ha anche cambiato la missione di Palazzo Reale, l’ha inserito nel circuito internazionale, ha ribadito l’importanza della fotografia e il fondamentale legame di Milano con la moda.  E un video ricorda quell'esposizione allestita, oltre che nella sala delle Cariatidi, in altri saloni del palazzo non ancora restaurati, con i muri scrostati e pieni di buchi. Che Avedon giudicò  perfetta cornice  per i suoi lavori "drammatici". D’effetto il corridoio con le pareti rivestite di copertine di Vogue, media partner della mostra, e il pavimento di specchio che le riflette. Richard Avedon Relationships è promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, che ha pubblicato il catalogo.  Apre al pubblico il 22 settembre  e chiude il 29 gennaio. 

giovedì 15 settembre 2022

FEMMINISMO POP

C’è sicuramente del déjà-vu, nella mostra Moving in space without asking permission alla Galleria d’arte Moderna di Milano da oggi al 18 dicembre. Non potrebbe essere altrimenti, trattandosi del quarto anno di esposizioni al femminile, prodotte dalla Fondazione Furla. Al di là delle tematiche, non mai abbastanza ribadite, è invece d’effetto e inedito il contrasto-accordo tra le opere di Andrea Bowers, decisamente pop, e i colori tenui e raffinati delle sale neoclassiche della Galleria. 




Prima personale in Italia dell’artista e impegnata attivista statunitense, la mostra è definita dalla curatrice Bruna Roccasalva "una riflessione sul femminismo, concentrata sulla relazione tra femminismo e autonomia corporea". Con uno sguardo anche al passato. Che si concentra nell’ultima stanza in Puta feminista (al centro), acrilico su cartone riproducente una cartolina delle suffragette dei primi del ‘900. Oltre che nelle teche con articoli, documenti, testi, manuali, materiali vari provenienti da archivi italiani. Lo spirito pop è accennato nella hall d’ingresso nel pannello in alluminio e luci al neon e si enfatizza nei Political Ribbons della prima sala. Centinaia di nastri di seta in colori forti con scritte e slogan femministi, che i visitatori possono prendere. Non si possono invece portare a casa i 153 ventagli posti sul pavimento dell’installazione Feminist Fans (in alto). In tinte accese hanno scritte come "Resisti" o "Trans è bello". Cartone e luci al led formano Fight like a girl nella stanza successiva. Per finire con tre acrilici su cartone con esortazioni all’essere forte, al sexual harrassment e all’autonomia del corpo. A completare la mostra un video di quasi un’ora dal titolo esauriente Overcoming the Myth of Masculine Force (in basso). Documenta una lezione di autocoscienza combattente femminista che utilizza arti marziali, della filosofa e attivista Alessandra Chiricosta dal cui lavoro Bowers si è ispirata e con cui si è confrontata. La lezione si svolge nella Ball room  della Galleria e alcune delle allieve con la docente alternano agli outfit da palestra ottocenteschi abiti di seta con sbuffi, scollature e crinoline,PO sotto a cui nascondono le sneakers. E l’impatto è davvero forte.


PRENDERCI GUSTO

C’è un made in Italy particolare conosciuto e apprezzato da molti e da tempo, ma non mai abbastanza. Fa quindi piacere l’iniziativa De Gusto Olive Oil & Wine della Rinascente. Come dice il titolo parla di due eccellenze italiane, ma con un approccio contemporaneo e intrigante. E la locandina-logo, che richiama quello di uno dei più famosi gruppi rock, lo anticipa.


Da vedere e da assaggiare dall’8 settembre al 10 ottobre alla Rinascente di Milano oli e vini, universalmente riconosciuti protagonisti dell’enogastronomia italiana. In scena una grande varietà di proposte che rivelano un accurato lavoro di ricerca. Si va dai grossi nomi ai piccoli produttori, con parecchie  curiosità.  Si scoprono oli di altissima qualità in regioni in cui non si pensava l’esistenza degli ulivi, si conoscono produttori di vini secolari e di piccole realtà nuove e di successo, si viene  a sapere di alleanze strategiche tra i brand.  Anche l’occhio vuole la sua parte ed ecco confezioni e packaging di design. Come contenitori per l'olio che lo preservano dall’ossidazione, ma sono anche un giusto tocco d’arredo. Un piccolo spazio è dedicato agli aceti, veri gioielli dal passato nobile. Ma la kermesse enogastronomica non si ferma all’esposizione.  Nel periodo della manifestazione sono in programma degustazioni, masterclass, educational session, workshop, non solo stimolanti, ma utili per scegliere e apprezzare vini e oli. Per tutti i livelli di partecipanti, dall’esperto che nel vino riesce a trovare le profumazioni più segrete a quello che confonde il prosecco con lo spumante metodo champenoise, a chi ignora la fondamentale importanza di uno spicchio di mela verde, per sciacquarsi la bocca tra un assaggio e l’altro di oli.    

martedì 13 settembre 2022

SINGOLARE FEMMINILE

Si sono toccati tutti i temi, al Tempo delle donne iniziativa che il Corriere della Sera organizza da sei anni a Milano, ideata con la giornalista Luisa Pronzato, scomparsa lo scorso febbraio. Questa edizione, iniziata nei saloni della Triennale si è conclusa all’Università Statale. Nell’Aula Magna (v.foto) la mattina, con la partecipazione tra gli altri di Roberto Saviano, bombardato da domande dal pubblico. In varie aule il pomeriggio, con workshop su parità di genere, violenza psicologica, comunicazione, carriere al femminile. 


Proprio uno di questi Donne nella scienza. La lunga strada verso la parità si è rivelato di particolare interesse. Per quanto trattasse di problematiche per uno specifico e limitato gruppo di professioniste, le ha sviscerate e approfondite, senza nessuna inevitabile caduta nel già sentito. E quel che non è così scontato negli workshop si sono tirate le file e date risposte per progetti concreti. Organizzatrici dello workshop Maria Pia Abbracchio, professoressa ordinaria di Farmacologia e prorettrice vicaria con delega a Ricerca e Innovazione e Michela Minesso, professoressa ordinaria di Storia delle Istituzioni Politiche, Coordinatrice del Gruppo Carriere di Unimi. A moderare la giornalista del Corriere Alessandra Puato. A seguire interventi di cinque minuti,  precisi e sintetici, di diverse categorie di donne nella scienza: laureate, dottorande e dottoresse di ricerca, ricercatrici a tempo determinato e professoresse associate.  Temi esposti le aspettative e gli ostacoli incontrati durante la carriera  e le forme di sostegno (Welfare compreso) sui cui poter contare per favorire la crescita professionale, conciliando vita privata e carriera. In parte temi comuni a donne con altre professioni. Sono emersi aspetti sconosciuti e inaspettati. Che vanno dai problemi di inserimento per le straniere, spesso dovuti alla mancanza di luoghi di socializzazione come i campus per esempio, ma anche alla conformazione degli spazi di lavoro. Dalla necessità di promuovere la comunicazione a quella di sistemare situazioni di svantaggio di partenza. Come la diversa fisicità della donna, ma pure l'assenza di modelli a cui fare riferimento. Fondamentale, si è detto, cercare di anticipare le richieste della Commissione Europea, l’importanza di creare gruppi di lavoro o dell’università come luogo da vivere collegialmente. Sono emersi una serie di luoghi comuni superabili o da imparare a superare. Di molte problematiche negli interventi si sono  suggerite le possibili soluzioni. A confermare il pragmatismo dello workshop, davvero singolare, il discorso conclusivo di Puato che ha elencato gli undici problemi sollevati e le venti risposte e proposte. Tutto esposto in modo chiaro che lascia pensare a un effettivo sviluppo. E non al solito incontro di buoni propositi a effetto, da dimenticare il giorno dopo il convegno.

martedì 6 settembre 2022

LA FORZA DELL' OSSIMORO


Si dice che il titolo sia importante in un romanzo. Specie in un giallo. Deve incuriosire senza dire troppo, essere legato all’intreccio senza essere didascalico. D’effetto, ma non solo. La regola del caos, titolo del libro di Gianluca Veltri (Mursia editore) sembra avere tutte le caratteristiche giuste per attrarre. Ma non è certo la ragione sufficiente per giudicarlo una piacevole lettura. 

Come anticipa il sottotitolo  Per l’ispettore Crespo e la sua squadra, il romanzo  della collana Giungla Gialla è ambientato nella Milano della periferia, come gli altri dell’autore, esperto conoscitore dei luoghi, e ha per protagonista l’ispettore Leonardo Marazzuti, “in arte” Crespo, per la forte somiglianza con il calciatore argentino Hernan Crespo. Ben delineato nel fisico, asciutto e prestante, ma soprattutto nel carattere, ha i tratti necessari per essere personaggio e generare empatia, senza mai diventare improbabile. Tutto parte dal ritrovamento di un cadavere, sotto il ponte di Bereguardo quindi a Pavia, di un uomo che risulta essere stato ucciso però a Milano. Ed è questo il primo punto di quella “regola del caos”. “Un ossimoro, una contraddizione in essere, come dice Crespo nell’epilogo, che diventa una componente casuale capace di mutare gli eventi”. Non solo la scritta di un murales che appare in un punto strategico della storia. Lettura appassionante, con svariati colpi di scena, e personaggi, anche tra i minori, capaci di affascinare. 


domenica 4 settembre 2022

CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO?


Un’anteprima di Halloween? Un nuovo assalto a Capitol Hill? Un  momento di un Carnevale in un paese del Sud America?  Qualche dettaglio come le insegne dei negozi o gli scorci di case lo smentiscono. Infatti, siamo in Italia, in un paese di montagna. Precisamente a Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo. 

 



La manifestazione è internazionale, certo, ma non c’entra con quelle presunte. Si tratta del Raduno Internazionale dello Spazzacamino, di cui si tiene quest’anno, dal 2 al 5 settembre, la 39esima edizione, dopo i due anni di stop. Le immagini si riferiscono a una passata edizione della sfilata, momento clou dell’evento, che si tiene proprio oggi. Perché Santa Maria Maggiore? Perché da questo paese, al confine con la Svizzera, per anni sono partite intere generazioni di emigranti per andare a pulire i camini di Francia, Germania, Austria, Olanda. Una storia con molti risvolti tristi di miseria, ma soprattutto di sfruttamento di bambini. Come ricorda il piccolo spazzacamino del monumento di Malesco, paese della Val Vigezzo, che morì fulminato dai fili dell’alta tensione. La manifestazione vuole ricordare questo antico mestiere che coinvolge molti Paesi del mondo. Ogni raduno è dedicato a qualcuno in particolare. Quest’anno le nazioni rappresentate sono venti, con le due new entry Croazia e Bulgaria. Per un totale di 800 spazzacamini che oggi, dalle 10 del mattino, hanno sfilato per le vie di Santa Maria Maggiore con i visi imbrattati di nero, da cui il nome di uomini neri, e gli attrezzi del mestiere in mano. Tutto preceduto dalla fanfara degli Alpini e del gruppo folkloristico della Val Vigezzo che quest’anno festeggia i cento anni. A conclusione, alle 16, un concerto dell’orchestra Giovani Musicisti Ossolani a Villa Antonia. Domani giro turistico per far conoscere le bellezze della valle e visita, per chi vuole, del Museo dello Spazzacamino, unico al mondo, che conta ogni anno più di 10mila visitatori. 


giovedì 1 settembre 2022

ORATORIO CON VISTA

Salendo per Via alla Chiesa lo si intravvede, tra case simili. Solo arrivando molto vicino si percepisce una forma tondeggiante sul dietro e un minuscolo campanile. Siamo a Pieve Ligure e l’edificio in questione è l’Oratorio di Sant’Antonio Abate. Gli storici liguri lo fanno risalire al 1260, dice Wikipedia, ma la fine della costruzione è più probabile che risalga agli inizi del 1400. L’interno è quello di una chiesa con una sola navata, tipica dell’Oratorio. Altare, affreschi anche di pregio, madonne, tutto  nella norma.





Se però si guarda in alto, sopra l’altare, ecco tre vascelli che pendono dal soffitto con volta a botte. Ma quello che più salta agli occhi sono degli enormi sacchi colorati alle pareti. Difficile indovinare cosa ci possa essere dentro, a meno che si abbia partecipato o si abbia visto da vicino la processione per la Madonna della Guardia, che si svolge ogni anno la domenica tra la fine di agosto e i primi di settembre. Dentro ci sono degli enormi crocifissi di legno del peso che varia dagli 80 ai 160 chili. Li portano i portaöei di Cristo, appoggiandoli a grossi cinturoni e passandoseli l’uno con l’altro. Alle volte accanto all’altare si può trovare un clavicembalo, come è capitato qualche sere fa, quando si sono esibite in musica barocca due bravissime musiciste. Elisabetta Villa, appunto, al clavicembalo e Daniela Piras con il flauto traverso. Con pezzi di Bach, Mozart, Carl Philipp Emanuel Bach (uno dei venti figli di Johann Sebastian), Pietro Domenico Paradisi e Alessandro Marcello. Un’atmosfera perfetta, un pubblico attento, affascinato, bambini compresi (poi si è scoperti nipoti della clavicembalista). Neanche troppo disturbata da qualche inopportuno applauso tra un movimento e l’altro.