mercoledì 23 aprile 2014

OSTELLO OSTELLIN LA NOTTE E' VICIN


 Il banco della reception con legni di recupero e l'ingresso
Creare degli ostelli in palazzi di pregio o in luoghi artistici  non è solo un modo per incrementare il turismo, ma è soprattutto una manifestazione di  senso civico, cultura, non provincialismo. Fa piacere quindi  sapere di una nuova apertura che risponde a certi requisiti. Come l’Ostello Ostellin di Genova. Il nome non è solo un gioco di parole con l’espressione usata  dalle nonne genovesi per i nipotini. Ostellin è un’associazione di cultura e promozione sociale creata da quattro, neanche o appena, trentenni, con studi diversi alle spalle, esperienza di vita e lavoro all’estero e voglia di costruire qualcosa, non soltanto per  far fronte alla crisi. L’ostello  è stato inaugurato due settimane fa in un vicolo a due passi dalla centralissima Piazza Fontane Marose. E’ al piano nobile di un palazzo cinquecentesco rimaneggiato fino al  1800, come   molti  palazzi del quartiere,  di cui fanno parte anche i famosi  rolli. Dato che a Genova non esisteva un palazzo reale i ricchi facevano a gara per ospitare nelle loro sontuose dimore, appunto nella lista dei rolli, le alte personalità in transito. Nell’appartamento con soffitti affrescati,camino, pavimento in graniglia genovese, ci sono  due camere a otto letti con bagno, una a sette letti e una matrimoniale con bagno in comune. C’è una sala relax con tv e computer, wi-fi gratuita, una biblioteca, un angolo lavanderia e una cucina a uso degli ospiti.  I mobili sono  lineari, ma non privi di una loro qualità. Sono stati studiati da un gruppo di architetti  attenti all’abbassamento dei costi e ai materiali, che  hanno lavorato assemblando anche pezzi di vecchi arredi recuperati. Nei progetti dell’Associazione no profit c’è quello di promuovere eventi  culturali, per far conoscere e valorizzare la città. Il target a cui si rivolgono?   “E’ un po’ cambiata la formula dell’ostello intesa come dormitorio per studenti, spiega   Elisabetta Ursino una dei soci,  certo si indirizza a un pubblico  che non ha grosse disponibilità, quindi i giovani, ma anche a chi vuole vivere l'esperienza di abitare in un palazzo storico".Per info:www.ostellingenova.it  

giovedì 17 aprile 2014

PIU' CHE PERFETTO


  Tilda Swinton e Edward Norton(in basso) in pellicce  Fendi 
Chi sostiene che la perfezione sia un’utopia, guardando il film “Grand Budapest Hotel” di Wes Andersen potrebbe ricredersi o per lo meno non essere più così ferreo nella sua convinzione. C’è tutto quello che di meglio il cinema può dare. Intrattenimento, che significa una trama forte con imprevisti e sorprese. Una recitazione  di tale  livello  che  si ha difficoltà a riconoscere gli attori, anche se tutti o quasi sono notissimi. Perché  i personaggi che interpretano sono talmente convincenti che non è possibile immaginarli o rivederli in uno dei tanti ruoli che hanno interpretato. Il protagonista Monsieur Gustave (Ralph Fiennes) è di uno snobismo  caricaturale ma con un animo nobile da supereroe,  eppure è una figura vera, reale. La fotografia è un insieme di immagini che potrebbero essere guardate e ammirate indipendentemente l’una dall’altra, fuori  dal contesto. Le scene, così come i costumi (Milena Canonero), si rifanno al passato, ma sono così ben studiati da essere lontani anni luce dalla ricostruzione pedissequa. Quasi da risultare frutto di una tendenza originale di quei tempi. Ci sono gli azzurri e i rosa del pop, c’è l’essenzialità un po’ cupa e inquietante dei disegni di Escher. C'è l' enfasi del fumetto e il kitsch da cartolina di paesaggi alpini. C’è quel poco di fiaba da mettere di buon umore senza essere stucchevole, quel tanto di suspense da attrarre senza angosciare. Quella giusta dose di intellettuale per non cadere mai nello sfoggio accademico. Ci sono tocchi di surreale così ben piazzati da non intralciare la narrazione. La storia, molto liberamente ispirata da un romanzo di  Stefan Zweig, prende, coinvolge. Si ride, si sorride, si partecipa alle fasi drammatiche con apprensione, però si esce sempre come si poteva uscire a otto anni dal più mieloso happy end di Disney. E con la voglia di tornare a rivedere il film.

domenica 13 aprile 2014

LA CASA E' A COLORI?

Ciotole in grès di  Flò
 Plaid Desigual

Non si può parlare di colori di tendenza. Da sempre. Basta pensare che quando  negli anni Ottanta furoreggiava il tutto bianco o il tutto nero, ai limiti dell’ossessivo,  Memphis proponeva mobili e oggetti coloratissimi. Come ricorda la mostra alla Fondazione Stelline con i pezzi di quegli anni di Ettore Sottsas, Peter Shire (v.foto),  Michele De Lucchi, Matteo Thun, Nathalie Du Pasquier, Hans Hollein, eccetera.  Da sempre toni forti convivono con tinte  sommesse. Da Meritalia, per esempio, le forme dei pezzi più  arditi spesso sono  controbilanciate da colori pacati e viceversa. Il tavolo Opera  di Mario Bellini  con  piano di vetro ha il sostegno simile allo scafo di una barca in legno a colori,  ma anche  naturale. La rivisitazione, molto connotata, della sedia in pelle Lierna di Achille e Pier Giacomo Castiglioni punta sulle tonalità scure. Lo specchio  a forma di occhiali di Lapo Elkann, si concede solo il rosso, se no è nero, blu, bordeaux.  In technicolor, perché emanazione della sua moda,  la Home collection di Desigual per la prima volta al Salone.Con piumini, plaid, tappeti. Nei toni  del rosa e  del beige   la riedizione della chaise longue di Charlotte Perriand , in omaggio all'architetto,  realizzata da Louis Vuitton e Cassina, in solo 1000 pezzi. Sono coloratissimi, come tutte le sue creazioni, gli immaginifici vasi di Gaetano Pesce . Sono in tinte indefinite e sfuggenti  quelli in grès o ceramica fatti a mano  di Flò. E’ un laboratorio di arte floreale di  Bologna  che si occupa di  allestimenti floreali, progettazione di terrazze e serre,  e ha creato una piccola, deliziosa collezione di contenitori, piatti e bicchieri. 
  
Da segnalare una mostra di colore, non nel senso di tinta. E’ alla Fondazione  Stelline fino all’8 giugno.  Da vedere i lavori di tre artisti milanesi di nascita o di adozione. Come Emilio Scanavino con “Nascenza”,  che racconta la sua evoluzione e la sua sperimentazione nella scultura e nella pittura. Più di costume e quindi di colore    “Matita & Metropoli”,  a cura di Chiara Gatti, che mette insieme le  cronache a disegni di Walter Molino, illustratore   della Domenica del Corriere, e le tempere e i pastelli di Giuseppe Coco.  Molto ironici, acuti, sempre garbati, estremizzano personaggi-stereotipi della Milano  degli inizi  anni ’60 e della prima linea della metropolitana.

venerdì 11 aprile 2014

ART...IGIANATO

 Maliparmi e Family Dress
Bisazza-Emilio Pucci

L’alto artigianato  è una delle grandi  presenze del fuorisalone.   Bisazza per i suoi mosaici si ispira  ai grafismi di Emilio Pucci, ai suoi abiti e ai suoi foulard più famosi. E così oltre   quelli “di serie” sui toni dell’azzurro, ideali per una piscina,  mette in mostra  tre  pannelli, vere opere d’arte in cui i tasselli sono stati assemblati rigorosamente uno per uno a mano.  Da Tod’s Oki Sato dello studio giapponese  Nendo  stupisce con la sua scarpa da barca in vari pellami, così morbida da essere stata battezzata Envelope Boat shoe,  busta per il piede.  Scintillii barocchi illuminano i preziosi abiti di Martin Margiela.  Maliparmi partecipa al progetto di arte relazionale Family Dress  con un abito pezzo unico ideato e cucito dagli studenti del Naba. Questo utilizza  un patchwork di tessuti della maison unito a knitting dal sapore rétro. La grande attenzione al dettaglio nelle lavorazioni in pelle per divani, poltrone, letti  ma anche lampade e tappeti, è la caratteristica di Trussardi che espone sia al Salone, sia  nello store di Piazza Scala.  Nella Clarissa Lounge Chair di Patricia Urquiola per Santoni si ritrovano  le lavorazioni pregiate delle scarpe, compresa l’allacciatura sullo schienale che ricorda il particolare di una stringata.  Accordo anzi “affinità elettive” fra moda e design. Nella Boutique Ferragamo, insieme al comò e alle sedute  della collezione Giò Ponti anni ’50 e ’70, i disegni dell’archivio del Museo Ferragamo. I Fratelli Rossetti, tra i primi a portare in vetrina gli artigiani con l’eccellenza delle lavorazioni, quest’anno hanno scelto di mettere in mostra un’installazione, dando carta bianca all’artista Letizia Cariello. Il site specific di chiama Isola ed è lo struggente racconto di oggetti portati dal mare,fra quotidianità e mistero. Parlare di lunghe tradizioni  artigianali per Frette che  dal 1860 “veste” letti e bagni delle teste coronate d'Europa è superfluo. Per cui nel lussuoso palazzetto di Via Spiga hanno preferito esporre le foto di Giorgia Catena, nudi femminili molto forti e espressivi, affiancati dalle poesie di Emily Dickinson. Pochi pezzi, ma con l’usuale eleganza understatement dei veri signori di campagna nel Lifestyle di Brunello Cucinelli.
Non è esattamente artigianato ma  espressione di creatività il corto “Training” proposto da Camper,  realizzato dagli studenti di   Ecal, University of art and design di Losanna,   con la regia di Jan Czarlewski. Un’operina di gusto girata in un ricostruito negozio Camper,  che ironizza sull’iniziazione alle strategie di vendita. 

giovedì 10 aprile 2014

ARREDI BESTIALI

 I cani di Sisley e la pecora di Barcelona Design

Coloratissime rondini svolazzano intorno a Barnabò Visconti nella piazza delle Armi del Castello Sforzesco. E’ Nido di Rondine, installazione dei Cracking Art. Nel negozio di Moreschi in Piazza S.Babila enormi gattoni in resina sovrastano le scarpe. Sono di Hiro Ando che si è ispirato a simboli della cultura giapponese. Di fronte,  nelle grandi vetrine di Sisley,  non ci sono abiti ma cani di ceramica,  a grandezza naturale, seduti sui podi di una fantomatica premiazione. Sono cinquanta, tutti dipinti a mano da Mariana Fernandes , designer e illustratrice portoghese,  una dei creativi di Fabrica. Ogni cane, di cui la razza è scrupolosamente indicata a fianco, ha un manto con le sue pennellate che ricordano erba, fiori, petali. Non sono gli unici animali a popolare il grande zoo del Fuorisalone. Da La murrina in una teca di cristallo, come una santa imbalsamata, ecco un coccodrillo realizzato dai maestri vetrai di Murano,su progetto di Alessandro La Spada.  Come le cupole  di vetro ispirate alle casse di Ward, botanico inglese  che le inventò per trasportare piante e fiori da un continente all’altro.  E’ in metallo e PVC in colori forti l’Animal House di Marni. Con grande scelta di esemplari. Dai  conigli e le papere da cortile (v.foto) al famigliare asino, fino ai più esotici fenicotteri, struzzi, giraffe. Intorno a loro le sedie e le chaise longue, tutti pezzi unici, realizzati dalle donne colombiane per il progetto Charity. I pinguini di Cracking Art, che hanno invaso per mesi il dehors della Galleria di arte contemporanea di Praga, animano il party di Bikkembergs annunciato come From Bora Bora to Milan.  E gli  animali spuntano perfino nel sofisticato allestimento  con installazioni luminose  di Jacopo Foggini per Vionnet, curato da Rossana Orlandi al Museo Bagatti Valsecchi. Fra lampadari di cristallo, poltrone luccicanti,  alberi di luce,  c’è la grassa Green Chicken a dondolo   di Jaime Haydon e  la deliziosa pecora di Barcelona Design con un  cassetto nella pancia. E’ un topo, ma decisamente speciale, quello stampato sui nuovi trolley Samsonite per un accordo con la Disney.