lunedì 27 agosto 2012

TACCHI E DISTACCHI


 Decolletée di Casadei
“Si segga lei che ha i tacchi”, “Oggi posso camminare, non ho i tacchi”. “Prenderò un taxi, ho i tacchi”. Frasi sentite sul tram, all’uscita dei cinema. Raccontano una nuova invalidità non ancora riconosciuta, ignorata nelle modifiche delle barriere architettoniche e dal politically correct. Che non inventa formule (Diversamente calzate? Diversamente alzate?) per definire le neo-invalide, ma accetta il termine crudo, senza giri di parole.  Le donne portano i tacchi da tempi memorabili. La duchessa di Windsor, maestra di stile, sentenziava che “una donna deve salire sui tacchi a 16 anni per non scenderne più”. Ma non immaginava che un giorno i tacchi avrebbero superato i 10 cm. e sarebbero stati indossati per intere giornate di lavoro. Non a caso il massaggio ai piedi è diventato un must dei centri benessere.  Gli Hotel Four Seasons, preferiti dal popolo della moda, hanno studiato speciali “coccole” stile “Lanterne rosse”, per dare conforto ai piedi delle fashion victims, massacrati dai tacchi nelle settimane delle sfilate. Il Four Seasons Hotel  New York, propone il City Feet and Legs Toning treatment (130 euro, 25 minuti).Il Four Seasons London at Park Lane ha creato il Foot Freshner for Fashionistas (76 euro, 25 minuti) . Al Four Seasons Hotel Milano si può richiedere un Express Foot Ritual (83 euro, 30 minuti). Mentre al Four Seasons Hotel Gorge V di Parigi, è disponibile il Fashionista Foot Shooting Treatment, seguito dal Mint Shooter Foot Treatment (76 euro, 25 minuti).
Per tutte le donne si accende, comunque, una speranza. Anche la scarpa bassa sta diventando di tendenza. E non solo ballerine e flip flops Havaianas(al mondo se ne vendono 6 paia ogni secondo). Manolo Blahnik, guru del tacco più perversamente alto, ha lanciato per l’inverno la stringata bassa Bath. Beyoncé ha dichiarato di amare le scarpe senza tacco. E perfino per la sera ci sono proposte piatte di firme doc.

lunedì 20 agosto 2012

PORTOFINO : AUTO D'AUTORE


I suricati del Cracking Art Group
Il cofano di Ben Vautier
Un rinoceronte imbragato sovrasta dall’alto chi entra. Dei suricati (mammiferi carnivori della famiglia degli Erpestidi, come le manguste), di un improbabile rosa shocking, tengono di vista anche loro l’ingresso, diritti sulle zampe posteriori, come quando sorvegliano le tane. Qua e là  qualche nudo di donna sbuca tra le fronde. Entrando dal piccolo cancello di Molo Umberto 1°  e salendo le scale ci si imbatte in molti altri soggetti interessanti. Ovviamente si tratta di sculture  e il luogo che le contiene è il Museo del Parco di Portofino. Nato  25 anni fa, raccoglie  170 opere di artisti del Novecento. Dalla donna di Fontana del 1942 alla Torre di Babele in acciaio di Man Ray. Dal mosaico “Le foglie morte” di Guttuso alle bottiglie d’olio di Beuys , a pezzi di Cucchi, Basaldella, Spoerri, Getulio Alviani,Giò Pomodoro ecc.Fino a installazioni come la “riedizione” della manzoniana “Merda d’artista”, dell’altezza di un metro, di Francesco De Molfetta,  ai citati rinoceronte life size  di Stefano Bombardieri e i suricati del Cracking Art Group. Un’esposizione quindi in continuo divenire, che si rinnova quasi di stagione in stagione, proprio come la foltissima e straordinaria vegetazione dove è collocata. Ma “il movimento” non si limita alle nuove acquisizioni. A una scadenza ravvicinata ci sono piccole mostre curiose e di pregio. Come quella in corso dal 31 luglio, fino a settembre, ideata da Daniele Crippa, direttore del Museo, e realizzata in collaborazione con  Porsche Italia. Da vedere i cofani dei modelli di auto Panamera, Cayenne, Cayman interpretati da 12 artisti. Vari i soggetti e i linguaggi. Dal figurativo omaggio a Portofino di Guglielmo Meltzeid alle ironiche e surreali scritte bianche di Ben Vautier, al colore di Giorgio Sambonet, agli inconfondibili tratti di Omar Galliani.
Il museo è aperto tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 19. Info: www.museodiportofino.it La mostra “Cofani d’Autore” proseguirà per tre anni in contesti museali e nelle principali concessionarie Porsche.

lunedì 6 agosto 2012

REMEMBER GRAND TOUR

Interni dell'Hotel Timeo

 Hotel Splendido a Portofino
Il Grand Tour non è scomparso. Solo i tempi si sono accorciati, sono cambiati i mezzi di trasporto che ne hanno anche decretato la fine. Ma lo spirito è rimasto intatto. Tutto fa capo a una “compagnia”, poco più giovane del Grand Tour. E’l’Orient Express con il treno che da Londra portava  a Istanbul, toccando a a a  a Istanbul, toccando molte città europee, Venezia compresa . Al mitico treno se ne sono aggiunti altri, oltre che battelli, navi, alberghi  in giro per il mondo. In Italia ci sono sei hotel, in località esclusive, di cui alcune anche poco conosciute. Dall’isola della Giudecca  a Portofino, da Fiesole a Ravello, da Taormina alla vicina baia di Mazzarò. Gli alberghi non sono legati esclusivamente dal fatto di essere in palazzi storici con parchi secolari. Li accomuna il tipo di ospitalità, che non consiste solo in arredi curati e un servizio ineccepibile, ovvii in un cinquestelle.  Ma in una cucina che propone piatti tipici e utilizza ingredienti e sapori del luogo. Nei piccoli tour per conoscere aspetti curiosi e meno noti del posto. Allo Splendido di Portofino, dove i muri tappezzati di foto in bianco e nero testimoniano il passaggio del vero jet set dagli anni Cinquanta in poi, un esperto botanico spiega, in passeggiate sul monte, le erbe particolari, spesso endemiche di quel tratto di costa. Una guida apre le porte delle vecchie, storiche fabbriche di velluti di Zoagli o di broccati della vicina Lorsica. Dal Timeo di Taormina o da Villa S.Andrea sul mare di Mazzarò si può ripercorrere le locations del padrino o volare in elicottero tra i vulcani.
Sei luoghi dove soggiornare per assorbirne in pieno l’atmosfera, completamente diversi tra loro, ma con un’impronta unica. Per cui in serate speciali gli chef di un hotel si spostano in un altro per cucinare le loro prelibatezze. E così sulla terrazza dello Splendido, con le brezze e le luci del Tigullio, si gustano piatti siciliani, i camerieri sono vestiti come nell’albergo di Taormina, e i suonatori sono quelli dell’hotel Timeo.

mercoledì 1 agosto 2012

STESSA SPIAGGIA STESSO MARE


Le spiagge cambiano. Prendere il sole e fare il bagno sono solo due degli optionals possibili e nemmeno sempre  garantiti. Ormai le spiagge con sabbia, ombrelloni, chaises longues, lettini, sono a Cortina, Cervinia, ai piedi di un ghiacciaio, nell’area sosta di un’autostrada,in un centro commerciale. Non solo non c’è il mare o il lago, ma nemmeno l’acqua. Per contro ci sono tempietti per massaggi ayurvedici, tende per meditazione, tappetini per sveltine di yoga, bar con yogurt e cibi macrobiotici che sostituiscono ghiaccioli e gelati. E poi shopping, di tutto. Dall’orecchinone  etnico al tavolo design. Fare il bagno è l’ultimo degli interessi da spiaggia. E quanto al sole si preferisce abbronzarsi  a marzo in un Centro Solarium in città e passare l’agosto sotto l’ombrellone, spalmati di autoabbronzante.
 Spiaggia a Cervinia
Solo i bambini hanno interesse per l’acqua. Pur preferendo la play station a macchinine o  bambole, computer e internet ai cartoni animati, in spiaggia ripetono i comportamenti di sempre. E così le loro mamme.
Il tormentone di “Posso fare il bagno?” continua tale e quale, alla faccia dell’indipendenza sbandierata, ai  mesi di vacanze studio negli Usa a età sempre più d’asilo, ai campus montani in completo isolamento. La risposta delle mamme rimane la stessa. Guardano l’orologio, o il cellulare, e sentenziano “Mancano 22 minuti”. La domanda viene riformulata dal bambino dopo meno di 22 minuti. La mamma sempre più categorica e autorevole risponde che mancano 10, 9, addirittura 3 minuti. Precisa, incorruttibile, determinata non cede su un minuto. La digestione è decisa per 2 ore e 30 e tanto il bambino deve aspettare. Non un minuto in meno, se no la congestione è assicurata. Che abbia mangiato la casseula o un brodino. Che si tuffi in un mare di 30 gradi o in un torrente di 10 gradi.  
Finalmente il bambino può fare il bagno e allora inizia la fase 2, il tuffo. Il bambino dalla roccia, dal moletto, dalla scaletta grida “Mamma guarda”. Tutti  si voltano e interrompono quello che stanno facendo. L’unica che non guarda è la mamma, intenta a parlare. Al quarto “guarda mamma” la spiaggia intera si augura che la mamma si volti, ma la donna non cede. Poi si scoprirà che parlava di : 1) scuola del figlio, 2) prossime vacanze del figlio, 3) dove far prendere lezioni di tuffo al figlio in città, 4) lezioni di yoga per il figlio, eccetera, eccetera.
Forse la mamma di un tempo non parlava di yoga per il figlio, ma magari di doposcuola e lezioni di nuoto, ma allora come ora non si voltava mai a guardarlo.
Nota tecnica. Ora come allora il numero dei “guarda mamma” era inversamente proporzionale all’altezza da dove il bambino si buttava.