giovedì 30 gennaio 2014

GUEPIERE O PANTOFOLE?

 De Fonseca
 Agent Provocateur

Si ha appena finito con Babbo Natale e rosso Capodanno, e senza un attimo di tregua ci assale S.Valentino. Ma bisogna avere una data stabilita per un dono o, in questo caso, per dimostrare il proprio amore? E poi è possibile  che chi vuole fare un regalo all’amato/a preferisca farsi consigliare da una vetrina o dalle pagine di una rivista? Non conosce abbastanza il proprio partner, in questo caso la propria partner, per sapere se sia più stimolata e appagata da una guepière, of course   di pizzo rosso,  o da un paio di pantofole , sì proprio pantofole. Con scritta I love you e cuore, certo, ma sempre pantofole. Un tempo sinonimo dell’anti sensualità, specchio della monotonia casalinga , emblema della routine, antagonista spietato del batticuore   ora la pantofola viene suggerita come pegno d’amore  per la coppia felice.  Certo le fantasie erotiche non hanno confine, ma le pantofole rappresentano una palestra da mettere a dura prova  anche  virtuosi dell’ eros a livello  del   divino marchese.
Ma tornando al tema delle date fisse, le ricorrenze sembrano essere diventate un trend  in crescendo. Perfino le aziende  non si limitano più a festeggiare i cinquanta, i cento anni, i vent’anni, ma puntano  su numeri più improbabili come il 130. Forse chissà si arriverà a festeggiare gli anni, numeri primi. E avanti così fino ad avere una celebrazione ogni anno, ma anche ogni mese, ogni giorno e perché no, ogni ora. Si porrà il problema della comunicazione, ma internet verrà in aiuto.

martedì 28 gennaio 2014

INDIA TRA LE RIGHE

 Il Maharana di Udaipur, Rajastan

 Lavandaia a Madurai, Tamil Nadu
Sono molti i personaggi che ha incontrato Pietro Tarallo nei suoi ripetuti e numerosi viaggi in India. Diversi tra loro, alcuni  autorevoli e popolari, altri emblematici o addirittura mitici come Madre Teresa di Calcutta, altri sconosciuti ma altrettanto importanti per conoscere il Paese.  Il racconto di quelle conversazioni è forse   il modo più immediato e diretto per riuscire a penetrare luoghi e dinamiche lontane, inaspettate, contradditorie.  Dove, la banalità è purtroppo d’obbligo, il contrasto è il grande  e spietato protagonista. Questo spaccato  di mondo è raccolto in “Incontri Indiani”, libro esclusivamente in formato digitale della collana “Viaggi tra natura e ricerca”. E’ in vendita a  4,99 euro  su ebooksitalia.com, sito dell’editore Simonelli, in  vari formati.  
Certo  leggere su video  piace poco a chi è nato prima degli anni Settanta. Ma in questo caso le foto, e ce ne sono   di bellissime, tutte scattate dall’autore, si apprezzano e si gustano di più.  Se poi si aggiunge  che i diritti d’autore sono destinati a  Care & Share (onlus che opera a sostegno dei bambini abbandonati a Vijawada nell’Andhra Pradesh, India del sud) si è ancora più motivati all’acquisto e alla lettura.


domenica 26 gennaio 2014

LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA OLIVEIRA

Tutte le mattine alle 8,30 precise è sul luogo di lavoro. Anche se come  libera professionista non deve rispondere a nessuno e ultimamente la sua attività è ridotta. Ogni tanto si allontana per qualche appuntamento, ma mai per un caffè o per distrarsi. Alle 13,30 torna a casa con i mezzi pubblici, dato che non guida. Da  quando il lavoro è diminuito ha deciso per un part time.  Non potendo permettersi di non fare niente, il pomeriggio  ha accettato un impegno come badante-dama di compagnia da un’anziana coppia. Anche da loro è molto apprezzata perché cucina bene, è attiva e con un atteggiamento sempre positivo nei confronti della vita. Ora è tornata  in Brasile da dove è andata via 25 anni fa, dopo la separazione dal marito.  Qui ha una figlia e dei nipoti.  Ama l’Italia,  riconosce che le ha dato molto. Ha potuto crescere professionalmente e soprattutto avere delle opportunità che nel suo Paese non avrebbe mai avuto. Anche se i sessant’anni si avvicinano, non è stata l’età e neanche la nostalgia a farla tornare in Brasile, è stata la crisi economica che ha coinvolto anche la sua occupazione. Ha lavorato fino al giorno prima di partire. Sempre puntuale , efficiente, sorridente. Da anni era   lei stessa che puliva  quell’angolo di marciapiede che era diventato il suo. Gli spazzini dicevano che non erano tenuti a farlo, allora lei si era fatta regalare una scopa, che teneva nascosta dietro il cancello di un tennis abbandonato. “Lo faccio per i clienti” diceva, spazzando via le foglie secche. Il caldo o il freddo per lei non erano un problema, si vestiva adeguatamente. Solo una mattina che pioveva  molto forte era venuta per un appuntamento   preso da tempo, ma  era tornata a casa subito dopo, accompagnata dallo stesso signore. Aveva quasi esclusivamente clienti fissi, ma da  seria professionista non ne parlava. Si limitava a fare commenti generici. “E’ una persona gentile” o “E’  un po’ pesante, capisco la moglie”. Certo stupiva quando si veniva a sapere che la pesantezza  non era  data dalla  conversazione poco brillante e neanche  dai chili in più, ma da una richiesta di posizioni e prestazioni piuttosto impegnative.

venerdì 24 gennaio 2014

SFILATE DEFILATE SFILACCIATE


Per dirla con approccio alla Catalano(solo chi ha vissuto “Quelli della notte” può capire) è meglio  una sfilata con bellissimi capi, modelle stupende e styling eccezionale o una  sfilata con capi bruttini, modelle discutibili e styling raffazzonato?  Perché, per continuare nel paradosso, non è solo l’abito che fa il monaco.  
Se gli abiti sono così così, è vero che una passerella con modelle che si muovono in modo armonico  e uno styling azzeccato e innovativo, può  valorizzarli   . Ma è anche vero che  capi in tessuti particolarissimi, magari inediti, elaborati e raffinati, sono difficili da individuare sulla passerella, mentre una presentazione, in cui si possa se non toccare almeno guardare da vicino il prodotto,  rende merito  alla qualità. D’altra parte un abito o un  capo in genere non si apprezza  solo per il tessuto. Si deve vederne il taglio e soprattutto la vestibilità, che su un manichino immobile non si riesce a cogliere.   Se si aggiunge   che una sfilata si basa su luci, regia, coreografia, musica, alle volte scenografia, il limite con lo spettacolo è minimo.   E se poi la si correda di un parterre di vip o semivip sicuramente dà adito a commenti  molto di più di una presentazione statica.  Allora qual è il modo più giusto  per valorizzare una collezione di moda?
Sono pensieri e riflessioni  che in genere capitano quando si assiste a una sfilata  in cui la forma (cioè scenografia-coreografia, modelle e styling) non è buona e i capi mediocri, tendenti al brutto. E in questo contesto anche il raro abito di buon taglio si perde come una goccia d’acqua nelle cascate del Niagara. O per continuare nel festival delle banalità, restando in tema   sartoriale, come un ago in un pagliaio.   

martedì 21 gennaio 2014

FRONTE DELL'ORTO

 Il raccolto all'Orto Parenti

Per farsene un’idea, si può andare al Teatro Franco Parenti di Milano, dove l’estate scorsa nel terrazzo che si affaccia sulla Piscina Caimi si sono raccolti  pomodori, zucchine, zucche. Mentre ora crescono radicchio e erbe aromatiche  e  un melo e due kiwi danno i loro  frutti. E’  il primo intervento  di Orti d’Azienda,  onlus creata da otto persone con formazioni e curricula diversi, dal manager all’esperto di comunicazione al geologo,   accomunati da un forte  interesse   per l’ambiente.  La Onlus è sostenuta da vari sponsor tra cui Timberland che, nei suoi headquarters nel New Hampshire in Usa, ha realizzato un grande orto aziendale già nel 2007. Un orto all’interno di un’azienda non ha solo  fini strettamente ecologici-verdi. Può riqualificare gli spazi intorno, rendendoli più gradevoli alla vista e più fruibili. E può anche essere un modo per  creare svago e aggregazione tra i dipendenti. I frutti raccolti sono destinati a chi li coltiva, quindi ai dipendenti, ma possono essere donati anche a membri di associazioni convenzionate o ad associazioni caritatevoli.  Il gruppo fondatore non si limita alla teoria.   Consiglia il tipo di ortaggi, verdure, frutta  giusti, interviene manualmente per seminarli nei periodi adatti, aiuta a gestire la manutenzione.
Orti d’azienda  “fornisce consulenze” non solo alle aziende ma anche a chi vuole coltivare i pomodori sul balcone o i sedani nel giardino di casa, non importa le dimensioni del verde a disposizione. Per gli interessati dal 18 febbraio al 18 marzo ha organizzato cinque workshop, proprio nel terrazzo-orto del Teatro Franco Parenti. E per chi non ha tempo o spazio  esiste anche la possibilità di adottare  un orto a distanza.  L’iniziativa,   in collaborazione con Geologos sine fronteras, consiste nel partecipare alle spese di un kit per Paesi in via di sviluppo come Africa o Sud America. In questo  ci sono le semenze selezionate in base a terreno e clima e un impianto d’irrigazione  “goccia a goccia” notturno e indipendente, per far fronte ai problemi idrici. Si chiamano  Isole Orticole  e  possono fornire nutrimento  a una famiglia o un gruppo dalle cinque fino alle otto persone (www.ortidazienda.org).