venerdì 29 novembre 2013

DIVERSAMENTE UGUALI


Che un marchio di abbigliamento si “allarghi” e sconfini nelle lampade, nei guinzagli per cane,negli interni di auto,  fino ad arrivare a cellulari, gommoni, cioccolatini e stili di vita non solo non è una novità, ma è la prassi. Anzi ci si stupisce quando una griffe rimane confinata al vestire. Normale quindi che il brand spagnolo Desigual dopo il successo della home si occupasse di profumo. E ovviamente con quell’approccio  in linea con la sua filosofia. Che comincia dal nome. Desigual: disuguale, accidentato,   bernoccoluto, disunito, frastagliato, impari, irregolare, non equilibrato,zotico , dice il vocabolario. E ovvio che la diversità è il punto fermo, ma di questa diversità si sono presi solo gli aspetti positivi o  comunque innovativi. Niente bernoccoluto o zotico  insomma. Ed ecco che le fragranze sono tre, simili nella progettualità e addirittura complementari, ma assolutamente diverse per componenti e intenti.  Si chiamano Love, Sex  Fun. Traducibili con bacio, divertimento, trasgressione, i tre elementi della “vida chula” (vita bella)secondo Desigual . Ribes nero, pompelmo rosa, mandorlo per il malizioso e tenero Love. Gelsomino, muschio, rabarbaro per il provocante e intenso Sex.  Agrumi, frutto della passione, violette e mirtilli per il leggero e allegro Fun. I flaconi, di tre misure, hanno una forma tondeggiante,  apparentemente rétro. Invece sono un collage di stampe, rilievi, colori inediti. Anche il vetro è particolare, con il motivo dei cerchi concentrici che creano un movimento. Ma la vera perla sono i tappi, tutti differenti tra loro perché realizzati con minuscoli scampoli di tessuti, of course diversi.   

giovedì 28 novembre 2013

NATURA E' FUTURO


Non è necessario essere reazionari, biecamente passatisti  o rozzi per provare ogni tanto dei piccoli moti di intolleranza per chi nella sua vita alimentare concepisce solo il bio e gli alimenti kilometro zero, e nei confronti dell’ecologia manifesta atteggiamenti ossessivi. Probabilmente per questi lo workshop  sul bio-living organizzato a Milano da Astarea, istituto di ricerche di marketing, può sembrare del tutto inutile e comunque non sposta le loro convinzioni. Invece è assolutamente illuminante per chi ha un atteggiamento laico e critico nei confronti del bio ed eco a tutti costi. Di cosa si è parlato? Indicativo e programmatico il sottotitolo: la natura entra nei prodotti e ispira i processi. Dal Green della scarsità al Blue dell’abbondanza. Come ha espresso Laura Cantoni di Astarea nella presentazione, la natura ha un nuovo ruolo, non è più altro da noi ma è soggetto sociale. Non è più natura da proteggere, vista in modo romantico come i campi di grano alla Barilla, ma è una natura protagonista, con un suo paradigma progettuale. La sostenibilità è giocoforza per l’innovazione. “Back to the nature to go forward” è il motto che può  sintetizzare la nuova tendenza. Il bio non è solo salute, ma dà una mano in termini di economicità. In sostanza la natura diventa elemento fondamentale per rinnovarsi. A supporto della tesi sette interessanti interventi di “addetti” a settori diversi. Roberto Olivi del BMW Group Italia, per esempio, ha parlato di una nuova auto  per una mobilità sostenibile, che non solo non inquina, ma è frutto di un processo sostenibile. In Fibra di carbonio ha tempi di costruzione del 50% inferiori alle altre auto. Per  i suoi interni  utilizza materiali solo organici, come canapa, legno di eucalipto e pelle trattata con tannini naturali. Pierfrancesco Morganti, docente di dermatologia  cosmetica alle Università di Napoli e di Pavia, ha spiegato  come la chitina, che si ricava dal carapace dei crostacei, quindi assolutamente biodegradabile, può essere usata per le confezioni degli alimenti.


martedì 26 novembre 2013

A BOUT DE SOUFFLE'


 Street food
Si parla molto di cibo. Demonizzato e ridotto in calorie per aspiranti taglia 42. Con contorno di ridicole tradizioni negli spot pubblicitari. In televisione e in radio fa risplendere il talento di uno chef. Al cinema è coprotagonista di film. E’ nei giornali, sul web, nei libri. Durante Bookcity a Milano, tra i tanti di cucina, è stato presentato “Il cuoco e i suoi re” di Edgarda Ferri, nell’elegante edizione Skira. L’autrice, famosa per le biografie, racconta la storia di Marie Antoine Carême, il più celebre cuoco di Francia (1783-1833). Il cibo è oggetto di fiere, dibattiti, congressi, corsi, sempre più specialistici. Un tempo l’obiettivo era il soufflé o l’anatra all’arancia, ora si punta all’uovo sodo o al riso in bianco, con qualche blitz su sushi e kebab. Tra gli alimenti più corteggiati il cioccolato, con saloni, rassegne e artisti dedicati. Di recente è uscito “Les Marquis de Ladurée – Lo spirito cioccolato” con ricette dei pasticceri parigini. In una confezione  che ricorda quella delle religieuses e dei macaron. Tra i protagonisti new entry il pane, in ottima posizione nella hit parade del “facciamolo  in casa”. A Milano è in mostra allo Spazio Oberdan dal 27 novembre fino al 26 gennaio: storia, riti, paradossi. Se mele e ciliegie sono confinate in sagre  paesane il limone in Francia, a Mentone, è la star di un festival internazionale . Nato nel 1933 come piccola esposizione ora conta circa 160mila visitatori. Quest’anno, dal 15 febbraio al 5 marzo, prevede 20mila ore di lavoro per le squadre di allestimento e pacchetti speciali per i turisti (www.tourisme-menton.fr). Accanto all’alta cucina si fa strada, è il caso di dirlo, lo street food, parente ambulante   del fast food. Il business è in tale crescita da aver favorito anche il food truck, cioè i veicoli  per il trasporto. VS, azienda piemontese del settore, è passata da un  fatturato di 254 mila euro nel 2011 a 990mila euro nel  2013, e la previsione per il 2014 è di 1 milione e 500mila euro.

venerdì 22 novembre 2013

TURISTA NON PER CASO


In copertina

Si può girare Milano da turista se ci si vive o ci si è sempre vissuti? Marta Stella ne è talmente convinta che con il suo libro riesce a convincere gli altri. Si intitola, senza voli pindarici, “My secret Milan” ed è edito da L’airone . Racconta luoghi,  alcuni più conosciuti, altri meno, nessuno istituzionalizzato, artistico, o comunque inserito nelle guide di quello che “si deve vedere”. Alcuni indirizzi sono segnalati  da persone che vivono a Milano più o meno famose, ma comunque che amano la città e soprattutto sanno come viverla. Il sottotitolo “La Milano intima delle milanesi” lo spiega solo in parte. Altri luoghi sono stati “scoperti” direttamente dall’autrice. Ligure, classe 1988,  Marta è arrivata fresca di studi a Milano, dove ha iniziato a lavorare come giornalista e a girare per le strade attenta, curiosa, sentendo pareri, intervistando.  Ora collaboratrice di Marie Claire e blogger, scrive con la freschezza e la leggere
 La Galleria
zza di chi non  pretende di saperne di più, ma anche con l’entusiasmo di chi ha trovato qualcosa di particolare. E soprattutto ha voglia di trasmetterlo. Qualche  indirizzo, per quanto non da guida tipica, è  segnalato anche  in  “101 cose da fare a Milano” di Micol Arianna Beltramini  (Newton Compton Editori) uscito nel 2011. Ma non c’è sovrapposizione, perché il modo di raccontare e anche i riferimenti sono diversi, più letterario da Beltramini, più giornalistico-modaiolo da Stella.   Tra gli “inediti” sicuramente   la balera all’Ortica dove  ama allacciarsi in un  tango Maurizio Cattelan.  O il parrucchiere in un interno di Via Lagrange,  che ha  aiutato Diane Pernet,  direttrice di “A Shaded view on fashion film” a trovare le forcine di plastica per non disfare la sua inconfondibile  acconciatura, ogni volta che passava dal metal  detector degli aeroporti.  O ancora  un delizioso bed & breakfast all’interno di una galleria d’arte. A sostenere la narrazione e stimolare la curiosità qualche foto e soprattutto gli azzeccati disegni di Costanza Agnese Matranga.  Anche il luogo dove è stato  presentato il libro è particolare. In via Manzoni, nella sede-show room di Les Copains, nello spazio Atélier  dedicato a iniziative d’arte e cultura. 

giovedì 21 novembre 2013

PASSIONE CINEMA


Gli addetti ai lavori lo sanno, ma sono pochi anche tra i cinefili a sapere  che Filmmaker ha trent’anni e ha contribuito  alla scoperta di registi come Silvio Soldini, Paolo Rosa,  scomparso di recente,  Alina Marazzi, Michelangelo Frammartino e molti altri.   Il festival milanese  quest’anno si svolge dal 29 novembre all’8 dicembre. Allo Spazio Oberdan, alla Fabbrica del Vapore, al Cinema Palestrina e al Cinema Manzoni. Particolarmente importante la scelta di quest’ultimo, che dopo anni di chiusura e  contestazioni, esce ristrutturato e rinnovato, ma con intatta la connotazione  di pezzo di storia della  cultura milanese. Qui  aprirà il festival con l’anteprima nazionale  della cine-installazione  “Alberi” di Michelangelo Frammartino, autore di “Le quattro volte” premiato alla Quinzaine di Cannes nel 2010. Protagonisti i romiti, uomini-alberi che entrano in un piccolo paese. Davanti allo schermo ci sarà un prato, dove il pubblico  potrà sedersi. Varie le sezioni. Dalla retrospettiva dell’ americano Ross NcElwee, definito  “il Woody Allen dei documentari” per l’ironia, ma anche “il  Proust  con  la macchina da presa” per il gusto del ricordare. Per la sezione Concorso Internazionale  nove film di giovani  di tutto il mondo, mentre in Prospettive otto opere di cineasti italiani. Per Fuori Formato 14 titoli  di cinema di ricerca. Per Eventi Speciali sette appuntamenti tra cui l’omaggio a Paolo Rosa con la proiezione del suo ultimo film “Il Mnemonista”. Per Nutrimenti Terrestri, Nutrimenti Celesti  tre film già realizzati e sei work in progress  di giovani, che sono stati aiutati a portare avanti le loro produzioni. Tra questi  “Frastuono” di Davide Naldi, vincitore del premio Passion per ricordare Silvano Cavatorta, anima di Filmmaker, autore, critico, produttore , insegnante alla Civica scuola di cinema  di Milano, scomparso nel 2011. Il film racconta il viaggio di formazione di tre adolescenti da Pistoia a Berlino. Quest’anno il partner di Filmmaker è Ploonge, nuovo social network per l’organizzazione di eventi. Tra i sostenitori il Comune di Milano, il Ministero dei Beni culturali, la Fondazione Cariplo, SPI-CGIL e il marchio di Moda Mantù, unico sponsor del Premio Giovani del Concorso internazionale. Una scelta dettata da una condivisione di valori: attenzione per la qualità, l’eccellenza, il made in Italy e l’impegno a promuovere giovani talenti. Per informazioni: www.filmmakerfest.com