mercoledì 31 maggio 2023

LA FORMA DELL'ACQUA

I colori sono tenui, eppure quell’azzurro interrotto da sfumature di bianco attrae l’occhio,  sembra di potercisi immergere. Non è una sensazione peregrina dal momento che si tratta di una mostra dal titolo Acque, bagnanti, piscine. Le opere, soprattutto tempere, firmate Gian Piero Siemek, sono esposte nel suo studio d’architetto. Ritraggono  bagnanti in spazi d’acqua di cui non si percepiscono i confini. Indossano cuffie, occhiali, cappelli, s’intuisce la spallina di un costume. Per quanto ignoti, ognuno di loro ha una sua identità. Nascono dall’osservazione dell’artista, documentata da schizzi e disegni anche questi esposti(foto al centro), di una piscina di Moncalvo, tra le vigne del Monferrato. 




“Figure enigmatiche” le definisce nel suo commento Antonello Negri che parla di un “divertimento collettivo…che assume le forme - volendo riprendere un famoso titolo di De Chirico - del bagno misterioso”. E di “acque meravigliosamente vibranti e appena trasparenti restituite da un’elegante tecnica pittorica”.  Tra queste figure Negri scrive di riconoscere anche l’artista. Le piscine sono state dipinte dagli inizi del 2000 a oggi, ma gli appunti e i disegni a penna e a matita sono anche anteriori. Completa la mostra una storia su un moleskine. Racconta, con gli acquarelli, di un uomo e una donna in acqua, i cui corpi nudi si avvicinano e si sfiorano fino a scambiarsi un bacio. La piega delle pagine a soffietto, quindi visibili tutte in sequenza, aiuta a richiamare il movimento dell’acqua, con la sensazione di assistere davvero all’incontro.  Le due ultime pagine sono volutamente in bianco per lasciare a chi guarda la conclusione, in acqua o fuori.  La mostra inaugurata ieri, a Milano in Via Ripamonti 103, è visitabile fino al 25 luglio, da martedì a domenica dalle 14,30 alle 18,30. Per appuntamento: tel.02536217, cell.3339390112.


lunedì 29 maggio 2023

BARBIE ADDIO

Alla presentazione del libro la sala, nel ridotto del Teatro di Camogli, era pienissima, con frenetica ricerca di sedie da parte degli organizzatori. Ma curiosamente non c’era una forte prevalenza femminile, come avrebbe fatto supporre la locandina dell’incontro Cervello maschile cervello femminile. Stereotipi di genere. E anche il titolo Donne della scienza. O meglio ancora il sottotitolo La lunga strada verso la parità. Oltre le Barbie in copertina. Solo una delle due autrici era presente, Maria Pia Abbracchio, ordinaria di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano e prorettrice della stessa con delega a Ricerca e Innovazione. Assente Marilisa D’Amico, ordinaria di diritto costituzionale e prorettrice a Legalità, Trasparenza e Parità all’Università degli Studi di Milano. A coordinare l’incontro e a vivacizzarlo ulteriormente la giornalista Silvia Neonato. Animatissime sia l’introduzione che la relazione, come si è visto dall’attenzione del pubblico e dalle copie vendute. Che non hanno certo deluso le aspettative. 


Il libro, edito da Franco Angeli, per quanto zeppo di dati, riferimenti storici, disquisizioni varie, non sempre d’immediata comprensione, dà un quadro preciso e molto interessante della situazione. Ne emerge o meglio si confermano una serie di pregiudizi sulle donne nella scienza, e la volontà da parte maschile di mantenerli, con radici millenarie.  Ma si scoprono anche isolati casi antitetici, inimmaginabili. Come l’affermazione di Socrate che riteneva l’intelligenza delle donne uguale a quella dell’uomo, ma non esercitata per l’impossibilità di studiare. Si leggono affermazioni paradossali sul confronto del peso del cervello, si scopre l’importanza dell’amigdala, più grande nel maschio e che spesso confonde le idee. Ma si legge anche di traguardi ottenuti dalle donne volutamente non divulgati o addirittura scippati dal maschio. Che fanno comunque pensare alla possibilità di un futuro migliore per la donna.  Confermato dalle storie personali di Abbracchio e di D’Amico che si leggono davvero come le pagine di un romanzo in prima persona. Sincere, senza false modestie ma mai autoreferenziali, sul filo dell’humour e soprattutto distanti da un femminismo cieco e integralista e per questo molto più convincenti. Che lasciano bene sperare.  


giovedì 25 maggio 2023

CARTOLINE DI UN INFERNO

Non è una mostra contro il razzismo. Anche se prende spunto dall’orribile episodio, del 2020 a Los Angeles, che ha scatenato Black Lives Matter, il più grande movimento di protesta nella storia degli Stati Uniti. A Postcard for Floyd, aperta oggi ad Assab One a Milano, è una riflessione sul razzismo e il sottotitolo A Blind Sight Story lo preannuncia.




“La blind sight è una cecità mentale della coscienza, un’incredibile analogia con il razzismo e con i pregiudizi” scrive nell’introduzione del libro (edizioni Skira) con lo stesso titolo della mostra, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, artista visuale e fotografo, ideatore del progetto. Ed esce dalla teoria, raccontando un suo incontro a S.Francisco. Dove ebbe una reazione di paura di fronte a un homeless nero, che gli apriva la porta, per aiutarlo a entrare nel suo portone, dato che aveva le mani occupate dai sacchi della spesa. Qualcosa che può essere capitato a molti, anche se non nella stessa forma, e che nasce dai pregiudizi su ipotetici diversi. Qualcosa su cui era giusto far riflettere. E da questo è partito. Ha così inviato 600 cartoline con foto, da lui scattate in nove minuti, di una candela che si spegne a poco a poco, generando fumo. Metafora di quei nove terribili minuti in cui George Floyd moriva soffocato dal ginocchio del poliziotto. In risposta sono arrivate quasi 400 cartoline da tutto il mondo, da persone note (in alto la cartolina di Oliviero Toscani) e da sconosciuti. Queste sono ora da vedere nella mostra insieme alle foto in bianco e nero della candela. Sono posate a terra su un piccolo supporto, senza un ordine preciso. In mezzo ce ne sono alcune su un sostegno. Per farle vedere da entrambi i lati, dato che un’immagine in tema ha sostituito la foto della fiamma.  Le scritte sono varie, alcune hanno attinenza stretta con l’episodio, altre no. Alcune riportano citazioni di personaggi. In altre c’è una foto e una scritta o un piccolo racconto in prima persona o una dedica a Floyd. Qualcuno ha scritto di illusioni distrutte o evocato casi simili di sopraffazione. Chi ha parlato di libertà, di dignità, di amore. Chi ha riportato il logo di Black Lives Matter. Quasi impossibile riuscire a guardare e leggere tutte le cartoline e non per mancanza di tempo, ma per la difficoltà di non commuoversi, di non rivedere quell’orribile scena e in qualche modo di fare su di sé un esame di coscienza. Il progetto è stato curato da Luca Panaro, critico d’arte e autore di libri e saggi, in collaborazione con Chiara Ferella Falda e Pier Paolo Pitacco, che si sono anche occupati rispettivamente del coordinamento e della direzione artistica del libro. La mostra, con il contributo di Fondazione Cariplo, è aperta fino al 18 giugno, da mercoledì a domenica dalle 11 alle 19.  


mercoledì 24 maggio 2023

IL MONDO SECONDO ALBI

Un’opera d’arte non deve essere spiegata. E’importante "saperla vedere", come sosteneva qualche anno fa un critico. Misteri di argilla sono un caso a parte. Nel senso che colpiscono per colore e forme, suscitano emozioni, possono essere soggetti a svariate interpretazioni, ma sono indissolubilmente legati alla scritta che portano accanto.




“Le mie ceramiche sondano alcuni misteri della terra, dell’universo, dell’evoluzione e della vita” scrive Albi, l’artista. Un’affermazione che può sembrare un filo presuntuosa, ma è perfetta per le opere. Dove l’impatto visivo è importante, invoglia allo studio, ma la scritta accanto completa e moltiplica l’attrazione. Ognuna ha uno o più  riferimenti dotti, specie alla mitologia, che sfumati dall’ironia dell’autore, si alleggeriscono e diventano un piacevole gioco.  Ecco  il vaso che, ovvietà, di chiama Teodora e riporta all’ippodromo di Costantinopoli. Una curiosa interpretazione della torre di Babele s’intitola Semiramide, inevitabile il riferimento, a luci rosse, all’Inferno dantesco. E' pop Umana gente no! dove una lattina di Coca Cola troneggia in mezzo alla semplificazione di un miliardo di amplessi e l’allacciamento al consumismo in tutti i sensi è facile. Meno  immediato Vita = caso o necessità  con il sole e i suoi tre pianeti (in alto). Immancabili il sarcofago egizio di Ex morte religio con il preciso riferimento alla paura della morte e alla religione (in basso). E Metaverso con mezzo panettone e l’allusione ai tre umani bisogni: cibo, sesso, soldi. Le opere sono esposte su due tavoli in piatti girevoli, per studiarle da diverse angolazioni. Su una parete quadri di Albi dall’impronta surrealista (al centro)Misteri di argilla è in mostra a Milano alla Galleria MZ, Via Maroncelli 7, fino al 27 maggio con orari 11-13/18-20.

giovedì 18 maggio 2023

SIAMO TUTTI VERDI

Non si parla di sostenibilità e dintorni. Quel verdi ha la V maiuscola ed è il cognome del musicista. Ora grazie a Way Experience possiamo sentirci tutti Giuseppe Verdi. Basta mettersi un paio di occhiali e una cuffia. Con il progetto di realtà virtuale, di una delle più importanti media company del settore, eccoci proiettati nella sua vita e nella storia.  E’ lui stesso a farci da guida, interpretato dall’attore Luciano Bertoli, con la drammaturgia scritta in collaborazione con il regista Libero Stelluti. “Torniamo all’antico e sarà il progresso” diceva Verdi, una frase che sembra creata per questa esperienza. Al centro c’è Milano, la città con cui il musicista aveva un contrastato rapporto d’amore, iniziato proprio con la sua non ammissione al Conservatorio. Quel Conservatorio che poi prenderà il suo nome. 




Il percorso è fatto di cinque tappe. La scena iniziale ci riporta alla sera della prima del Nabucco. Siamo in Piazza della Scala con la neve, le luci del teatro si accendono e partono le note dell’ouverture (foto in alto). Ed è in piazza Scala che inizia anche il percorso fisico di You Are Verdi. Nella seconda tappa ci si trova in mezzo ai tumulti popolari del 1848. L’accompagnamento musicale è il Dies Irae della Messa da Requiem per Alessandro Manzoni. Nella terza tappa entriamo nel privato di Verdi, nella sua casa a Sant’Agata, nel piacentino, dove componeva. Ed è anche il momento con gli effetti apparentemente più tecnologici: le note musicali circondano la sua scrivania e parlano della creatività nell’aria (foto al centro). Tutto sulle note del preludio della Traviata. Nella quarta scena si va dietro le quinte tra cantanti, musicisti, maestranze. E la musica è la Marcia Trionfale dell’Aida. La tappa finale è sicuramente quella più enfatica ed emozionante. Racconta il secondo funerale di Verdi, seguito al primo con poche persone e nessun clamore, come lui aveva chiesto. Una delle manifestazioni popolari più imponenti della storia non solo di Milano, ma anche d’Italia, con 800 cantanti diretti da Arturo Toscanini che intonavano Va pensiero. Ai quali in poche decine di minuti si unirono ben 300mila milanesi. Tutto questo, con gli speciali occhiali, visto da un balcone del centro (foto in basso).  I tour di You are Verdi si svolgeranno nei week end dal 20 maggio al 31 dicembre, 
 ogni 45 minuti dalle 10 alle 20. Con una capienza di 37 persone. Il punto di ritrovo e prima tappa è in Piazzetta Enrico Cuccia, accanto alla Scala dove ci sarà la bike brandizzata. Il percorso proseguirà al Grand Hotel et de Milan, dove Verdi scendeva abitualmente, poi alla casa di Manzoni in Via Morone e quindi in Piazza S.Fedele. Per info: youareverdi.it


mercoledì 17 maggio 2023

UN TRANQUILLO WEEK END DI PAURA

Ornitofobi tranquilli. Il pacchetto The Birds-Alfred Hitchcock Suite del Badrutt’s Palace Hotel di St.Moritz si limita a festeggiare i sessanta anni del film del maestro della suspense. Anche se pare che, proprio guardando dalla finestra di quella suite il volo dei gracchi alpini, passeriformi della famiglia dei Corvidae, abbia tratto ispirazione per l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Daphne du Maurier. 




In realtà quello che offre il Grand Hotel è una vacanza all’insegna  del relax e del lusso, che il regista si è concesso ben trenta volte nel corso della sua vita, compresa la prima in luna di miele. I fortunati che decideranno di acquistare il pacchetto potranno ripercorrere i lussi e i vizi di Alfred e della moglie. A cominciare dal transfer in Rolls-Royce Phantom del 1968 appartenuta alla famiglia reale inglese. Per continuare con la suite numero 501 (foto al centro), esattamente quella dalle cui finestre Hitchcock osservava i voli. Sempre per emularlo avranno diritto a una bottiglia di champagne e a due sigari anni ’60 della sua marca preferita. Potranno sorseggiare il cocktail chiamato Hitch nel leggendario Renaissance Bar e magari cenare al Chesa Veglia, il ristorante tutto legni e velluto rosso a pochi metri dall’hotel, con una bottiglia di Chateau Ausone Saint-Emilion del 1947, o con un’altra dello stesso livello. Ma saranno liberi di immergersi nella piscina, sia l’esterna che interna, o godere della sauna, anche se Hitchcock non le frequentava. Il pacchetto The Birds è disponibile dal 22 giugno al 10 settembre, giorno di chiusura dell’hotel. Per gli amanti del thriller  e per restare in tema cinematografico, si consiglia di percorrere a tarda sera i sontuosi corridoi dell’albergo, pensando all’Overlook Hotel di Shining.


sabato 13 maggio 2023

LA SECONDA VOLTA DI IPPOLITA

Si ha paura di essere delusi quando si va a vedere la seconda edizione di uno spettacolo particolare, che si è molto apprezzato. Specie se si tratta di un monologo in cui autore e interprete sono la stessa persona. Una marchesa ad Assisi di e con Ippolita Baldini, al Teatro della Cooperativa di Milano, per la seconda volta dopo un anno, non solo non delude ma è ancora più divertente. In scena l’autrice, di nuovo nei panni di Roberta, una trentaepiùenne (è una delle gag giocata senza luoghi comuni) sempre dubbiosa, sempre alla ricerca di se stessa, ma anche di un marito, sempre con la mamma marchesa in agguato che vuole vederla sistemata, con qualcuno ovviamente con almeno due cognomi. 



Questa volta la ricerca la porta ad Assisi ed è l’innamoramento per un certo Nazzareno, bel giovane sui trentadue anni, “ma ne dimostra meno” con una dozzina di amici.  Ed ecco che si alternano scene dove lei in abiti contemporanei è in discoteca o a casa e si domanda se andare a Varazze o a Cortina, scherza con un improbabile corteggiatore blasonato, o parla con la mamma in cui s’immedesima in un istante spostando all’indietro la chioma bionda e parlando con una voce impostata. Oppure, vestita con gonna lunga e capo coperto, si chiama Marta ha una sorella di nome Maria che non l’aiuta minimamente nella cena, che prepara per i tredici ospiti, e proprio per questo viene complimentata dal Nazzareno. Il dialogo e le esternazioni sono di un humour non sempre sottile, ma raffinato e con quel filo radical chic mai snob o presuntuoso. Con straordinaria velocità Baldini non solo si cambia d’abito davanti a tutti sovrapponendo capi a quelli che ha già, o nascondendosi dietro un paravento. Ma è anche rapidissima a diventare, solo con la mimica facciale e la voce, oltre che la madre, il corteggiatore saggio, l’amico mondanissimo, lo sfigato del gruppo di Assisi, la suora che dirige il corso, il frate che non ne può più dei suoi dubbi e fa cadere continuamente la linea del cellulare.  Anche se il finale è annunciato, dispiace che finisca e dall’attenzione del pubblico si vorrebbe che continuasse.  Prima affollatissima con la presenza in sala anche della mamma di Ippolita-Roberta, a cui la figlia fa gli auguri, questa volta veri, di buon compleanno. Una marchesa ad Assisi è al Teatro della Cooperativa fino al 21 maggio. 


mercoledì 10 maggio 2023

FINALE A SORPRESA

La definizione thriller psicologico per Variazioni Enigmatiche al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano potrebbe sembrare inadeguata o comunque non chiara. Eppure è la migliore e rende perfettamente  l’atmosfera e il crescendo di tensione di questo testo del drammaturgo e romanziere francese Eric Emmanuel-Schmitt, portato in scena con l’adattamento e la traduzione di Glauco Mauri. Lo interpretano lo stesso Mauri e Roberto Sturno per la compagnia Mauri Sturno, con la regia di Matteo Tarasco. Sulla scena i due in quello che Mauri chiama "una partita a scacchi".  


Tutto si svolge nel salotto-studio di Abel Znorko (Mauri) premio Nobel per la letteratura, che da anni ha scelto di vivere solitario in una piccola isola della Norvegia "per sfuggire alla volgarità del mondo".  Sturno è Larik Larsen, un giornalista che ha avuto il privilegio, negato ai più, di poterlo intervistare. Dopo un ingresso piuttosto shockante il dialogo prosegue sostenuto e frizzante. Il tono è spesso ironico, con battute provocatorie che mettono in luce la misantropia dello scrittore, ma anche la capacità del giornalista di sapere rispondere. Difficile capire come può evolvere la situazione. Molti i tentativi di Larsen di avere qualche verità sulla vita di Znorko, moltissimi in risposta i giri di parole di questo, le sue prese in giro, le affermazioni caustiche e fuorvianti. Che rendono sempre più intrigante il dialogo. Si intravvede una trama, ma non si riesce a immaginare come può svilupparsi. Ed è in questo momento che la commedia prende le forme di un thriller psicologico. Per arrivare a una conclusione inaspettata, davvero a sorpresa.  I due personaggi, apparentemente così lontani per vita e carattere,
 si rivelano molto più simili tra loro e con un destino, non tutto compiuto, legato a una stessa donna. Sbagliato dire di più. Straordinario e perfetto in quel ruolo Glauco Mauri di cui nemmeno l’andatura un po’ zoppicante riesce a rivelare l’età. Bravissimo e convincente Roberto Sturno. Variazioni Enigmatiche è al Teatro Menotti Filippo Perego fino al 14 maggio. Assolutamente da non perdere.

 


lunedì 8 maggio 2023

L' ARTE ADDOSSO

  

E’giusto in tempo di incoronazioni parlare di Drumohr, marchio scozzese di maglieria, nato nel 1770, che ha vestito da sempre la famiglia reale inglese, ma anche quella norvegese, e più recentemente personaggi come Audrey Hepburn, James Stewart, Gianni Agnelli che ha addirittura dato il nome biscottino a un particolare tipo di lavorazione, tuttora attualissima. Nel 2006 il Gruppo Ciocca, azienda di famiglia alla quarta generazione, ha acquisito il marchio riuscendo a rimanere fedele alle tradizioni, ma aggiornandosi di continuo con ricerche e sperimentazioni tecnologiche e stilistiche. 




Ora è l’arte l’obiettivo. Arte da indossare? Non è certo una novità. Musei e mostre ormai da decenni non si fanno mancare T-shirt, felpe, foulard con la riproduzione delle opere più di richiamo.  Vari artisti hanno dipinto serie limitate di maglie, abiti, T-shirt. E viceversa diversi stilisti si sono ispirati a collezioni importanti. Tra i primi Yves Saint Laurent con le geometrie di Mondrian. Drumohr ha guardato alla serie Optik di Hiroshi Sugimoto, uno dei più interessanti artisti e fotografi contemporanei, che ha fatto dello studio dei colori il suo punto di forza, la sua ossessione. Diventando quasi polemico sul concetto, tanto da asserire che lo spettro dei colori non è fatto dai sette indicizzati da Newton, ma da molti di più, dovuti alla luce e alla sua decomposizione.  Per cui nei suoi lavori usa la vecchia pellicola Polaroid che meglio riesce a cogliere le luci tra i colori. La collezione Knit di Drumohr attraverso le lavorazioni degradé e mouliné e le texture tridimensionali, riesce a rendere sulla maglieria quei particolari effetti ottici. Sono pull, dolcevita, cardigan, cappe in una varietà di colori e soprattutto di effetti geometrici. Davvero piccole opere d’arte. 


giovedì 4 maggio 2023

L' ALTRA FACCIA DELL'AMORE

Chi nel teatro apprezza le sperimentazioni non può non vedere Notti al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 7 maggio. S’ispira a Le notti bianche di Dostoevskij. Molto liberamente. Come il testo dell’autore russo indaga sulla definizione d’amore, un argomento certo non nuovo e suscettibile delle più svariate interpretazioni. A portarlo in scena la compagnia Bellunese Slowmachine con la regia, le musiche, le luci, i video di Rajeev Badhan e la drammaturgia di Elena Strada, che recita insieme a Ruggero Franceschini e Alberto Baraghini. 


Sul palcoscenico il soggiorno di una giovane coppia con divano, cucina a vista, tavolo da pranzo. Strada e Baraghini si alternano ai fornelli e ad apparecchiare, in attesa di un ospite con cui devono preparare uno spettacolo. Si avverte tensione fra i due, in crescita quando arriva l’ospite, Franceschini, che sembra in perfetta armonia con la giovane donna, ma non altrettanto con il suo compagno. Ogni tanto sulla scena cala il buio e passano dei video. Sono piccoli racconti in cui è inquadrato chi parla. Seguono testimonianze di ragazzi che cercano di dare una loro definizione d’amore. Alcuni sono impacciati, altri hanno l’aria di divertirsi e di scherzare sulla cosa, altri ancora si dimostrano seri, ma quello che dicono sono spesso banalità. Dalla piccola inchiesta si ritorna nel soggiorno, dove la tensione aumenta, inversamente proporzionale all’intesa fra la padrona di casa e l’ospite. Confermata da un altro video in cui sono inquadrati i volti dei due, proiettati all’opposto, quasi a insistere sull’impossibilità di una strada comune da prendere. Un’altra faccia dell’amore? La difficoltà di una relazione? La non libertà di manifestare i propri sentimenti? Non solo non c’è un happy end, ma neanche una conclusione. O meglio ognuno nel pubblico può trovarla. Bravi gli attori, molto buone regia e scenografia. 

mercoledì 3 maggio 2023

PICCOLO GRAN TOUR

Difficile scrivere di arte o di bellezze artistiche e mantenere un tono chiaro con citazioni calibrate e non di sfoggio. Senza però arrivare alla piattezza descrittiva, per quanto funzionale, del sussidiario. Nel suo libro Vale un viaggio. Altre 101 meraviglie d’Italia da scoprire (Cinquesensi editore), Beba Marsano ci riesce. Ovviamente non è solo questa la ragione per cui si legge molto volentieri. Come spiega nel sottotitolo la parola scoprire, le bellezze di cui si parla sono davvero nascoste o comunque fuori anche dai più raffinati tour di turismo culturale. 


Questo perché come nei precedenti due libri dell’autrice, non viene presa in considerazione solo qualche regione italiana, ma tutte dalla Valle d’Aosta e il Trentino alla Sicilia e la Sardegna. Inutile dire che le foto, di ottimo livello, aiutano e invitano alla lettura. Che si continua con piacere proprio perché Marsano racconta il luogo e la sua storia, spesso inaspettata, come si vorrebbe saperla descrivere a voce a un amico.  Con quel dettaglio curioso, quel legame insospettabile a qualcosa di diverso, senza l’uso di quegli aggettivi, di cui sono zeppi articoli e guide di viaggio. Certo le citazioni ci sono, mai calate dall’alto ma dette con quel filo di ironia che è la caratteristica più ambita del bravo conversatore. Si scopre di straordinari mosaici su edifici pubblici, di un teatro di figura raccontato in un palazzo quattrocentesco, di ville dalle stanze labirinto con seimila pezzi d’arte. O ancora di un giardino dove Pablo Picasso e Jean Cocteau hanno preparato il primo balletto cubo-futurista. Di città morte diventate set cinematografici anche per produzioni hollywoodiane. Si viene a sapere di un pittore che, a cavallo tra fine ‘800 e primi ‘900,  dipingeva quasi esclusivamente la natura con la neve, o di un Raffaello bambino ritratto in veste da angelo dal padre poeta, letterato, umanista, pupillo di Federico da Montefeltro e pittore. La scrittura è così fluente, intrigante e soprattutto attuale che non stonano quei pezzetti in ogni capitolo dedicati a un piccolo museo, un ristorante, un hotel, una cantina.  Anzi sono preziosi suggerimenti per completare il viaggio. Unico punto dolente della lettura, la sensazione di aver perso del tempo e non averne abbastanza per riuscire a vedere tutto. A qualsiasi età.