giovedì 6 settembre 2018

FAVOLA A LIETO FINE




Difficile non sconfinare nella retorica parlando del caso Brunello Cucinelli. Ma non è la storia del figlio di contadini che, grazie  all’idea di colorare il cashmere, diventa in pochi anni imprenditore di un’azienda conosciuta in tutto il mondo e quotata in borsa. La favola a lieto fine è quella di un progetto ambizioso e apparentemente impossibile, annunciato quattro anni fa, che ha ridato bellezza a un’intera vallata. Perché la bellezza dei luoghi, come la dignità dell’uomo sono i valori che ha sempre inseguito Cucinelli. E così dopo aver acquistato negli anni ’80 il borgo di Solomeo lo ha ristrutturato, ne ha fatto la sede dell’azienda e ha aggiunto un teatro, con una  programmazione. Quindi ha costruito la fabbrica a valle, che risponde a certi  requisiti, perché vi si possa lavorare bene: grandi finestre affacciate su prati  verdi, molta luce, spazio, aree per pausa-caffé. E i risultati non si vedono solo nel prodotto curatissimo, ma nella passione dei dipendenti. Si intuisce in Giorgia, appena assunta , che come altri colleghi, ha fatto da guida a uno dei tanti gruppi dei 500 ospiti, invitati da tutto il mondo per vedere il progetto realizzato. Efficiente, ma senza arie  da prima della classe, restia a parlare di quello di cui non è informata, precisa, puntuale, pronta a rispondere con garbo e un sorriso a domande e richieste.  E soprattutto entusiasta nel mostrare il lieto fine della favola: la trasformazione di una vallata di cento ettari, devastata da 320 metri cubi di fabbriche dismesse. Cucinelli  ha acquistato il terreno, ruderi compresi, li ha demoliti e ha introdotto le coltivazioni. Nelle dolci colline ora ci sono filari di viti, girasoli, ulivi, alberi da frutta. E’ un parco da vivere dove chiunque può entrare, mangiare un frutto, assaggiare un acino,  cogliere un fiore, o stare seduto sulle panche in ardesia. Uniche costruzioni, in mattoncino, perfette per inserirsi nel contesto,  la cantina a volta con le botti del primo vino prodotto e un oratorio laico dove i bambini possono giocare come un tempo. E, a suggellare il coronamento del sogno, il monumento-tributo alla dignità dell’uomo. Una costruzione semicircolare  con cinque archi, ognuno dedicato a un continente. Al centro l’Africa da cui tutto è partito.  Qualcuno potrebbe vederci un po’ di retorica, ma sparisce subito. Basta pensare  che l’azienda del cashmere colorato dà lavoro e quindi dignità a quasi due migliaia di persone nella zona, che sarebbero state costrette a emigrare. E ha ridato bellezza a una valle offesa. 

Nessun commento:

Posta un commento