Non
è mai facile proporre uno spettacolo in un ambiente ridotto. Specie se ci sono più
personaggi e si deve creare un’ambientazione. Per questo è apprezzabile la
regia di Luisa Gay per Andres, di cui
è anche autrice, allo Spazio Di Là di Milano, da venerdì a questa sera. E lo è
doppiamente perché lo spazio sembra scelto per i movimenti di scena, tanto che
non si riesce a immaginare come potrebbero essere in un altro
contesto.Il
momento clou
è il finale quando sulle gradinate in legno, dove normalmente siede
il pubblico, camminano lenti, poi sempre più veloci i sette interpreti. Ma non
è questo che rende interessante lo spettacolo. La storia è quella degli uomini, andres appunto, che hanno combattuto la
guerra di Troia. Attraverso monologhi, tre attori Jacopo Veronese(a sinistra), Federico Coi
e Claudio Gay(a destra) tratteggiano il profilo di nove protagonisti. Da Agamennone ad
Achille, da Odisseo ad Aiace. Privati del ruolo di guerrieri tirano le fila di quello
che hanno passato. Svelano gelosie, invidie, paure, dubbi ridicoli, contraddizioni,
passioni, sentimenti che li rendono veri
e contemporanei, come ribadiscono gli
abiti che portano e qualche accessorio. Dal bicchiere di Martini per Sinone alla canottiera
di Aiace, alla pipa di Idomeneo. Le donne invece non sono reali, sono dei
simboli. A cominciare dalla bella Elena, statuaria nel suo peplo rosso. Sono di
un altro mondo e parlano anche un'altra lingua. Il greco Elena, il persiano la
vecchia Ecuba, il francese Andromaca, forse per una citazione di Racine, l’albanese
Cassandra. I loro ruoli sono stati fondamentali nel conflitto , ma ora non sono
niente. Solo Cassandra fa paura ad Agamennone per le sue profezie ed Elena è ancora nel cuore di Menelao, pronto a riprenderla
con sé.
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