martedì 15 novembre 2016

ELOGIO DELLA CRAVATTA



Chissà quanti spunti, parlando con Paolo Luban, avrebbe trovato Giovanni Nuvoletti per Elogio della cravatta quasi un best seller negli anni Ottanta. Perché questo signore, svizzero di Ginevra con un curriculum super nell’alta finanza, ha creato un marchio di cravatte Loïc et gil, dai nomi dei due figli. “Mi ha sempre interessato la moda, il design e l’arte” spiega Luban che è un competente collezionista di pittura astratta, di Arte Concreta soprattutto. “Per il mio mestiere ho       sempre dovuto portare la cravatta, e avevo difficoltà a trovarne che mi piacessero. Nella moda maschile italiana c’è un’evoluzione negli abiti, una ricerca di originalità nelle scarpe, mentre le cravatte restano legate a vecchi codici. L’eccellenza del made in Italy riguarda i tessuti e la confezione, ma non i disegni. C’è uno squilibrio fra l’importanza oggettiva dell’accessorio e la trascuratezza a livello di proposte”. Nella sua collezione prevalgono i colori e le forme geometriche, non c’è niente di figurativo. E non solo per una personale preferenza. “Il disegno figurativo richiama troppo l’attenzione, che invece deve essere spostata sugli occhi”. Anche i colori sono fondamentali, devono adattarsi alla combinazione camicia-abito e quindi alla stagione, ma pure agli occhi, all’incarnato, ai capelli. “Perché la cravatta è una superficie a pochi centimetri dal viso”. Per questo i disegni sono una dozzina, ognuno con da 6 a 8 varianti di colori. Quanto al nodo, Luban  è un sostenitore del Four in hand,  piccolo e non a triangolo come il preferito dagli inglesi. “L’asimmetria dà più dinamicità” sostiene. Dato che la cravatta deve arrivare a 8 cm dalla cintura, una lunghezza unica non si adatta a tutti. I suoi modelli  sono di 150 e 160 cm. per stature, pance, colli diversi. Molte informazioni sono nel sito  www.loicetgil.com che è anche il punto vendita. Ma sono nei programmi a breve scadenza aperture a Ginevra, Londra e Parigi. Anche se l’on line si addice di più all’internazionalità del marchio, non a caso i modelli hanno nomi maschili di tutte le provenienze: Samir, Riccardo (nelle foto), Jules, Vladimir. Inevitabile la domanda sul numero ideale di cravatte per l’uomo elegante. “Venti, per aver modo di cambiarle e non solo per un fatto estetico, ma perché le cravatte sempre annodate si rovinano”. E una curiosità su introdurre il papillon in collezione. “Non nell’immediato futuro. E’ un problema di estetica, l’uomo con la cravatta è più armonico”.


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