All’Ulisse di Omero assomiglia ben poco, piuttosto può avere qualche affinità con il vago e complicato Leopold Bloom-Ulisse di Joyce. Veste una lunga palandrana scura come una rock star, nasconde gli occhi dietro a Ray Ban ed è particolarmente a suo agio quando da un piccolo cabinato a vela sbarca in un’Itaca trasformata in discoteca, gestita da una eccentrica Penelope. Qui una popolazione eterogenea tra cui si riconoscono i Proci, Telemaco, ma anche Calipso, Circe, le Sirene, si scatena al ritmo della disco music. Siamo sulla scena di Sbarchi un’Odissea, lo spettacolo parte del progetto artistico e
sociale itinerante che mette insieme
l’Odissea con la storia dell’Europa. E attraversa su una nave virtuale il continente dal nord al sud, fermandosi dove
c’è un lago, un fiume, il mare o un corso d’acqua. Ora Sbarchi fino al 31 maggio è alla Darsena di Milano, tornata alla sua
navigabilità , poi sarà sul lago di Como, a Dervio sul Lungolago, sulla Piazza
di Olginate, a Villa Olmo, quindi a Camogli, per approdare a Malta in luglio.
Ideato e diretto da Michele Losi e prodotto da ScarlattineTeatro in
collaborazione con Asterions Hus (laboratorio teatrale danese) raccoglie
attori, ballerini, tecnici del suono, scenografi, costumisti da tutta Europa. E’
coinvolto anche il pubblico, che a Milano balla sulla banchina o si serve di
drinks da un vero e proprio bar. Molti i colpi di scena, per cui è inutile
cercare di trovare un legame, soprattutto sequenziale, con le vicende narrate
da Omero. Il tema non è il viaggio di
Ulisse con alterne vicende, ma la nostalgia del ritorno, il non riconoscere e
non essere riconosciuti e soprattutto il forte peso del ricordo. Ed ecco su un
tavolo si gioca la sfida delle più belle, episodio scatenante della guerra. Da
un lato compare all’improvviso un
traliccio con ruote a cui sono aggrappati vari personaggi e quando ne
scendono rivela la coda e il muso di un
animale. E immediato è il riferimento al cavallo di Troia . Uno spettacolo
davvero da non perdere, divertente, carico di energia che sfrutta pienamente la
cornice, sempre un po’ incantata la sera, dei luoghi sull’acqua.
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