Aveva fatto scandalo. Ritenuto al limite della pornografia. E non era certo per la nudità.
La storia dell’arte è piena di nudi, anche iperrealisti. Ancora ora Il Bacio di
Auguste Rodin trasuda sensualità. Determinante la posizione dei due, come e dove sono appoggiate le mani, il
movimento delle gambe. Sembra di intuire respiri e sospiri. Molto si deve al non
finito, a quel blocco grezzo di marmo da cui la coppia esce come fosse parte della natura stessa. Il bacio, insomma, non lascia indifferenti. Si
può fare la prova andando a vederlo alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale
a Milano, nella mostra “Rodin il marmo, la vita” da oggi al 26 gennaio. Ovviamente
non c’è solo Il Bacio, ma ci sono altre 61 sculture che raccontano il
percorso dell’artista e di cui appunto Il Bacio è l’elemento
divisorio o centrale. Si va quindi dai primi pezzi, il primissimo è L’uomo dal naso rotto del 1864,ritratto di
Michelangelo, fino a quelli dal 1880 in poi, in cui il marmo grezzo è sempre più importante. Come il ritratto di Victor
Hugo o di Pierre Puvis de Chavannes, dove
qualcuno ha voluto vedere un legame con l’art Nouveau. O la donna pesce
del 1917. Di fatto, e nell’esposizione si vede bene, Rodin ha traghettato la
scultura dal Rinascimento all’era
moderna, ispirato dai grandi maestri italiani ma soprattutto da Michelangelo. Coraggioso e sorprendente l’allestimento di Flavio Arensi, con la curatrice della
mostra Aline Magnien (che ha anche curato il catalogo, edito da Electa).
Coraggioso perché in un ambiente molto connotato “Le mostre servono anche a
fare esperimenti museografici” ha commentato il direttore di Palazzo Reale
Domenico Piraina. E l’esperimento è riuscito in pieno. Obiettivo, riscostruire l’atmosfera dell’atélier dove le sculture
venivano realizzate. Queste sono posate su lunghi tavoli di legno sostenuti da
tubi Innocenti rosso pompeiano e dappertutto sono appesi teli bianchi, un omaggio ai “panni stesi” tipici di
quell’Italia amata da Rodin. Interessanti
le didascalie che riportano sempre il nome dello scultore che collaborò alla preparazione del marmo. E tra questi
molti sono nomi doc.
Bellissima, l'ho vista anch'io.
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