Da un sasso
in poliuretano, che sembra caduto al centro di un settecentesco cortile, escono frammenti di discorsi ufficiali di personaggi del Novecento, trasformati in canto
da tenori e soprani. Di loro, dai buchi della roccia, emergono ora i capelli, ora un braccio, ora una gamba, più raramente un volto. Su uno scalone con passatoia rossa un trombettista intona in jazz la militaresca
Sveglia. In un salone, con stucchi e
affreschi, sulle pareti spiccano a sorpresa due immense tele contemporanee e in
mezzo un ragazzo esce da un pianoforte. Mentre le sue gambe lo trasportano in
giro, proprio come un girello, le sue mani arrivano alla tastiera e suonano
l’inno alla gioia . In un altro salone dieci ballerini allineati creano un muro che a metà
si spezza è dà vita a una specie di porta girevole umana . Un video racconta di un condor che segue il suono di un piffero. Un altro, un
po’ inquietante, mostra primi piani di pantere,
fiere varie e zebre imbalsamate. Procedendo
c’è uno distributore di benzina
grigio, pietrificato. Il
tutto tra soffitti affrescati e grandi
finestre affacciate su un giardino. Se fosse un sogno potrebbe fare la gioia
perfino del più mediocre analista freudiano. Ma è realtà, nel senso che si può
vedere, le persone sono in carne e ossa, pianista nel pianoforte compreso. E’
Faulty Lines (letteralmente linee di faglia, fratture del suolo formatesi
dall’incontro di due masse rocciose) mostra di Jennifer Allora(americana classe
1974) e Guillermo Calzadilla (cubano classe 1971) proposta dalla Fondazione
Trussardi a Palazzo Cusani, da oggi fino al 24 novembre. E’ la prima volta che
i due artisti, che formano una coppia anche nella vita (si sono conosciuti
giovanissimi a Firenze), espongono in un’istituzione italiana. Il lavoro, che
si potrebbe definire un’acuta metafora delle contraddizioni del mondo, è ovviamente un site
specific, studiato per il palazzo, scelto dal curatore della mostra
Massimiliano Gioni. Enorme, è
intuibile, il lavoro di casting,
audizioni, prove che sta dietro, durato più di un mese. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio su come in
un’unica opera si possono intersecare, fino a diventare complementari, linguaggi artistici diversi,
qui ne ha un bell’esempio.
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