venerdì 10 febbraio 2023

LA RIABILITAZIONE DEL COLORE

“La fotografia a colori non muta in nulla la situazione”. Così scriveva nel massimo testo dell’estetica fotografica Laszlo Moholy-Nagy nel 1927. “La fotografia è uno strumento di seduzione pubblicitaria…della propaganda politica dell’economia di mercato  capitalistica: una forma di rappresentazione  menzognera, falsa, simulatrice di mondi illusori”  era il parere  che girava  tra gli integralisti della fotografia documentaria e del reportage impegnato. “La fotografia a colori incanta solo i mercanti e le riviste” diceva Henri Cartier-Bresson e nelle mostre della Magnum  escludeva le immagini a colori. La mostra Werner Bischof Unseen Colour, al MASI di Lugano fino al 2 luglio, non solo smentisce l’affermazione, ma enfatizza il valore artistico del colore.




Sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e diverso, il fotografo svizzero, entrato nella Magnum nel 1949, aveva inteso la potenzialità del colore come mezzo espressivo. Esposte al secondo piano del museo una serie di foto, di cui il figlio Marco ha ritrovato nel 2016, nell’archivio  del padre, i negativi su lastre di vetro. Dopo un lungo e faticoso percorso, grazie alla collaborazione con il MASI, è riuscito a ricostruirli e scansionarli con l’aiuto di un esperto di tecnica fotografica e poi a stamparli in un laboratorio di Zurigo. Anche per sottolineare l’impegno del progetto, le foto non sono state disposte secondo un ordine cronologico o di soggetto, ma sono state divise in tre sezioni come le tre macchine fotografiche usate da Bischof e presenti in mostra. La meno nota è la Devin Tri-color Camera, ingombrante e costosissima, con un’ottica sofisticata per cui l’immagine viene trasmessa simultaneamente in tre lastre. Dallo still life di una mela alla surreale superficie di un sapone liquido, dal ritratto di donna al fiore: immagini pop, alcune volutamente kitsch.  Ma anche l’orso polare nello zoo di Zurigo con un’inedita inquadratura dall’alto o l’Eretteo di Atene da una speciale angolazione. E poi ancora immagini di fabbrica, della Germania del dopoguerra come il Reichstag distrutto (foto in basso). Scattate con la Rolleiflex ci sono ancora foto di città tedesche in macerie, ma anche racconti di viaggio e vita di strada nel mondo. Sono realizzati con la Leica, oltre la natura, gli scorci di New York, la casa di Frida Kahlo, e un muso di aereo con una parte delle ali sullo sfondo delle Ande innevate, che non si riesce a capire come possa essere stato fotografato. E’ una foto del 1954, una delle ultime di Bischof. In questo viaggio in Perù il grande fotografo è morto in un incidente stradale, a soli 38 anni. 

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