lunedì 16 marzo 2015

MATERIA SOVRANA


C’è sempre coerenza nelle scelte di Atélier les Copains, 
uno spazio a Milano(Via Manzoni 21),dove si organizzano mostre. 
Ed è quello che dà un senso all’iniziativa. Perché trasformarsi 
in galleria d’arte quando c’è già chi fa questo di professione? Atélier propone rassegne di artisti alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Che adottino cioè nuove tecnologie, sperimentino materiali inconsueti, azzardino tecniche inedite.  
Proprio come Les
Copains nelle sue collezioni mette insieme creatività, artigianalità, studio di tessuti e filati. Le opere di Otto Piene, in mostra dal 12 marzo fino al 16 maggio, rispondono perfettamente a questi requisiti. Sono realizzate in ceramica, con diversi interventi di altri materiali. Per lo più tridimensionali, giocano sui contrasti cromatici e tattili, sugli effetti opacità-lucentezza. Con un’unica scultura che rappresenta dei bufali, o qualcosa di simile, neri legati tra loro dalla parte posteriore e disposti in cerchio.Provengono dalla Plutschow Gallery e raccontano una delle ultime “tappe” del percorso artistico di Piene, iniziata nel 1999. L’artista, nato in Vestfalia nel 1928 e morto l’anno scorso, è stato uno dei membri fondatori del Gruppo Zero, una delle avanguardie di spicco della fine degli anni Cinquanta a cui aderirono, tra gli altri, Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni. Piene è stato quindi uno dei primi a utilizzare linguaggi diversi. Il suo nome è legato soprattutto ad “Arcobaleno Olimpico”, megainstallazione di 700 metri in cui fa uso di laser e olografia, creata per i Giochi Olimpici di Monaco del 1972.

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