Non è solo un’esposizione di capolavori, è soprattutto il racconto di un secolo di arte, che indaga sul collezionismo e l’origine dei musei. Apre domani a Palazzo Reale di Milano Guggenheim. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso. In mostra opere in prevalenza di pittura, con qualche scultura (tre piccoli bronzi di Degas e uno di Aristide Maillol), provenienti dal museo di New York e più nello specifico dalla Collezione di Justin K.Thannhauser regalata nel 1963 alla Solomon R.Guggenheim Foundation. Dietro la figura del generoso e illuminato collezionista si leggono
le pagine più importanti e drammatiche del secolo
scorso. Sulle orme del padre, mercante d’arte che nella galleria a Monaco aveva
proposto una delle più ampie retrospettive di Van Gogh, Justin organizza nel
1911-12 la prima esposizione del gruppo Il
cavaliere azzurro e l’anno dopo di Picasso, a cui resterà legato da grande
amicizia fino alla morte dell’artista. Dopo la guerra apre gallerie a Lucerna, Monaco,
Berlino e nel 1937 a Parigi, dove si trasferisce con la famiglia quando muore
il padre. Nel 1940 l’invasione dei tedeschi e le persecuzioni razziali, costringono
i Thannhauser a emigrare a New York, dove Justin continua la sua attività di
collezionista, non più in galleria. La sua casa diventa il ritrovo dei
personaggi della cultura del momento: Leonard Bernstein, Arturo Toscanini,
Louise Bourgeois, Henri Cartier-Bresson, Jean Renoir, Marcel Duchamp. Le
quarantanove opere, nell’allestimento sobrio di Pier Luigi Cerri capace di
interagire con gli spazi classici di Palazzo Reale, “mettono in evidenza i molteplici linguaggi da fine 800 ai primi
900” ha spiegato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Nelle nature morte di Cezanne, ma anche in l’Uomo con le braccia incrociate (in basso a destra, vicino a tre oli di Seurat), del
Guggenheim ma non della collezione Thannhauser, si possono leggere le origini del
cubismo. Nei tratti sfumati di Il Palazzo
Ducale visto da San Giorgio Maggiore di Monet s’intravvedono gli inizi dell’astrattismo.
Nelle opere di Picasso, che sono ben tredici, si ricostruiscono i periodi e i
passaggi dell’artista. Da Le Moulin della
Galette del 1900 (al centro), con giochi di luce e ombre agli oli degli anni 60 come L’aragosta e il gatto (in alto, sulla sinistra) dove i tratti non
sono più definiti. La mostra, che chiude il 1° marzo 2020, è curata da Megan
Fontanella, curatrice di arte moderna al Guggenheim. E’ prodotta, oltre che dalla
Guggenheim Foundation, da Palazzo Reale e dal Comune di Milano, da MondoMostre
Skira. Skira ha edito il catalogo, che ha in copertina I giocatori di football di Henri Rousseau, di proprietà di Justin
Thannhauser nel 1910 e poi da lui venduto. (Le foto sono di Giovanna Dal Magro).
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