Vedendo lo spettacolo C’era una svolta, di Alberto Patrucco (nella foto) e Antonio Voceri, al Teatro
Verdi di Milano fino a domani, ci si chiede come sia possibile fare dell’ottima
satira legata strettamente all’attualità senza essere ripetitivi e banali. In un’epoca
in cui con internet le notizie arrivano in tempo reale e diventano subito
vecchie e superate. L’istantaneo invecchiamento dell’informazione, tra l’altro, è un tema che tocca con divertente esagerazione lo stesso Patrucco, in
scena per quasi due ore senza
interruzione. Con una sequenza di frasi, battute, aforismi, giochi di parole d’irresistibile
comicità, di cui la maggior parte fanno riferimento al più assoluto
contemporaneo. Basti dire che la prima cosa che l’attore-autore dice
presentandosi è “Lo spettacolo è senza olio di palma”. E tutto questo
anche se la storia è quella di un oscuro cabarettista della Brianza che negli
anni Settanta arriva a Milano. E quindi c’è il racconto, ovviamente infarcito
di nonsense e ironia, di quasi mezzo
secolo: dagli anni di piombo alla Milano da bere, a Tangentopoli, con continui
confronti con il presente. Lo accompagnano, in questo strampalato viaggio nel
tempo, Daniele Calderini, che ha curato anche gli arrangiamenti, alla chitarra e
al pianoforte e Francesco Gaffuri al
contrabbasso e basso elettrico. Ogni
tanto Patrucco sospende la narrazione per cantare canzoni di Georges Brassens
di cui oltre a un grande ammiratore è uno straordinario traduttore. Moltissimi
i momenti d’irrefrenabile ilarità. Dalla descrizione del brianzolo che si è
fatto da solo (ma nel senso che non è stato generato da una mamma) per cui il
lavoro è la ragione di esistere. Alla rilettura di titoli di giornali su fatti
di cronaca, per tirarne fuori la non voluta comicità. Fino alla straordinaria traduzione
delle più usate frasi latine.
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