E’ stato uno dei film più applauditi a Venezia, ma
probabilmente non vincerà il Leone d’oro. Eppure Frantz del francese François Ozon è un grande film d’amore, romantico e
appassionato, ma nello stesso tempo pieno di colpi di scena e di suspense come
il migliore dei thriller. C’è chi ha scritto che “affonda il pedale nel
melodramma ma non arriva mai al cuore
della storia”. E invece tiene continuamente in tensione, ma lascia anche
assaporare i momenti belli. Quel passare
dal bianco e nero dei primi tempi al colore quando le cose sembrano avere una
ripresa positiva, non è un effetto per stupire, si avverte appena, sembra naturale
per accompagnare la narrazione. Nonostante la vicenda abbia una collocazione
temporanea e logistica vista spesso nel cinema, un paese della Germania dopo la
prima guerra mondiale, e ruoti intorno a Frantz, un ragazzo di 24 anni ucciso nel
conflitto, non c’è niente di scontato. I personaggi sono ben tratteggiati e
tutti veri, reali, mai eccessivi. Dal
padre medico duro e inflessibile, ma capace di commuoversi, alla madre che
cerca di tenere insieme i pezzi di una situazione difficile alla fidanzata Anna,
la giovane e bravissima Paula Beer . Una
ragazza bella ma spenta, che vive nel ricordo, costretta
per generosità ad abitare con i
genitori del rimpianto fidanzato. Anna di colpo rivela una forza e una
determinazione straordinarie , che la rendono viva e
contemporanea e spingono a fare il tifo per lei. E poi c’è Adrien, il giovane
francese che compare all’improvviso come amico di Frantz. Lo interpreta Pierre
Niney, uno dei più giovani attori della Comédie Francaise che era stato Yves Saint Laurent nel biopic di Jalil Lespert. Nel film è un
uomo triste, di cui non si capiscono i pensieri, con dei flash back che rendono
strana e ambigua la sua amicizia con il morto. Ma il vero protagonista che
tiene in mano tutte le corde è l’amore che spinge ad attraversare le montagne,
a lasciare le sicurezze, ad affrontare l’ignoto.
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