martedì 20 settembre 2016

HO VISTO UN RE




Potrebbe sembrare irriverente il titolo di una canzone di Dario Fo, portata al successo  da Enzo Jannacci, per una mostra (da oggi al 23 ottobre). Tanto più che si tiene in quello che viene definito l’Appartamento del Principe di Palazzo Reale a Milano. E invece è perfetto per esprimere lo spirito dell’esposizione. “Per ironizzare sull’arroganza del potere e aprire all’immaginazione” spiegano i curatori Davide Quadrio e Massimo Torrigiani.  Da vedere i grandi saloni interpretati da nove artisti e da Alcantara che in questo modo vuole comunicare l’alta artigianalità dell’azienda. Il famoso materiale  diventa lo strumento attraverso il quale  esprimono la loro creatività stilisti,  designer, musicisti, fotografi, che hanno accettato la sfida di giocare. Perché  l’impressione che si ha nel percorso espositivo è quello di entrare in un patchwork di fiabe, che si intrecciano  tra loro, rimandano ad altre  favole e storie  surreali. Ci sono gli enormi scacchi  e il laghetto con simbolico ranocchio di Arthur Arbesser, l’invasione di frange di Gentucca Bini, che ricopre l’intera sala e  anche una ragazza danzante. C’è l’intricato labirinto in cui perdersi di Adrian Wong & Shane  Aspegren con l’ironica visione di una piuma  rossa che spunta dai muri, in alcantara  of course.  C’è un letto romantico per le notti a palazzo  di Paola Besana. Ci sono la manona e  i profili ripetuti, come in un gioco di specchi, di  Maurizio Anzeri e le quinte di un teatro dell’immaginario, in cui il protagonista è il viaggio, di Francesco Simeti. Le macrostampe fotografiche di Taisuke Koyama.  E poi c’è la poltrona rossa di Matthew Herbert, dove quando ci si siede si sentono le voci, i racconti , le storie di chi lavora   negli stabilimenti di Alcantara.  E dappertutto si può prendere parte al gioco. Perché tutto, come annunciano di volta in volta i cartelli, si può, anzi si deve toccare.    

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