Performance, installazioni, sculture, mostre
sbocciano per l’Art Week in tutti gli angoli di Milano. E non solo nelle
gallerie e nei luoghi deputati. La contaminazione è sempre più forte tra arte,
design, architettura, moda, e perfino tecnologia, botanica e scienze, come
racconta Broken Nature in Triennale (fino
al 5 settembre). Con progetti degli ultimi trent’anni dal mondo intero e installazioni
ad hoc di quattro artisti internazionali. Tutti per riparare i legami fra uomo e ambiente, distrutti nel corso del
tempo. La città con i suoi palazzi è coinvolta non solo come contenitore, ma
anche da protagonista. I caselli daziari di Porta Venezia sono ricoperti da
10mila sacchi di iuta fissati, senza chiodi, ma con 9mila fascette da otto
guide alpine lombarde. E’ A Friend il
site specific di Ibrahim Mahama(classe 1987), presentato dalla Fondazione Nicola
Trussardi a cura di Massimiliano Gioni (fino al 14 aprile). Una delle dimostrazioni civili dell’artista
ghanese per raccontare la globalizzazione che fa circolare liberamente le merci,
ma ferma e respinge le persone ai confini(nella foto in alto l’opera in costruzione).
Gli spazi della fatiscente Palazzina dei Bagni Misteriosi, a fianco del Teatro
Parenti, sono l’affascinante cornice di Immersione
Libera (fino al 18 maggio) con le opere degli artisti emergenti più
interessanti del panorama mondiale. Il dialogo tra luogo e opera è continuo.
Dalle librerie della romena Raluca Andreaa Hartea con i giochi di percezione
ottica al salone trasformato in tempio contemporaneo per L’animale cerimoniale, cioè l’uomo, del collettivo Agreements to
Zinedine (foto al centro). O la terrazza con vista piscina, ideale per i lavori che esplorano la
natura di Lisa Dalfino e Sacha Kanah. La manipolazione della comunicazione, la
violenza, la sopraffazione sono i temi affrontati dal messicano Carlos Amorales
in L’Ora dannata (fino all’8 luglio)alla
Fondazione Adolfo Pini. Qui migliaia di farfalle nere invadono i saloni e lo
scalone dell’ottocentesca palazzina (foto in basso). Alla Fondazione Carriero (fino al 21
luglio)personale di Lygia Pape, artista brasiliana scomparsa nel 2004, che ha
percorso una molteplicità di linguaggi, dalla scultura ai video, dal balletto
alla fotografia. In mostra composizioni tra costruttivismo e modernismo e
l’installazione Ttéia che racconta le
sue ricerche sui materiali e la tridimensionalità.
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