Non capita spesso di trovarsi in
un salone affrescato dal Tiepolo e
guardare un video girato nella Galleria Sabauda di Torino, davanti a un dipinto
del Veronese. Succede a Milano, a Palazzo Dugnani, nella sala dove si celebravano
i matrimoni. Ora questa e le stanze intorno sono uno spazio per mostre. Fino al
14 aprile ospitano Ipervisualità. Rendere
visibile l’invisibile, promossa dal Comune di Milano in collaborazione con
la Wemhöner
Collection a cui appartengono le videoinstallazioni. Sono sei e parlano di ciò che
va oltre il reale, che sta “tra
il visibile e l’invisibile nella percezione
temporale”. In Fragile, nel salone
del Tiepolo, il duo Masbedo racconta di un pavone che si aggira nel museo e di
un ragazzo (in alto). Nell’altro loro video 2’59’’ un
LP gira su un giradischi, si sentono le note di Imagine interrotte da strani rumori. Playtime di Isaac Julien narra storie di crisi finanziaria a
Londra, Dubai e Reykjavich. Swap di
Julian Rosefeldt, parla di uno scambio di valigie fra bande di gangster, con
flash di grottesco. Dello stesso artista Deep
Gold, bianco e nero ispirato a L’âge d’or
di Buñuel e al suo “immaginario libidinoso”. Sensualità
aggraziata che si rifà al cinema cinese anni ’30 nei nudi dei cinque video New Women di Yan Fudong (al centro). Il corpo, ma
quello enfatizzato del body building, è il riferimento delle opere del belga
Felix Fasolt (classe 1988), un progetto di Edoardo Cimadori, fino al 19 maggio alla
galleria MDM7, in Via Marco de Marchi. Le fibre muscolari fotografate, ingigantite,
inserite fra due vetri in cui è stata versata
la bevanda Powerade, diventano alberi e paesaggi(in basso). Come dice con ironia il
titolo-gioco di parole I, you, you, ar,
my! creato da Olivia, la figlia di nove anni di Fasolt, ognuno ha una sua
visione. D’effetto anche l’attrezzo da palestra che al posto della persona ha una
massa di olio di palma con pezzi di fragole, banane, e altri cibi proteici per
dare sfumature di colore e continuare il
discorso del paesaggio e del culto del corpo. Potrebbe essere inserito nell’Art
week, per il modo artistico di trattare temi sociali e umani, lo spettacolo Eli Ohna-Land of the people, ieri allo
spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro. E’ la storia di guerre, sfruttamento,
schiavitù, a causa del petrolio, di un paese del Delta del Niger raccontata da sei straordinari performers
Ikwerre, una delle venti etnie del Delta, con l’apparizione in finale del loro re
e della loro regina.
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