Il fatto che Piombo
affronti l’argomento Brigate Rosse, e soprattutto il caso Moro, in forma di
musical potrebbe sembrare non solo di cattivo gusto, ma di un qualunquismo spregevole.
Non soltanto perché in quel tragico
capitolo della storia italiana con il politico morirono cinque persone, lavoratori
e padri di famiglia. Invece, alla fine dello spettacolo si è così coinvolti da
sentire più che mai il senso del dramma, l’indignazione, l’orrore per un
avvenimento a cui è e sarà sempre impossibile dare una spiegazione. Non a caso
il sottotitolo è Una canzone vi
seppellirà. L’autore di libretto, musiche, testi, nonché regista, è Gipo
Gurrado che dice di essere stato stimolato da una serie di domande, che
si è posto ripensando a quei fatti e cercando di mettersi nei panni dei
protagonisti. Eccoli quindi in scena con problematiche, dubbi, false sicurezze,
speranze, certezze, rimorsi eccetera. Meno accentuate nel giornalista (Andrea
Lietti nella finzione) presente sia sul palcoscenico, sia su uno schermo che
riproduce un telegiornale di quel 1978. E’ l’unica figura per la cui
descrizione Gurrado si concede leggeri toni umoristici. Come le interruzioni
nella registrazione e il conseguente imbarazzo dello speaker, le interviste
prive di contenuto che si ripetono, piuttosto che la lettura del meteo per
salvare in corner la situazione. Non sono fatte per creare diversivo o togliere
drammaticità, anzi aiutano nel realismo. Smorzano qualsiasi idea di critica
aprioristica. I personaggi in scena sono quattro: il capo brigatista,
interpretato da Enrico Ballardini, inflessibile e convinto, senza nessuna
sfumatura per farlo sembrare ridicolo, patetico o crudele. L’onorevole Moro,
Davide Gorla, dignitoso e preoccupato per la famiglia. E ai due lati della
scena Giulia D’Imperio, una Eleonora Moro coraggiosa e forte nell’attesa ed Elena
Scalet, convincente brigatista che non
riesce a nascondere i sentimenti e vorrebbe lasciare libero il prigioniero, ma
sente di non poterlo fare per la Causa.
Ed è proprio il profilo dei brigatisti incatenati nei loro ruoli, perché
costretti a seguire un’ideologia, i cui lontani presupposti potevano essere
buoni, ma ormai degenerata e incontrollabile, che rende Piombo così emotivamente coinvolgente. Lo spettacolo è al Teatro
Menotti di Milano fino al 13 maggio.
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