Potrebbe essere la sublimazione del concetto di
fotografia la mostra Paolo Roversi Storie,
al Palazzo Reale di Milano. E non per la qualità elevata delle immagini. Quanto
per il criterio con cui sono state suddivise nelle nove sale dell’Appartamento
del Principe. Per ogni sala, appunto, una storia. Il percorso si apre con una
serie, soprattutto in bianco e nero, con macchine fotografiche, un autoritratto,
pezzi di attrezzature, il disordine di uno studio(foto a destra). Prosegue con una sala dedicata
al nudo e l’intensità delle immagini è straordinaria. C’è una sensualità forte e malinconica, ma vissuta, vera, che
non vuole avere niente a che fare con immagini solleticanti da rivista
cosiddetta maschile. Shadows è il
nome della sala in cui le foto sono giocate con effetti di luci e ombre.
Ritraggono persone, raramente luoghi, visi, profili. Una sala intera è dedicata
a una modella dai capelli ricci che è anche la foto della locandina(foto in alto). La luce
varia, potrebbe spiegare a un profano l’utilizzo di filtri e aperture di
obiettivo diverse. “La mia fotografia è più sottrazione che addizione….Sembra
un’assenza, ma in realtà sono convinto che la bellezza interiore scaturisca
proprio da questo vuoto” ha scritto Roversi e nei ritratti di questa donna si
ha più che mai la conferma delle sue parole. Segue la sala della fantasia e
della favola, dove le figure non sono definite, i contorni sono sfumati,
l’irreale supera il reale. Nell’ultima sala, infine, c’è la fotografia-pittura.
Con i colori forti, le luci che richiamano le tele del Caravaggio, i
chiaroscuri di Rembrandt. Spunti quasi barocchi, ma con un’esaltazione del senso
del movimento contemporaneo(foto in basso). La mostra, da vedere fino al 17 dicembre, inaugura la seconda edizione del Photo Vogue
Festival, rassegna dedicata alla fotografia di moda, dal 16 al 19 novembre, con eventi,
esposizioni, filmati, incontri per tutta Milano.
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