lunedì 21 settembre 2015

CARO DIARIO


Non ha la notorietà del film di Nanni Moretti, anche se  è  nato 10 anni prima, ma ha valso a Pieve S.Stefano, comune di 3500 abitanti nella Valtiberina,il titolo di paese dei diari.  Si tratta di un piccolo  museo dove sono conservati quasi 7 mila scritti autobiografici, collegato a un premio-evento, quest’anno dal 18 al 20 settembre. 
Tutto nasce da un’idea di Saverio Tutino, giornalista e scrittore, scomparso nel 2011, che decide di raccogliere diari e racconti in prima persona  degli italiani. Non  ci sono indicazioni di argomento, ma si preferiscono gli scritti autentici e non quelli creati ad hoc. Con le correzioni, gli errori ortografici, le espressioni dialettali. Ed è così che in versione originale  sono archiviati nel Palazzo Pretorio, subito dopo la grande sala  con l’imponente terracotta di Girolamo della Robbia (una Natività  del più famoso Andrea è nella vicina basilica). Pochi sono quelli  esposti. Alcuni sono  in cassetti che, aperti, si animano e prendono voce. Altri sono il soggetto di un video o si trasformano in  installazioni interattive  dove le parole escono da una vecchia lettera 22 e si posano su fogli con l’accompagnamento di una voce narrante. Un diario è scritto su un lenzuolo. L’autrice è Clelia Marchi, una contadina che dopo la morte del marito  pensò di confidare i suoi pensieri a quel pezzo di tessuto. Ogni anno arrivano a Pieve S.Stefano migliaia di diari, che vengono letti, riletti, selezionati fino  a diventare cento, da cui sono scelti gli otto finalisti. Molti degli scritti quest’anno  riguardavano i 70 anni della Liberazione e i 100 dell’inizio della  prima guerra mondiale,  come quello del vincitore  Nicolò Giraldi, giornalista classe 1984: il racconto del  viaggio a piedi da Londra a Trieste, lungo le strade del conflitto, con i ricordi del bisnonno suo omonimo. 

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