Tutto nasce da un’idea di Saverio Tutino, giornalista e scrittore,
scomparso nel 2011, che decide di raccogliere diari e racconti in prima
persona degli italiani. Non ci sono indicazioni di argomento, ma si
preferiscono gli scritti autentici e non quelli creati ad hoc. Con le
correzioni, gli errori ortografici, le espressioni dialettali. Ed è così che in
versione originale sono archiviati nel
Palazzo Pretorio, subito dopo la grande sala con l’imponente terracotta di Girolamo della
Robbia (una Natività del più famoso Andrea è nella vicina basilica). Pochi sono
quelli esposti. Alcuni sono in cassetti che, aperti, si animano e prendono
voce. Altri sono il soggetto di un video o si trasformano in installazioni interattive dove le parole escono da una vecchia lettera
22 e si posano su fogli con l’accompagnamento di una voce narrante. Un diario è
scritto su un lenzuolo. L’autrice è Clelia Marchi, una contadina che dopo la
morte del marito pensò di confidare i
suoi pensieri a quel pezzo di tessuto. Ogni anno arrivano a Pieve S.Stefano migliaia di
diari, che vengono letti, riletti, selezionati fino a diventare cento, da cui sono scelti gli
otto finalisti. Molti degli scritti quest’anno
riguardavano i 70 anni della Liberazione e i 100 dell’inizio della prima guerra mondiale, come quello del vincitore Nicolò Giraldi, giornalista classe 1984: il racconto del viaggio a piedi da Londra a Trieste, lungo le strade del
conflitto, con i ricordi del bisnonno suo omonimo.
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