I virtuosismi sanno spesso di esasperazione, di forzatura.
Qualche volta si avverte perfino una strana analogia con i Guinness dei primati
più goffi e inutili. Tipo entrare in cinquanta in una cabina telefonica, baciarsi per diciotto ore senza interruzioni, mangiare settanta uova sode ecc. ecc. Forse piacciono quando non si sente dietro la fatica, la
determinazione, lo studio “matto e disperatissimo”. Quando insomma sembrano
spontanei, fluidi, non imposti.
Stefano Accorsi e Marco Baliani |
Come nel caso di “Giocando con
Orlando”, un originale quanto intrigante adattamento teatrale dell’Orlando
Furioso di Marco Baliani, che ne è anche regista e attore insieme a Stefano
Accorsi. I due sulla scena trasformano i 38.746 versi del poema dell’Ariosto in uno spettacolo vivo e movimentato. Mantengono in qualche modo la trama,
insistendo sulle storie d’amore di Orlando, che per Angelica perde il senno, e della guerriera Bradamante innamorata dell’infedele, nel
senso non cristiano, Ruggero. E quello che è straordinario, e appunto sfiora il
virtuosismo, parlano in rima. Ed è sulla
rima, talvolta imprevedibile, qualche volta azzardata, spesso ridicola, che si
avverte un forte sense of humour. Che alleggerisce sicuramente, senza
dissacrare o, peggio, cadere mai nella parodia un po’ becera, genere "Indovina
chi viene a merenda". Baliani e Accorsi dialogano fra di loro ogni tanto, ma più spesso si
punzecchiano, mimano cavalcate, abbracci. Diventano mostri, ippogrifi, donne angelicate. E lo sfondo dei magnifici
cavalli colorati di Mimmo Paladino, ben illuminati dalle luci di Luca
Barbati, completa egregiamente il tutto.
Lo spettacolo è prodotto da Nuovo
Teatro in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola di Firenze, dove ha debuttato il 19 novembre. Dopo venti
tappe, dal 4 febbraio è a Milano al Teatro dell’Elfo fino al 9, prosegue poi a Genova, Vignola, Bologna e Napoli, dove concluderà la sua
tournée il 2 marzo.
quindi... da non perdere! grazie
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