Cabinet d'écriture Louis Vuitton |
Nell’era di internet, delle dichiarazioni d’amore per mail
e delle condoglianze per sms, l’idea di un cabinet d’écriture può apparire ai
più nostalgica o un filo snob. Ma non è l’impressione che si ha vedendo il
Cabinet d’écriture aperto da Louis Vuitton lo scorso dicembre a Parigi. E’ un
pop store o temporary shop, della durata di un anno, collocato al 6 di Place
Saint-Germain des Prés, vicino alla chiesa. Nelle vetrine a effetto, come nella
tradizione del mitico malletier, risme di fogli, scrigni portalettere sospesi
nell’aria ecc. All’interno, ispirato ai cabinet del Settecento e alle librerie dell’Ottocento, tutto quello
che serve per la scrittura, nel senso più ampio del termine. Dalle penne ai nécessaire
in pelle o in tela monogramma, dai presse papier di cristallo alla carta da
lettera da personalizzare con il nome, a inchiostri in dodici tonalità di
colori, realizzati appositamente per Vuitton. Fino agli scrittoi da viaggio,
rivisitazione in chiave contemporanea del sécretaire, con spazio per macchina da scrivere e metronomo, creato nel
1936 per il direttore d'orchestra e compositore Leopold Stokowski.
Insieme al letto pieghevole per l’esploratore del Congo Savorgnan de Brazza, il
pezzo forte della collezione storica Vuitton. L’idea di un cabinet d’écriture,
quindi, non è assolutamente peregrina. Gaston Vuitton (1883-1970), nipote del fondatore, fu un grande
amante dei libri e dello scrivere, tanto che nel primo negozio sugli Champs
Elysées aveva previsto per i
clienti un salone per la lettura e la corrispondenza. Ancora ora nelle boutique
del marchio si possono consultare libri d’arte, moda e design. Mentre nel
Cabinet di Saint-Germain des Prés,
tipografi, artigiani, calligrafi, rilegatori sono sempre presenti per dimostrazioni e
conversazioni con il pubblico. E sono in programma incontri con artisti e
scrittori.
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