Innovazione, sperimentazione e
made in Italy, una triade diventata slogan che
si sente ormai da molte parti. Ma non è vuota di significato, racconta una progettualità che
si sta rivelando risolutiva nella moda. Per il nuovo Homi Fashion & Jewels,
presentato oggi, è la sintesi del suo profilo. La prima edizione sarà a Milano
dal 13 al 16 settembre in concomitanza
con Mipel e Micam, saloni della pelle e delle calzature, e a ridosso delle sfilate.
Per ribadire il legame forte con la moda. Il numero degli espositori, non è
ovviamente ancora definito, potrebbe essere intorno ai 600, ma, come ha detto
Simona Greco, direttore Manifestazioni Fiera di Milano, il numero non è una
priorità. Quello che si vuole è una rappresentanza di tanti prodotti diversi con
la comune caratteristica dell’eccellenza. Che non è quantificabile con il prezzo, ma è frutto del
saper fare, di creatività, di capacità di sperimentare tanto da riuscire ad anticipare
le tendenze. E questo è il servizio che
il Salone vuol dare al rivenditore. Alle spalle dell’organizzazione c’è un
intenso lavoro di ricerca per individuare aziende e artigiani con qualcosa
di innovativo, particolare, attraente. In Italia, specie in quei distretti dei bijoux come
ce ne sono in Toscana e in Puglia, ma anche nel mondo. A brand importanti e consolidati si affiancano quindi
piccole start up e giovani creativi. Sono previste aree speciali con ingressi a
invito come Tuttepazzeperibijoux, un
nome una garanzia, ideata da Maria Elena Capelli, scopritrice di talenti in
questo campo. Qui le proposte si indirizzano a chi vuole pezzi, anche con varie tipologie di prezzi, ma con il
denominatore comune di essere al di fuori dell’omologazione e con il punto di forza del fatto a mano. Interessanti gli
interventi di due autorità in materia, che hanno parlato in modo diverso
dell’importanza della memoria nella progettualità del gioiello. Rossella
Jardini, direttore creativo, per vari anni da Moschino, ha raccontato la sua
passione per i gioielli e la sua vastissima collezione di bijoux degli
anni ‘80 e ‘90. Gentucca Bini, fashion designer e figlia d’arte, ha spiegato la
forte relazione del gioiello con la progettualità. Si parte dalla memoria di un
oggetto già visto e ci si applica il linguaggio contemporaneo.
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