venerdì 3 maggio 2019

PIU' CHE IL CIELO IN UNA STANZA


Che il monologo di Molly dall’Ulisse di Joyce, anche solo da leggere, sia una prova di talento per un’attrice, sono tutti d’accordo. La mancanza di punteggiatura per pagine e pagine, obbliga il lettore, se non altro per respirare, a inserire delle pause, e quindi a dare un’interpretazione. Che potrebbe non essere quella che voleva l’autore. Il problema s’ingigantisce se il monologo è recitato. E non per il fattore memoria che non è di certo prioritario per il bravo attore. Sono i gesti che accompagnano il parlare, su cui Joyce non dà indicazioni, ma che devono essere comunque credibili, compatibili con l’argomento, importanti ma non prevaricanti. Per questo La stanza di Molly, in scena ieri al Teatro Faraggiana di Novara è stata una vera rivelazione.L’idea di farne un pezzo teatrale è nata da Paolo Colombo, pittore novarese, che ha raccontato l’Ulisse in 110 quadri e che sta lavorando a fare lo stesso dell’ ancora più complesso Finnegans Wake dello scrittore irlandese. Alcuni dei suoi quadri proiettati hanno fatto da sfondo alla stanza, peraltro arredata solo con il fondamentale letto e un piccolo comodino. A interpretare Molly, Chiara Petruzzelli quanto mai convincente nel ruolo (in alto davanti alla proiezione di un quadro di Colombo). Mai sopra le righe, misurata senza mai essere monocorde, perfetta nella sua sottoveste di seta e le sue calze nere. Sempre credibile nel suo raccontarsi, nell’evocare episodi, nel parlare del suo rapporto con Leopold Bloom, nelle sue considerazioni su donne e uomini.  Pronta a entrare nei dettagli più intimi, senza mai essere volgare. Perfino quando si siede sul pitale appoggiato sul letto. Una credibilità vera, autentica, non estetizzante o studiata, anche perché quello che dice sono i suoi pensieri ad alta voce. Ogni tanto il suo parlare è accompagnato dal suono live del contrabbasso. Una volta s’interrompe e si sente la sua voce registrata. Ogni tanto sale su un palchetto accanto al musicista e canta. Espedienti di regia, curata da Alessia Vicardi, che non interrompono o sviano dal soggetto, anzi aiutano a rendere più fluido e a dare quasi una suspense al monologo.  Ci si augura che lo spettacolo, rappresentato per un solo giorno, possa partire per una tournée in vari teatri italiani.

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