venerdì 8 giugno 2018

CHERCHEZ MOLIERE



Non si può definire teatro nel teatro, ma certo per Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles, al teatro Menotti di Milano fino al 17 giugno, si può parlare di sperimentazione. A sperimentarsi nella regia e sul palcoscenico un attivissimo Paolo Rossi. In linea con il concetto di base, sulla scena solo un divanetto barocco 
sul quale Rossi sta dormendo, quando si apre lo spettacolo. La sua voce fuori campo dà informazioni al pubblico, of course sul filo della comicità che è nelle sue corde. Compare Lucia Vasini (foto in alto) con una parrucca da star hollywoodiana anni '50 e nel dialogo-monologo con l'addormentato Rossi, capocomico della compagnia, si snocciolano le citazioni shakespeariane. Non le uniche naturalmente.  Quando il capocomico si sveglia compaiono i quattro attori e i quattro musici che avevano accolto il pubblico  suonando nel ridotto. Il fine della giornata è andare a Versailles e sottrarre libri dall’archivio. Non si sa se i nostri riusciranno nell'impresa. La realtà si mischia al sogno e alla finzione scenica. Un'aspirante attrice fa un provino e, bianco vestita, dice di essere la morte. Un musicante realizza il suo sogno di cantare, ma soprattutto di ballare il pezzoforte del Don Giovanni. Si ironizza, e non è certo la prima volta, su Aspettando Godot. Si ricorda Molière e la sua morte in scena. Il pubblico diventa allucinazioni. Non si sa fino a che punto gli attori improvvisino, recitino a canovaccio, o seguano  dei copioni precisi. Il dubbio sussiste e l'idea dell'improvvisazione dà i suoi risultati . E per chi apprezza il teatro giocato con un nuovo spirito è davvero una bella esperienza. E il surreale sottotitolo da Molière a George Best in qualche modo lo annuncia.

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