lunedì 11 giugno 2018

ARTE CONTINUA DA CARL A BALTHASAR



Solo una C e una T diversifica i cognomi. Sono tutti e due svizzeri e anche se loro opere sono quanto di più diverso si possa concepire, raccontano entrambe un secolo di cambiamenti nell’arte. Non è quindi per un gioco di parole che si è voluto inaugurare le loro retrospettive nello stesso giorno, il 10 giugno. Echi dall’antichità.Carl Burckhardt(1878-1923).Uno scultore tra Basilea, Roma e Ligornetto è al Museo Vincenzo Vela fino al 28 ottobre a Ligornetto, vicino a Lugano, dove lo scultore è morto.  Balthasar Burkhard. Dal documento alla fotografia monumentale è al MASI Museo d’arte della svizzera italiana nel LAC di 
Lugano, fino al 30 settembre. Due sedi diverse, ma da vedere entrambe a prescindere dalle mostre. La prima è una villa ottocentesca, abitata dal pittore Spartaco Vela, figlio dello scultore Vincenzo e donata nel 1892 alla Confederazione 

Svizzera. Ristrutturata da Mario Botta, è circondata da uno straordinario giardino(foto in alto). All’interno c’è la gipsoteca di Vincenzo Vela, i quadri di Spartaco e le sculture animaliste del fratello Lorenzo.  Varie sale sono dedicate alle mostre temporanee, come appunto quella di Carl Burckhardt. Dove si racconta lo scultore dalla formazione a Basilea e a Monaco al soggiorno romano, fino al ritorno in Svizzera. Attraverso opere che vanno dai monumenti di personaggi, da piazza, ad altre che sentono l’influsso di maestri come Klinger e Rodin e nelle quali si avverte la difficoltà dell’artista di liberarsi dalla tradizione.Fino a interpretazioni all’avanguardia, come la Venere di Milo in marmi di tre colori(foto a sinistra). Ci sono anche quadri, soprattutto paesaggi dove il colore si stempera, in una pittura quasi protocubista.
Segue un percorso strettamente cronologico la prima retrospettiva di Balthasar Burkhard al piano inferiore del LAC, imponente architettura in vetro, progettata da Ivano Gianola sul lungolago. Nato a Berna nel 1944, dove muore nel 2010, Burkhard dopo gli inizi dal grande fotografo Kurt Blum, diventa il reporter della scena artistica internazionale a fianco del curatore Harald Szeemann. Sono gli anni delle prime installazioni e delle performance. Quindi va a Los Angeles dove tenta senza successo la carriera di attore, poi a New York. Qui entra in contatto con Warhol  e gli artisti della Factory e molte sono le foto che  testimoniano questo periodo. Fra i temi che più sembrano appassionarlo  c’è il corpo umano, senza gli eccessi estetizzanti alla Mapplethorpe, ma con un’attenzione quasi anatomica. Come le macrofoto delle gambe maschili fotografate  come  lesene (foto in basso) o i busti femminili o maschili di schiena o ancora il corpo nudo disteso di una donna sezionato in varie foto, che introducono l’idea del movimento (foto al centro). E poi gli animali, il cammello, il leone, l’asino. O ancora foto dall’alto di Chicago, autostrade di Los Angeles o paesaggi che evocano quelli della pittura. Le ultime due opere sono nature morte di fiori su fondo nero.    

Nessun commento:

Posta un commento