Difficile definire il teatro di Natalino Balasso(foto a sinistra),
meglio conosciuto per il suo personaggio Toni Sartana. C’è la satira socio-politica,
c’è il gioco degli equivoci da vaudeville,
c’è l’intrigo e la suspense da
giallo, c’è il movimento del musical, anche senza le canzoni, la verve del varietà, ci sono perfino i
toni e l’enfasi della tragedia greca, nonché le streghe Macbeth-shakespeariane
del titolo. Ma definirlo un mix è riduttivo, perché sembra qualcosa d’irrisolto,
di non formato. Nella prima parte di Toni Sartana e le streghe di Bagdad,
secondo capitolo della trilogia La Cativìssima,
ci sono dei momenti in cui la storia sfugge. Nel senso che c’è un’eccessiva attenzione
a caratterizzare i personaggi con un susseguirsi di definizioni, modi di dire,
frasi che fanno ridere certo, ma sono un po’ fini a se stesse. Nella seconda
parte, invece, si entra nel vivo, il ritmo è incalzante, la battuta non è più
una finalità, ma diventa parte inscindibile del dialogo. La trama è chiara, i
personaggi perfettamente delineati, ma mai scontati nelle loro affermazioni. Da
Lea,la pestifera e complottista moglie di Toni,
all’efficiente e manipolatrice
segretaria Sharon con il suo parlare rapidissimo. Dallo stupido amico Bordin all’imprenditore dei jeans coi strappi alla
vistosa prostituta Salma, la persona più
professionale e umana, in mezzo a
donne perfide e arriviste e uomini senza
spina dorsale. Si arriva alla fine senza accorgersene, si avrebbe voglia che la
storia continuasse. E quel dopo-finale in cui Natalino Balasso presenta i due attori e le tre attrici che si
esibiscono in più di un ruolo, lo si apprezza davvero, perché si può godere ancora un po’di
quella comicità insuperabile.
Prodotta dal Teatro Stabile del Veneto-Teatro
Nazionale, la commedia è in scena fino
all’11 febbraio al Teatro Menotti di Milano.
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