Invernici, va assolutamente vista. Esposti abiti e accessori realizzati da scuole
di moda, ma anche da maison importanti,
ispirati ai disegni della sarta stilista nata nel 1867, che nei primi del Novecento ha vestito le signore più eleganti
oltre che le più famose attrici dell’epoca. Ma quello che più interessa sono le
fotografie che raccontano come questa donna sia stata una vera creativa e soprattutto
come per prima abbia capito che la moda non significa solo vestiti per
coprirsi, ma è una forma d’arte. Lo dimostrano in una vetrinetta pizzi, ricami
piuttosto che pezzi di tessuto (foto in basso)con a fianco il disegno di un abito, da cui si intuisce che Genoni partiva proprio da
quel particolare. L’ispirazione alla pittura non si limita a prendere spunto
dalla sensuale femminilità della Primavera del Botticelli, ma guarda ai mosaici
di Ravenna, ai colori e alle figure inquadrate in geometrie di Giotto nella
Cappella degli Scrovegni, addirittura al San Giorgio del Mantegna per il
completo da caccia. Ovviamente rielabora, trasforma, nell’abito botticelliano sostituisce
rose e garofani con i fiori timidi e meno appariscenti delle montagne valtellinesi,
dove era nata, le margheritine di campo piuttosto che le stelle alpine. Come particolare e personale è stata la scelta
di presentare i suoi abiti all’Esposizione universale di Milano del 1906 non
nel settore moda, ma in un piccolo padiglione fra le arti decorative. Anche come donna ha precorso i tempi. Femminista,
attenta ai problemi sociali e alla difesa del lavoro, con il coraggio di portare
avanti le sue idee, tanto da essere cacciata dall’Umanitaria, dove insegnava,
per non aver accettato di prendere la tessera del partito fascista. Ci si
domanda come mai non se ne sia parlato abbastanza da farla conoscere. La mostra
è all’Archivio di Stato di Milano fino al 24 marzo.
martedì 6 febbraio 2018
COSA C'E' IN UNA ROSA?
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