martedì 27 febbraio 2018

ESSERE FIERE


Qualcuno una decina di anni fa  sosteneva che nell’era del web le fiere non avevano senso. Certo, molte sono scomparse ma altre  modificate, riadattate, ripensate, rivoluzionate hanno riscontri  e successo. La strategia  è avere un obiettivo preciso. White  è riuscito a trovarlo, come dicono i numeri. Ed è il lavoro di scouting e selezione senza condizionamenti, per far conoscere  ai buyer piccole realtà  che solo con il 
                      contatto diretto e non certo sul sito si ha modo di testare e tastare.  Tra i 546 marchi , 163 sono stranieri e sono il 12,4% in più di febbraio 2017. Come i brand, al loro primo White, della Red Area dalla Francia e da Berlino, o Ines Torcato dal Portogallo, Sofie D’Hoore dal Belgio, i designer Fariza Sultan, Utari, Zibroo Design dal Kazakhstan, One on one dalla Grecia con una maglieria per lui e per lei dai dettagli intriganti (foto al centro). Vengono invece da otto regioni italiane i partecipanti del progetto It’s time to south, fucina di idee, dalla couture alle felpe, dai gioielli agli occhiali. La sostenibilità è un punto forte per molti. E’ il caso della collezione di Carlotta Canepa giocata sulle geometrie alla Sonia Delaunay e  motivi floreali alla Frida Kahlo. Tutto nei tessuti della storica azienda comasca, di cui Carlotta rappresenta la quarta generazione, prima azienda internazionale ad aver aderito alla campagna Detox di Greenpeace. Nell’ampliamento di White, all’opificio  di Via Tortona 31, la visita è allietata dal suono di un pianoforte dal vivo. Aziende artigianali e marchi di nicchia con un ottimo rapporto qualità-prezzo come Reblanc, linea di Refrigue, con piumini solo per donna, anche in velluto, con tagli donanti, lontani anni luce dagli ingoffanti indumenti da omino Michelin. Nell’Opificio c’è anche  quel che resta del vecchio Contemporary. Qui spicca la maglieria Imago di Federica Frumento, vera arte da indossare, che riporta su poncho e pull in cashmere gli oli su tela di Carla Benvenuto (foto in alto). Concentrato soprattutto sugli accessori Super, il salone del Pitti a The Mall (foto in basso) . Penalizzato forse  dalla posizione,  troppo fuori della mischia, ha avuto un calo di italiani, ma sono aumentati gli  stranieri,  specie dalla Russia e dagli Usa. Tra i brand affermati Scaglione, leader della maglieria, con una sofisticata  capsule di abiti  disegnati da una stilista giapponese.  Ottima la selezione fatta da Camera della Moda per scegliere i 14 brand italiani e stranieri per il Fashion Hub Market nello spazio Cavallerizze. 

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