Fa piacere ridere, quando dietro c’è il ritratto di
una situazione attuale, una critica acuta, la messa in risalto di storie importanti.
Insomma non è la risata fine a se stessa, facile da provocare, che non lascia
niente dietro. Per questo si apprezza la
satira ben condotta o una commedia come L’ho
fatto per il mio paese, di Francesco Freyrie e Andrea Zalone, fino al 15 maggio al Teatro Menotti di Milano. In
scena Lucia Vasini, nella parte di una Ministra del lavoro rapita, e Antonio Cornacchione
in quella del suo rapitore, un ex infermiere rovinato dalla riforma della
signora. Che, appunto, con il suo donchisciottesco gesto e un piano molto approssimativo, vuole
vendicare gli italiani rovinati come lui
e far cancellare la nuova legge. Tutto
si svolge in uno scantinato squallido quanto basta, ma con dettagli che raccontano e completano il personaggio di
lui. Il tempo, circa quarantotto ore, è scandito dagli stacchi con cambiamenti di luce ogni tanto, oltre l’intervallo, ben studiati
dal regista Daniele Sala. Cornacchione è irresistibile con quel suo linguaggio
da post sessantottino, zeppo di luoghi comuni. Vasini è divertente e quanto mai
convincente nelle vesti della ricca snob sicura di conoscere il mondo e poter
dettare legge. Con quel tono di voce impostato e quei modi di dire per cui ti aspetti da un momento all’altro
parole come choosy. Inutile dire che
il rapimento abortisce, e in modo grottesco. Ma non è il finale.
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